Il Papa: la politica al servizio della giustizia
Mea culpa sullo scandalo pedofilia: capisco chi di fronte a certi crimini non si riconosce più nella Chiesa
Fausto Gasparroni
BERLINO
Compito del politico è «servire il diritto e combattere il dominio dell'ingiustizia», perché senza il diritto, sentenziava Sant'Agostino, lo Stato è come «una grossa banda di briganti». Sulle questioni fondamentali, poi, non è sufficiente il «criterio della maggioranza», cosa ancor più evidente nelle epoche e nei regimi in cui «il diritto vigente, in realtà, era ingiustizia». È stata fitta di richiami ai temi della giustizia e dell'etica, riferiti in particolare alla politica, la prima giornata del viaggio di Benedetto XVI in Germania, iniziata peraltro, non certo casualmente visti i tempi, con un auspicio dedicato all'Italia per «un sempre più intenso rinnovamento etico» del Paese, nel messaggio di saluto al presidente Napolitano.
La giornata iniziale di questo terzo viaggio del Papa nella sua terra natale – il 21. fuori dall'Italia – che ha visto a Berlino anche gli incontri con il presidente federale Christian Wulff, con la cancelliera Angela Merkel e coi rappresentanti della comunità ebraica, si è incentrata sullo storico discorso di Ratzinger al Bundestag, il suo primo in un'assemblea parlamentare. In un'atmosfera estremamente calorosa – malgrado l'uscita dall'aula per protesta di alcune decine di parlamentari della Linke, dei Verdi e della Spd – il Papa ha indicato quasi un vademecum sui compiti del politico. «Il suo criterio ultimo e la motivazione per il suo lavoro come politico non deve essere il successo e tanto meno il profitto materiale», mentre «la politica deve essere un impegno per la giustizia e creare così le condizioni di fondo per la pace». Il successo, invece, «può essere anche una seduzione e così può aprire la strada alla contraffazione del diritto, alla distruzione della giustizia». E qui è risuonato il forte monito dal «De civitate Dei» di Sant'Agostino: «Togli il diritto – e allora che cosa distingue lo Stato da una banda di briganti?».
Interrogandosi poi su «come si riconosce ciò che è giusto», il Papa ha confutato che l'origine del diritto possa trovarsi nel solo concetto «positivista», che oggi in Europa «vasti ambienti cercano di riconoscere come la sola cultura comune». Per Ratzinger, invece, la cultura europea «è nata dall'incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma». Ed è proprio dalla «convinzione circa l'esistenza di un Dio creatore» che sono nate «l'idea dei diritti umani», quella «dell'uguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge», il principio «dell'inviolabilità della dignità umana in ogni singola persona», quello «della responsabilità degli uomini» per i loro comportamenti. Sono questi i «criteri del diritto» la cui difesa «è nostro compito in questo momento storico».
Parole alte e solenni, intercalate anche da momenti di ilarità, come quando il Papa, riferendosi all'età del filosofo del diritto Kelsen ha scherzato chiedendosi «come può uno essere ragionevole a 84 anni», la sua stessa età. O come quando, rendendo onore al movimento ecologista tedesco – mentre i Verdi avevano parzialmente disertato l'aula – ha sottolineato: «qui non faccio propaganda».
In serata, nella messa davanti ai 90 mila dell'Olympiastadion – mentre in piazza circa 7mila persone manifestavano contro l'omofobia, la morale sessuale e i preti pedofili – , dopo aver salutato il sindaco gay di Berlino, Klaus Wowereit, Benedetto XVI ha toccato il tema per lui doloroso dei crescenti abbandoni della Chiesa in Germania, spiegando però che essi dipendono anche da «idee superficiali e erronee» .
Però, parlando durante il volo ai giornalisti, con un ulteriore "mea culpa" sulla pedofilia aveva anche detto di poter «capire che, di fronte a crimini come gli abusi commessi da sacerdoti sui minori, specie se le vittime sono persone vicine, uno dica: questa non è più la mia Chiesa».
© Copyright Gazzetta del sud, 23 settembre 2011
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