lunedì 12 settembre 2011

Se Dio scompare. La riflessione al XXV Cen (Marco Doldi)

BENEDETTO XVI

Se Dio scompare

La riflessione al XXV Cen

Marco Doldi

La questione centrale per la nostra epoca è quella su Dio. Lo ha ricordato Benedetto XVI nell’omelia alla Messa conclusiva del XXV Congresso eucaristico nazionale. L’epoca moderna ha fortemente esaltato l’uomo, ma riducendolo ad una sola dimensione, quella orizzontale, ritenendo, così, irrilevante per la sua vita l’apertura al Trascendente. Eppure, non vi è pieno umanesimo, progresso autentico, se non si è aperti verso l'Assoluto. Dopo aver messo da parte Dio, o averlo tollerato come una scelta privata che non deve interferire con la vita pubblica, certe ideologie hanno puntato a organizzare la società con la forza del potere e dell’economia. Le esperienze del passato, come quelle dell’oggi, insegnano che quando Dio sparisce dall'orizzonte dell’uomo, l’umanità perde l’orientamento e rischia di compiere passi verso la distruzione di se stessa.
Al contrario, la fede in Dio apre all’uomo l’orizzonte di una speranza certa, che non delude; indica un solido fondamento, su cui poter poggiare senza timore la vita; chiede di abbandonarsi con fiducia nelle mani dell’Amore che sostiene il mondo. “La storia – ha detto il Papa – ci dimostra, drammaticamente, come l’obiettivo di assicurare a tutti sviluppo, benessere materiale e pace prescindendo da Dio e dalla sua rivelazione si sia risolto in un dare agli uomini pietre al posto del pane”. Talvolta, le pietre assomigliano a pani, ma sono immangiabili. L’uomo ha bisogno del pane vero: è fatto per il pane, che è insieme frutto della creazione e del lavoro dell’uomo. Anzi, l’opera della creazione precede la fatica dell’uomo, al punto che se non vi fossero il sole, l’acqua e la terra – doni del Creatore – l’uomo non preparerebbe alcun nutrimento. Così, prima di mettersi a tavola per nutrirsi del pane terreno, è importante pronunciare una parola di ringraziamento per accoglierlo dalla mano del Padre.
Come l’uomo è incapace di darsi la vita da se stesso, così egli si comprende solo a partire da Dio: è la relazione con Lui a dare consistenza alla sua umanità e a rendere buona e giusta la sua vita. La relazione con Dio è, davvero, essenziale per il progresso del genere umano. Alla Chiesa e ad ogni cristiano è affidato il compito di rendere Dio presente nel mondo, di aprire agli uomini l’accesso a Dio. Ancora di più, il compito è quello di recuperare il primato di Dio, perché è questo primato a permettere di ritrovare la verità di ciò che si è, ed è nel conoscere e seguire la volontà di Dio che si trova il vero bene. Occorre superare la visione scientifica del mondo, quella che considera il mondo e lo stesso uomo come privi di un fondamento. La fede in Dio è la fede in un fondamento del mondo. Perciò colui che crede in Dio, crede in una fondamentale razionalità della realtà, crede che il bene sia più grande del male e che la potenza assoluta e il bene assoluto abbiano lo stesso riferimento: la santità di Dio.
Ora, da dove partire, come dalla sorgente, per recuperare e riaffermare il primato di Dio? Il Papa ha detto con chiarezza: “Dall’Eucaristia”! Qui Dio si fa così vicino da farsi Egli stesso cibo dell’uomo. “Dio si dona a noi, per aprire la nostra esistenza a Lui, per coinvolgerla nel mistero di amore della Croce, per renderla partecipe del mistero eterno da cui proveniamo e per anticipare la nuova condizione della vita piena in Dio, in attesa della quale viviamo”. Tutto ciò ha evidenti ricadute nella vita quotidiana; la comunione eucaristica strappa il credente dall’individualismo, gli comunica lo spirito del Cristo morto e risorto, lo conforma a Lui; lo unisce intimamente ai fratelli in quel mistero di comunione che è la Chiesa, dove l’unico Pane fa dei molti un solo corpo. Insomma, dall’Eucaristia nasce una nuova e intensa assunzione di responsabilità a tutti i livelli della vita comunitaria, nasce uno sviluppo sociale positivo, che ha al centro la persona, specie quella povera, malata o disagiata. È interessante rilevare come il primato di Dio non sia una diminuzione dell’uomo; al contrario, il Creatore nutre la sua creatura perché viva e sia solidale con tutti. Nutrirsi di Cristo è la via per non restare estranei o indifferenti alle sorti dei fratelli, conduce ad entrare nella stessa logica di amore e di dono del sacrificio della Croce. Chi sa adorare Dio, presente nel sacramento, chi si inginocchia davanti all’Eucaristia, chi riceve il corpo del Signore diviene connaturalmente attento, nello scorrere dei giorni, alle situazioni indegne dell’uomo, e sa piegarsi in prima persona sul bisognoso, sa – come dice il Vangelo – spezzare il proprio pane con l’affamato, condividere l’acqua con l’assetato, rivestire chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato. Chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, diviene il buon samaritano del prossimo bisognoso.
In ogni persona saprà vedere quello stesso Signore che tante volte si è chinato sulle necessità umane e non ha esitato a dare tutto se stesso. Dal Papa, dunque, l’invito a coltivare una spiritualità eucaristica come vero antidoto all’individualismo e all’egoismo, che spesso caratterizzano la vita quotidiana; un invito alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni, a partire dalla famiglia, con particolare attenzione a lenire le ferite di quelle disgregate.

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1 commento:

Andrea ha detto...

Una nota: non "Occorre superare la visione scientifica del mondo, quella che considera il mondo e lo stesso uomo come privi di un fondamento", bensì "Occorre combattere la visione scientistica della realtà, quella che..."

Non sarà che i primi ad avere bisogno di rimettere Dio al centro sono molti Vescovi, di quelli che inseguono la "comunità celebrante" e il "contributo dei credenti in una società multireligiosa" ?
Accanto a questo articolo, sul sito del SIR, c'è quello sul "Dare una via alla pace": "Give Peace a chance", puro '68 panteistico e dissolutorio, nel nome della nuova divinità.