lunedì 14 novembre 2011

Da Pietro a Benedetto XVI la storia dei vescovi di Roma raccontata in modo nuovo. Primo Papa, a pieno titolo (John H. O'Malley)

Da Pietro a Benedetto XVI la storia dei vescovi di Roma raccontata in modo nuovo

Primo Papa, a pieno titolo

Anticipiamo alcuni stralci di tre capitoli di una nuova Storia dei papi (Roma, Fazi, 2011, pagine 380, euro 19,50). Il libro è nato da una popolare serie di conferenze tenute negli Stati Uniti nel 2006 e in esso l'autore -- gesuita, storico della Chiesa e docente di teologia alla Georgetown University, del quale in Italia Vita e Pensiero ha pubblicato I primi gesuiti (1999) e Che cosa è successo nel Vaticano II (2010) -- tenta «di raccontare la storia nel modo più chiaro possibile» e prova a conquistare i lettori insaporendo la narrazione «con dettagli che la ravvivano e, allo stesso tempo, ne evidenziano le questioni essenziali».

di John H. O'Malley

A circa un miglio dalle antiche mura di Roma, sulla via Appia, la vecchia strada consolare romana, si trova una piccola chiesa. Il suo nome è Domine Quo Vadis, espressione latina che significa «Signore, dove vai?». La leggenda legata alla chiesa compare per la prima volta negli apocrifi Atti di Pietro, alla fine del ii secolo. Stando alla leggenda, nell'anno 64, durante la persecuzione di Nerone, Pietro, temendo per la sua vita, fuggì da Roma. Correndo lungo la via Appia, incontrò un uomo che riconobbe come il Signore, che camminava in direzione della città. «Dove stai andando?», gli chiese Pietro. «A Roma, per essere crocifisso di nuovo». All'udire ciò Pietro capì che il suo dovere era tornare a Roma e restare col suo gregge in quei tempi difficili, anche se ciò equivaleva probabilmente a morire. La leggenda non è fondata su dei fatti, ma pone una questione cruciale: Pietro è realmente venuto a Roma e vi è stato martirizzato? Ripeto: l'intera storia del papato dipende dalla risposta affermativa alla domanda.
Tuttavia, la storia di Pietro e del papato non comincia con Roma, ma con il Nuovo Testamento. Per i cristiani il Nuovo Testamento è un libro ispirato, scritto sotto la guida dello Spirito Santo, quale testimonianza fondamentale e autentica sulla vita e sul messaggio di Gesù. È la pietra di paragone della fede per la chiesa cristiana, alla quale questa deve sempre ricorrere e dalla quale non può mai deviare nelle sue convinzioni di fondo. Per gli storici e i biblisti, invece, il Nuovo Testamento è una raccolta di documenti scritti entro i primi cento anni dopo la morte di Gesù da autori differenti, con intenti e punti di vista differenti. Si compone di quattro narrazioni storiche, i vangeli, un racconto sulla diffusione dell'insegnamento cristiano nella prima generazione, gli Atti degli Apostoli, alcune epistole, soprattutto quelle di Paolo, e una visione apocalittica contenuta nel libro dell'Apocalisse.
Per i nostri scopi è essenziale rimarcare due cose riguardo a questa raccolta, oltre al suo carattere presumibilmente ispirato. La prima è la gran quantità di informazioni che questi documenti forniscono su Pietro. Egli è, dopo Gesù e forse Paolo, il personaggio maggiormente documentato tra quelli del Nuovo Testamento. La seconda è che le fonti sono coerenti nel ricostruirne l'immagine.
Dato che le prove disponibili, sia testuali che archeologiche, confermano la tradizionale credenza riguardo la presenza di Pietro e Paolo a Roma, e nessuna di esse la contraddice, si può quindi accettare la tradizione al di là di ogni ragionevole dubbio.
Rimangono tuttavia tre questioni. Primo: Pietro e/o Paolo hanno fondato la comunità cristiana di Roma? La risposta a questa domanda, nonostante quanto affermato da Ireneo, è chiaramente negativa. La comunità esisteva già. Ne è la riprova la lettera di Paolo ai Romani, scritta di sicuro prima che si recasse lì.
Altra questione: Pietro è stato il primo Papa? La risposta dipende da quella che daremo alla terza domanda: Pietro è stato il primo vescovo di Roma? E questa risposta è sì e no. La più antica lista di Papi non comincia con Pietro, ma con un uomo di nome Lino. La ragione per cui Pietro non compare è che era un apostolo, categoria di molto superiore a quella di Papa o vescovo.
Ma, in quanto apostolo, operò come vescovo, come leader e supervisore della Chiesa di Roma? La comunità cristiana di Roma, di certo fino al ii secolo, era costituita da un insieme di comunità separate senza alcuna struttura centrale. In questo senso era differente da altre città come Antiochia, dove i cristiani si consideravano e agivano come un'unica comunità presieduta da un vescovo. Roma era una costellazione di tante Chiese domestiche, indipendenti l'una dall'altra, ciascuna delle quali veniva liberamente governata da un anziano. Quindi le comunità seguivano sostanzialmente il modello delle sinagoghe ebraiche dalle quali si erano sviluppate. Alla metà del i secolo Roma contava una vasta e prospera comunità ebraica, con forse più di cinquantamila membri, che frequentavano una dozzina di sinagoghe.
Se un vescovo è un supervisore che guida tutte le comunità cristiane di una città, allora sembra che Pietro non fosse il vescovo di Roma. Ma questo è un approccio ristretto e privo di fantasia. Essendo Pietro quel Pietro che aveva mangiato e bevuto con Gesù ed era testimone della sua risurrezione, di certo a Roma avrà esercitato un ruolo di leadership maggiore di quello di qualunque altro anziano o presbitero. È inconcepibile che Pietro, un apostolo, sia venuto a Roma, la capitale dell'impero, senza avere un ruolo determinante in quella comunità nei momenti decisivi. Se questo è vero, ne consegue che Pietro può essere definito, a pieno titolo e correttamente, primo vescovo di Roma.
E se è il primo vescovo di Roma, allora è anche il primo Papa.

(©L'Osservatore Romano 13 novembre 2011)

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