venerdì 16 settembre 2011

Quando Fellay disse: "Restiamo fuori" (Rodari)

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Acqua passata. Anche Mons. Fellay ha finalmente capito che il bene che la Fraternità può fare alla Chiesa e per la rinascita della tradizione è molto più profondo ed efficace standoci all'interno che non osservare tutto dall'esterno senza poter far nulla. La Fraternità farà un gran bene alla Chiesa, porterà una valanga di giovani a rivolgersi ad essa e dovrà finalmente essere presa in seria considerazione da parte di tutto l'episcopato, dei teologi, dei semplici sacerdoti, i quali non potranno più non tener conto di ciò che essa dirà e farà.
Gtatias Deo et Papae nostri Benedicto!

DANTE PASTORELLI ha detto...

Ci sono state anche, nel frattempo, alcune aperture di Roma. Non conosciamo il contenuto del preambolo per cui ogni previsione è azzardata.

Anonimo ha detto...

Rodari non sapendo a che santo votarsi per avere qualche informazione sul Preambolo consegnato a Fellay tira fuori roba vecchia, la riscalda e la condisce con qualche piccola premessa. da un giornalista come lui sarebbe stato lecito attendersi di più che una minestra riscaldata. E se non può dire nulla di più, perchè nulla di più sa, beh. Può tacere. Per il resto, rispetto al 2007 son cambiate molte cose; lo stesso Preambolo è una novità, in quanto non vi si chiede una acritica accettazione del Vaticano II, bensì vi si chiede di accettare ciò che in quel concilio è dogma (e i lefebvriani già lo fanno, visto ce nessun dogma cattolico rifiutano) e non si chiede loro di accettare ciò che in quel concilio dogma non è. Lasciando loro la possibilità di analiai critica dei passaggi conciliari controversi. Insomma, il Papa ha aperto una vera e propia autostrada a venti corsie: la Roma-Econe. Dritta dritta, senza neppure un accenno di curva. La strada è talmente spianata e larga da far paura.Speriamo e preghiamo propio che la FSSPX non si lasci prendere da questa paura, non certamente campata in aria. Loro infatti sono abituati alla lotta, anzi, sono nati per lottare. A chi ha la lotta nel DNA può far paura tutta questa "prospettiva di pace". Che poi propio prospettiva di pace non è, in quanto quando saran canonicamente riconosciuti, dovran lottare come prima e più di prima contro l'eresia modernista che infesta la Chiesa. Certamente dovran cambiare tattica e strategia. I cannoni possono andar bene per aprire le breccie, ma nei combattimenti corpo a corpo che si prospettano, i cannoni non servono; bisognerà lavorare di fioretto........

Anonimo ha detto...

Non so se Lefebvre e Fellay abbiano "delle fissazioni liturgiche di tipo ancestrale". E' però vero - e questa mia considerazione prescinde da tutti gli altri aspetti teologici, dottrinali, liturgici - che con un eventuale rientro dei suoi presbiteri avremmo almeno la fortuna di vedere "preti e vescovi" decentemente vestiti, secondo il loro ruolo pastorale.
Perché ora molti di costoro, soprattutto i presbiteri (frati compresi) si abbigliano nelle maniere più stravaganti, in abiti casual, in versione "personaggi dello spettacolo".
Almeno a giudicare dalle apparenze, alla Chiesa Cattolica, il "prete seriamente vestito da prete" sembra che oggigiorno non interessi più.
Anonimo