lunedì 5 settembre 2011

Irlanda, con un documento articolato e puntuale, ma non polemico, la Santa Sede ammette che vi sono stati «gravi ed inquietanti errori nel modo di affrontare le accuse di abuso sessuale di minori» (Tornielli)

“Mai intralciato la giustizia”

Il Vaticano replica a Dublino: non scoraggiammo la denuncia dei casi di pedofilia

ANDREA TORNIELLI

CITTÀ DEL VATICANO

Sei settimane dopo il duro attacco del governo irlandese contro il Vaticano per la cattiva gestione dei casi di pedofilia nella diocesi di Cloyne, da Oltretevere è arrivata la risposta. Con un documento articolato e puntuale, ma non polemico, la Santa Sede ammette che vi sono stati «gravi ed inquietanti errori nel modo di affrontare le accuse di abuso sessuale di minori» da parte del clero della diocesi irlandese, retta per molti anni dal vescovo John Magee, già segretario di tre Papi. Ma allo stesso tempo respinge al mittente le accuse del governo, affermando che dal Vaticano non è stato mai proibito ai vescovi irlandesi di denunciare alle autorità civili i preti sospettati. La cattiva gestione è stata determinata, invece, proprio dalla mancata applicazione delle direttive volute nel 2001 da Papa Wojtyla e dall’allora cardinale Ratzinger.
Lo scorso luglio, dopo la pubblicazione del «Cloyne Report», il quarto rapporto sulla pedofilia clericale in Irlanda, il premier irlandese Enda Kenny aveva denunciato in Parlamento «il tentativo della Santa Sede di bloccare un’inchiesta in uno Stato sovrano», affermando che «lo stupro e la tortura di bambini» erano stati minimizzati per sostenere, invece, «il primato delle istituzioni» clericali.
In particolare, nel rapporto si citava la risposta che venne data da Roma ai vescovi irlandesi nel gennaio 1997, dopo che questi avevano presentato al vaglio vaticano alcune disposizioni per affrontare i casi di pedofilia che prevedevano, tra l’altro, la denuncia obbligatoria alla polizia. La Congregazione del clero fece allora sapere che quel documento di lavoro conteneva «disposizioni che appaiono contrarie alla disciplina canonica»: se applicate, in caso di ricorso da parte dei preti accusati, avrebbero potuto rendere inefficaci gli atti dei vescovi che cercavano di combattere la pedofilia. Il Vaticano, si legge nella risposta di ieri, volle assicurarsi che quelle misure non vanificassero «gli sforzi dei vescovi» contro i colpevoli. E anche se undici anni fa vennero espresse riserve circa la denuncia obbligatoria, la Santa Sede «non ha però proibito ai vescovi di denunciare alle autorità civili le accuse di abuso sessuale sui minori». Anzi, ha ribadito esplicitamente che la giustizia civile non andava in alcun modo ostacolata, come precisò l’allora Prefetto del clero, il cardinale Darío Castrillón Hoyos.
Viene poi ricordato che nel 1996 era stato proprio il governo di Dublino a promuovere «un’ampia consultazione sull’obbligo di denuncia alle autorità civili» e che alla fine decise di non introdurlo nel sistema giuridico irlandese. Visto che lo stesso governo allora stabilì «di non legiferare» in materia, «è difficile comprendere», si legge nella risposta vaticana pubblicata ieri, come si possa criticare la posizione della Santa Sede, che andava nella stessa linea e che è stata scritta successivamente a quella decisione. Il Vaticano bolla inoltre come «infondata» l’accusa di aver cercato di ostacolare l’inchiesta del governo irlandese sulla pedofilia, ribadendo di non aver mai interferito e di non essere implicato «nell’ordinaria gestione» delle diocesi «circa i problemi degli abusi sessuali».
Nella risposta non si minimizza però in alcun modo la gravità degli abusi commessi e si manifesta l’«orrore» verso questi crimini. La Santa Sede «è profondamente addolorata e si vergogna per le terribili sofferenze che le vittime e le loro famiglie hanno dovuto sopportare nella Chiesa di Gesù Cristo, un luogo dove ciò non deve mai accadere». Condivide la «profonda preoccupazione e l’inquietudine» espresse dalle autorità e dai cittadini irlandesi. Definisce «inquietante» che le «gravi mancanze» nella gestione di questi casi «siano potute accadere» nonostante i vescovi si fossero impegnati ad applicare le linee guida stabilite dalla Chiesa in Irlanda e le nuove norme della Santa Sede. E ricorda che Benedetto XVI nella lettera ai cattolici irlandesi del marzo 2010 ha chiesto ai vescovi di cooperare con le autorità civili.

© Copyright La Stampa, 4 settembre 2011

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