venerdì 23 settembre 2011

La via del dialogo in una società pluralista. Nel saluto del presidente federale Wulff (O.R.)

Nel saluto del presidente federale Wulff

La via del dialogo in una società pluralista

«Benvenuto di cuore in Germania a nome della gente del nostro Paese. Benvenuto a casa». Così il presidente federale tedesco, Christian Wulff, ha dato il primo saluto al Papa, durante la cerimonia al castello di Bellevue di Berlino.
Rivolgendosi a Benedetto XVI, il presidente ha così proseguito il suo discorso di accoglienza: «Lei viene nella sua patria. Viene in un Paese la cui storia e la cui cultura sono strettamente intrecciate con la fede cristiana. Viene in un Paese in cui testimoni di fede integri, come Dietrich Bonhoeffer, Bernhard Lichtenberg e Edith Stein, si sono schierati, sacrificando la propria vita, contro un regime criminale e senza Dio».
«Viene in un Paese — ha detto ancora — che ventidue anni fa ha vissuto il miracolo di una rivoluzione pacifica e il ripristino dell’unità della Germania e dell’Europa. Senza il suo coraggioso predecessore Giovanni Paolo II, senza gli operai cattolici in Polonia e senza le Chiese cristiane nella Ddr, che hanno dato rifugio a quanti cercavano la libertà, tutto ciò non sarebbe stato possibile. Per questo ringrazio di cuore!».
«Viene in un Paese — ha proseguito — in cui milioni di donne e di uomini si impegnano ogni giorno, a partire dalla loro fede. Un Paese nel quale proprio nell’ambito del lavoro dei giovani nella Chiesa tanti ragazzi si assumono la responsabilità per sé stessi e per gli altri. Viene in un Paese in cui la fede cristiana non è più una cosa ovvia, in cui la Chiesa deve rideterminare il proprio posto in una società pluralistica».
Il presidente federale ha evidenziato come «molte persone sono alla ricerca. Uno dei grandi temi da lei affrontato, Santo Padre, è il rapporto tra fede e ragione. Non è affatto un dibattito solo accademico. Dinanzi alle crisi ecologiche ed economiche, alla discordia e all’ingiustizia, alle esperienze di insicurezza personale e sradicamento, cresce il desiderio di trovare un significato. Alle Chiese e alle comunità religiose si presentano una grande opportunità e una grande responsabilità. Anche per questo è molto importante che le Chiese siano vicine alle persone, che malgrado la necessità di risparmiare e la mancanza di sacerdoti non si rinchiudano su se stesse. Quello che le Chiese cristiane offrono nell’ambito del diaconato e della Caritas, nella cura dei poveri e dei deboli nel nostro Paese e nel mondo intero, è straordinario e imprescindibile!».
«Quando le persone — ha aggiunto — sperimentano questa vicinanza e questo impegno altruistico, allora ascoltano anche i non sempre comodi messaggi cristiani. Santo Padre, le sue affermazioni sulla protezione del creato e della vita umana sono preziose come esortazione alla nostra società. Anche per questo ringrazio lei e tutti i cristiani impegnati nel nostro Paese».
«La Chiesa e lo Stato — ha ricordato Wulff — da noi sono giustamente separati. Tuttavia, la Chiesa non è una società parallela, vive in questo mondo e in questo tempo. Perciò viene sfidata da nuovi interrogativi. Con quanta misericordia tratta le spaccature nella vita degli uomini? E le spaccature nella propria storia e i comportamenti sbagliati? Che posto occupano i laici accanto ai sacerdoti, le donne accanto agli uomini? Che cosa fa la Chiesa per superare le divisioni? La Germania è la terra in cui è nata la Riforma. Domani si recherà a Erfurt, luogo importante per l’opera di Martin Lutero, e incontrerà i rappresentanti, uomini e donne, della Chiesa evangelica. Mi rallegro del fatto che la Chiesa in Germania abbia avviato, tra le proprie fila, un processo di dialogo. Sono convinto che non sono solo i laici impegnati ad aspettarsi molto. E la Chiesa ha bisogno di tutti loro».

(©L'Osservatore Romano 23 settembre 2011)

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