SI È CONCLUSO IL VIAGGIO DI QUATTRO GIORNI DI BENEDETTO XVI. CENTOMILA PERSONE ALLA MESSA NELL'AEROPORTO TURISTICO DI FRIBURGO
Il Papa lascia la Germania in festa
Monito «Gli scandali oscurano il messaggio cristiano. La Chiesa sia povera»
Una quattro giorni intensa, un viaggio importante per ricaricare le pile della fiducia, di principi e di valori morali invalicabili
L'ultima volta che aveva lasciato la Germania, Joseph Ratzinger si trovava nella «sua» Baviera: era il 14 settembre 2006. Quello che sarebbe diventato il Papa salutò le autorità da cui si accomiatava all'aeroporto Franz Joseph Strauss di Monaco con un doppio saluto: «Ein herzliches «Vergelt's Gott' und auf wiedersehen!', so Gott will" (A tutti un cordiale "Dio ve ne renda merito" e "Arrivederci", se Dio vuole)». Ieri, all'aeroporto di Lahr nella Turingia, davanti al presidente federale Christian Wulff accompagnato dalla consorte, Papa Ratzinger ha rispolverato il suo bavarese: «Colmo di esperienze e ricordi, fortemente impressi, di questi giorni nella mia patria, ritorno ora a Roma», ha detto prima di salire sull'aereo: «Con l'assicurazione delle mie preghiere per tutti voi e per un futuro buono per il nostro Paese in pace e libertà, mi congedo con un cordiale "Vergelt's Gott" (Dio ve ne renda merito, ndr). Dio vi benedica tutti!». È rasserenato il Santo Padre. E convinto di aver portato a termine una missione importante racchiusa in un concetto asciutto: «È nuovamente l'ora di togliere coraggiosamente ciò che vi è di mondano nella Chiesa». Insomma, quasi l'introduzione di un proclama francescano, per una Chiesa che si spogli della sua «ricchezza terrena», riabbracci pienamente la «povertà», e si liberi del «fardello materiale e politico» per dedicarsi meglio alla sua «missione apostolica». Così facendo, il Pontefice ha lanciato un forte appello all'«unità» della Chiesa tedesca. Parlando ieri pomeriggio a Friburgo ai cattolici impegnati nella società, Ratzinger ha avvertito che la Chiesa non deve «adattarsi ai criteri del mondo», ma per ritrovare la «fedeltà» alla propria «missione», «deve sempre di nuovo fare lo sforzo di distaccarsi dalla mondanità del mondo». Il Papa ha invitato a guardare ai momenti di purificazione quando nella storia, con la «espropriazione di beni» o la «cancellazione di privilegi», essa «si spogliava della sua ricchezza terrena e tornava ad abbracciare pienamente la sua povertà terrena». «Liberata dal suo fardello materiale e politico», ha detto, la Chiesa «può dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero». Secondo Ratzinger, anche per reagire alla «diminuzione della pratica religiosa», al «crescente distanziarsi di una parte notevole di battezzati dalla vita della Chiesa», la vera risposta è tornare a interrogarsi se essa sia veramente fedele alla sua missione: e questo anche a dispetto delle «pretese» e dei «condizionamenti del mondo», contro i quali il Papa ha indicato il modello di una Chiesa «demondanizzata». Benedetto XVI ha, quindi, invitato a «ricercare la piena sincerità», che «non trascura né reprime alcunchè della verità del nostro oggi», ma realizza la fede vivendola «nella sobrietà». «Una Chiesa alleggerita dagli elementi mondani è capace di comunicare agli uomini - ai sofferenti come a coloro che li aiutano - proprio anche nell'ambito sociale-caritativo, la particolare forza vitale della fede cristiana», ha aggiunto. Il Papa è tornato anche sul tema della pedofilia, per dire che lo «scandalo» rappresentato nella storia dal messaggio cristiano «è stato messo in ombra» dagli «altri scandali dolorosi degli annunciatori della fede». Ieri mattina, nella messa con centomila fedeli all'aeroporto turistico di Friburgo, Ratzinger aveva risposto alle istanze di riforma in vari settori - come sui divorziati e risposati, sul celibato sacerdotale o sull'ordinazione delle donne - e anche alle spinte critiche verso Roma esistenti da settori della Chiesa tedesca. «Il rinnovamento della Chiesa - ha ammanonito il papa - può realizzarsi solo attraverso la disponibilità alla conversione e attraverso una fede rinnovata».
© Copyright Il Tempo, 26 settembre 2011 consultabile online anche qui.
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