Il Congresso eucaristico nazionale di Ancona
Per un lavoro a misura d'uomo
ANCONA, 7. Il mondo del lavoro, con le varie implicazioni legate, ovviamente, anche alla crisi economica, fa irruzione al Congresso eucaristico nazionale in corso ad Ancona e nelle altre cittadine della metropolia. La giornata odierna è stata infatti dedicata alla riflessione sulle tematiche del lavoro. Ma già ieri sera, martedì 6, nel corso della Via crucis, guidata dal legato pontifico, cardinale Giovanni Battista Re, si è pregato per chi vive in prima persona il dramma della disoccupazione. "Quante persone, Signore, cadono nello sconforto perché hanno perso il lavoro o perché non lo trovano, perché non si sentono più amate e si scoprono sole, prive di una spinta ad andare avanti, immerse nel buio di un tunnel in cui non appare alcuno spiraglio di luce".
Ad affrontare in maniera diretta, alla luce dell'Eucaristia, la riflessione sul lavoro è stato poi, questa mattina il cardinale arcivescovo emerito di Torino, Severino Poletto. Per il porporato, il peccato, "sia individuale che sociale", ha "inquinato il lavoro facendolo diventare per alcuni strumento di profitto egoistico e mezzo di sfruttamento e per altri invece triste esperienza di schiavitù". Tanto più oggi che, di fronte ai cambiamenti della società postindustriale e globalizzata, il lavoro "richiede competenze sempre più raffinate e ha regole di organizzazione che molto spesso rendono più difficile l'inserimento dei giovani nei circuiti occupazionali in modo meno precario, che è condizione essenziale per poter progettare la loro vita futura con una sufficiente serenità e sicurezza economica". Quindi, "quanti hanno responsabilità sociali devono tener conto di questi nuovi orizzonti che l'attività lavorativa nazionale e mondiale ci mette davanti e fare in modo che tutti possano accedere, dopo adeguata preparazione, a un posto di lavoro possibilmente stabile, pur con la flessibilità che oggi le regole del mercato stanno imponendo".
Della mancanza di lavoro come di un fenomeno che si stende come un'"ala nera sulla vita di popoli interi" ha parlato il vescovo di San Marino-Montefeltro, Luigi Negri. Soprattutto a partire dall'età moderna il lavoro ha finito per non obbedire più a nessuna legge, "meno che mai morale e ha provocato un disastro umano". Così, oggi "il lavoro è qualcosa che non si riesce a governare, o si pretende di governare con leggi di tipo economico o politico". Con il risultato che il "lavoro manca" proprio quando "avremmo dovuto assistere al trionfo tecnologico". È evidente, dunque, la necessità di riaffermare, sulla scorta della dottrina sociale della Chiesa, che "il lavoro è dell'uomo e per l'uomo".
Si inserisce qui la riflessione sulla "festa", aspetto strettamente connesso con il lavoro. Perché, ha sottolineato il vescovo di Fidenza, Carlo Mazza, "se ci si accontentasse di soddisfare le esigenze primarie dell'uomo con le attività lavorative, si negherebbe la parte più nobile dell'uomo, la sua dignità, la sua insopprimibile spiritualità". Al contrario, ha rimarcato al riguardo il cardinale Poletto, la festa, oggi spesso "ridotta a un rincorrere il vuoto" e a "cercare compensazioni in comportamenti trasgressivi", può e deve diventare "occasione di crescita spirituale per quanti cercano in Dio la fonte della grazia necessaria per affrontare i problemi quotidiani".
La riflessione sul lavoro ha fatto seguito a quella sulla "fragilità". In questo ambito si è svolta la messa che il cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, ha presieduto ieri a Loreto con migliaia di ammalati. "C'è una storia parallela a quella che ci propongono gli schermi televisivi: quella dei credenti in Dio, che occupano i primi posti nella graduatoria, quella definitiva, che Gesù proclamerà alla fine dei tempi. Voi sarete ai primi posti in quel giorno benedetto". Infine, il cardinale Dionigi Tettamanzi, amministratore apostolico dell'arcidiocesi di Milano, mettendo in guardia dagli "imperativi della biotecnologia", ha rilevato come "l'Eucaristia è la via che Dio ci offre per vincere l'isolamento e l'emarginazione cui l'individualismo esasperato di alcune forme della cultura attuale sembra avere consegnato non solo coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, ma anche quanti si prodigano per una nuova concezione della cura e dell'assistenza ai malati, ai disabili, agli anziani e ai morenti, una concezione che metta al centro la persona".
(©L'Osservatore Romano 8 settembre 2011)
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