mercoledì 23 novembre 2011

Gantin sugli altari. No, nella polvere. Per Papa Ratzinger questo cardinale del Benin fu un grandissimo uomo di Chiesa. Ma Dossetti ne dava un giudizio opposto: "uomo d'Africa" incapace e irresponsabile...

Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Alessia.
Francamente, fra il giudizio di Papa Benedetto e quello di Dossetti, non ho dubbio alcuno su quale scegliere.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Neppure io, Raffy :-)
Non oso immaginare cosa quel vecchietto segaligno pensasse dell'allora card. Ratzinger.
Alessia

Anonimo ha detto...

si sa chi era Dossetti e chi sono i suoi allievi,nient'altro da aggiungere.

raffaele ibba ha detto...

Questo intervento di Magister non mi piace.

In primo luogo contrappone cose totalmente differenti fra di loro, per epoca, livello di analisi, oggetto del discorso.
Vale a dire che Benedetto XVI e don Dossetti parlano di cose completamente diverse, e su alcune delle cose di cui parla il Papa don Dossetti è chiaramente disinformato e non gli importa nulla informarsi.
In secondo luogo dà per scontate cose che non sono scontate per nulla, come "la grande influenza di don Dossetti sulla Chiesa italiana" affermazione fatta e mai dimostrata e specialmente per il 1984 ed anni successivi.
È un mantra reazionario, sciocco e stolto.
Infine è un intervento che sembra scritto "per qualcuno", cioè perché a qualcuno interessa trarre profitto da una circostanza fortuita: appunto la coincidenza tra il buon ricordo di un vescovo da parte del Papa e una reazione dura alla rimozione di un cardinale, fatta in circostanze evidentemente oscure anche per don Dossetti.
Infine l'Opus Dei.
Riflettete come questo pezzo sia un elogio e una lode dell'Opus Dei senza che venga mai citata, Opus Dei ingiustamente attaccata dal comunista don Dossetti e la quale, santamente, non risponde alle accuse.

Questi articoli danneggiano, e parecchio, la causa della Chiesa.

ciao
r

Anonimo ha detto...

Calma la tua indignazione, Raffaele! Il pezzo non è di Magister, ma del misterioso Sig. ***. Ti consiglierei di informarti meglio perchè sul'influenza, tralasciamo se benefica o meno, di Don Dossetti, padre della Scuola di Bologna, sulla Chiesa italiana post conciliare non è possibile nutrire dubbi. Ti basti ricordare la diffusione mondiale delle teorie della Storia del Concilio Vaticano II scritta dai suoi eredi. Per quanto riguarda i movimenti, rifiuto di demonizzarli e ritenerli forieri di ogni male. Noto, tra l'altro, che questo pare essere un punto di incontro tra progressisti e tradizionalisti.
Alessia

Fabiola ha detto...

Dossetti, poco "influente" nella Chiesa italiana?
Senza popolo, forse, ma con un buon seguito di gente che contava e conta...almeno nei vari "palazzi", clericali e non.
Che male ci sarebbe ad elogiare l'Opus Dei, nominandola o non nominandola?
Suppongo che Magister sia libero di farlo almeno quanto Dossetti si sentì libero di attaccarla.
Tutto questo fa male alla Chiesa?
Può darsi, ma ritengo che la franchezza, come in altri campi, sia preferibile al coltivare silenzi equivoci.

raffaele ibba ha detto...

L'Opus Dei non è un movimento. È una organizzazione ecclesialmente e sociologicamente "assai particolare", perché costruita esplicitamente ad imitazione della massoneria per raggiungere i "ceti dirigenti" a cui dare uno sbocco positivo di fede.
Ho un rapporto conflittuale con i ceti dirigenti, ma se l'Opus Dei fa questo fa bene a farlo.
Ma non è un movimento.
La Chiesa è un organismo sociologicamente estremamente complesso ed n cui l'unica influenza che personalmente vedo è quello dello Spirito Santo. Le altre sono così vaste, complesse, articolate tra di loro e contraddittorie tra loro, così nascoste e pubbliche al tempo stesso che occorre avere l'animo di un grande storico, come Tucidide, per "iniziare a provare" a ricostruirle.
Devo dire, poi, su questa cosa della "storia del concilio", ed in cui l'influenza di don Dossetti è indubbia, ho fieri dubbi.
Personalmente non ho letto e nulla leggerò.
Mi irrita la storiografia "politica" o di fede umana che sia.
Lo storico dev'essere un investigatore non giudice, appassionato della verità e che la indaga "sine ira ac studio", e che non ha tesi precostituite da dimostrare.
Infatti viene sopravvalutata l'influenza della storia. Ed è stata sopravvalutata specialmente dai "progressisti", ma anche dai reazionari.
La storia è scienza molto lenta e molto pigra. Se la prende comoda, ed arriva sempre a destinazione.
Se l'influenza è questa allora è pari a una variazione millesima di zero (e questa era appunto una classica "illusione" della "sinistra" ... che scrivendo libri di storia si cambiava la storia perché si aprivano le coscienze ... è una cretinata, dammi retta)

ciao
r

Fabiola ha detto...

Dal coltissimo intervento di R estrapolo solo: "Opus Dei costruita eplicitamente ad imitazione della massoneria" (dato che io non sono Tucidide e non posso rilevare influenze troppo "complesse ed articolate" nela Chiesa) e dal succitato giudizio, con le mie deboli capacità di "visione", leggo soltanto l'influenza di Dan Brown.
Quanto allo Spirito Santo, mi permetto, umilmente, di rilevare che parlare della Sua "influenza" nella Chiesa mi sembra quantomeno riduttivo.
Ma mi sbaglio certamente.

Anonimo ha detto...

Autogol anche qui? Dopo quello del Foglio, un altro?
Fate attenzione a un paio di "piccoli" (?) particolari: Dossetti, citato, parla "per sentito dire" nel 1984; Benedetto XVI parla "per esperienza diretta" nel 2011, cioe' 27 anni dopo.
Forse non e' passato nella testa dell'allora Dossetti che quanto riferitogli potesse essere molto interessato? In fin dei conti, anche il sig. *** nota come il predecessore (card. Baggio) abbia vissuto un "promoveatur ut amoveatur" a 71 anni, quattro prima della pensione.
Insomma, due articoli nello stesso giorno che cercano di buttare fumo, in modo molto maldestro: quale segno migliore che la visita in Africa e' andata benissimo? :-)

[Raffaella, forse c'e' bisogno di aggiungere un punto nuovo al "decalogo".]

Andrea ha detto...

Card./Papa Ratzinger: "Gantin, un grande perché uomo semplice".

Don Dossetti: "Gantin, un piccolo perché uomo semplice".