sabato 12 novembre 2011

Il cardinale Robert Sarah all'incontro promosso dal Pontificio Consiglio Cor Unum (O.R.)

Il cardinale Robert Sarah all'incontro promosso dal Pontificio Consiglio Cor Unum

Gratuità al servizio della dignità della persona

Il volontariato è una realtà ormai radicata saldamente nella cultura europea. Tre adulti su dieci ogni anno prestano servizio di volontariato nel continente, per un totale di 140 milioni di volontari. Senza la loro presenza, la società sarebbe molto più povera: si calcola che l'economia perderebbe circa 400 miliardi di dollari. Sono solo alcuni dei dati che il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, ha elencato nell'intervento di apertura dell'incontro con i volontari cattolici europei, svoltosi nei giorni 10 e 11 novembre, nell'auditorium del palazzo San Pio X in Vaticano.
Queste statistiche non sono tuttavia sufficienti a definire in maniera esaustiva cosa comporterebbe la mancanza di volontari. «La cosa più importante di questa carenza -- ha sottolineato il porporato -- è che l'amore di Dio non verrebbe più testimoniato, perché il volontariato cattolico ci offre l'opportunità unica di proclamare l'amore di Dio attraverso le opere caritative. Rendo grazie a Dio per il fatto che molti considerano un onore fare volontariato per servire persone, organizzazioni e comunità». Da qui la gratitudine della Chiesa, perché attraverso l'opera di tanti uomini e donne di buona volontà viene diffuso il messaggio di amore di Cristo.
«La vostra presenza come volontari -- ha detto il cardinale rivolgendosi ai partecipanti -- conferma che nel cuore di ogni essere umano, di qualunque tempo, luogo o gruppo etnico, Dio ha posto questo desiderio innato di aiutare gli altri. Si tratta di una forza unificatrice che spinge i volontari a porre generosamente tempo, talento e potenzialità al servizio dei poveri». Tale impegno si manifesta particolarmente quando alcuni Paesi vengono colpiti da un disastro naturale o da una crisi umanitaria, come quella in Somalia. La reazione di aiuto che scatta in questi casi assume un valore teologico, perché rimanda alla natura stessa di Dio. «Reagiamo così -- ha detto -- perché siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, un Dio uno e trino, la cui natura autentica è l'amore. Per questo motivo, solo quando amiamo e offriamo ai nostri fratelli e alle nostre sorelle il dono di noi stessi possiamo scoprire il significato autentico della vita e, quindi, trovare la vera felicità. Da ciò, capiamo meglio che la gratuità è una delle caratteristiche più importanti del volontariato cattolico, che consiste nel dare liberamente agli altri ciò che abbiamo ricevuto da Dio».
Un discorso a parte meritano l'efficienza e la professionalità, che sono qualità del volontariato ma che, ha voluto sottolineare il porporato, «non ritraggono efficacemente gli aspetti essenziali del volontariato. La dimensione fondamentale al centro del volontariato è “l'approccio” personale con cui i volontari si donano liberamente». Per questo, «dovremmo accantonare la mentalità dell'efficienza strumentale e concentrarci di più sull'aspetto personale del nostro contributo. Poiché, donandosi, una persona scopre sempre il proprio autentico sé nella carità e nello stesso tempo soddisfa le necessità dell'individuo che incontra».
I volontari cattolici dovrebbero poi distinguersi dagli altri proprio per la loro attenzione privilegiata alla dignità della persona umana piuttosto che al profitto e ai risultati, senza dimenticare che l'aspetto «professionale» del volontariato resta comunque di grande aiuto per la crescita e lo sviluppo delle varie capacità. In ogni caso, ha proseguito il cardinale, «anteporre la dignità umana non deve significare sostituire la qualità con l'improvvisazione. Al contrario, la gratuità richiede perfezione nel servizio dato, perché una sua mancanza sminuirebbe il valore del contributo offerto».
D'altronde, la valutazione e la professionalità pongono una domanda: «dovremmo rinunciare al finanziamento pubblico?». Qui -- ha rilevato il cardinale -- «si tocca un tema evidentemente sensibile per la vita di molte istituzioni. Naturalmente la Chiesa non è contro il finanziamento pubblico delle organizzazioni cattoliche. Infatti, secondo il principio di sussidiarietà, è dovere dello Stato creare, per mezzo di iniziative economiche e legali, le condizioni e le opportunità per promuovere un ambiente favorevole ai cittadini in modo da favorire il volontariato». Infatti, negli ultimi anni, si è assistito sempre più a opere di volontariato che hanno assunto un carattere professionale e che, nonostante l'impegno per il bene comune privo di guadagno economico, hanno ricevuto compensi per le loro attività.
Il volontariato cattolico ha anche una funzione peculiare, quella di testimoniare in un'Europa secolarizzata l'amore compassionevole di Dio attraverso le opere caritative. Nella storia della Chiesa, ha ricordato il porporato, i cristiani «hanno sempre praticato il volontariato, mossi da carità, sotto il nome di opere di misericordia spirituali e materiali. Quindi la carità è una testimonianza, un'opportunità donata da Dio per amministrare quanti sono lontani dalla fede, non tanto perché vogliamo orientare la nostra opera caritativa a questo fine, ma perché vogliamo aiutare le persone ad approfondire la conoscenza di sé e a soddisfare le proprie necessità profonde».
Secondo una statistica del Service civil international (Sci), il 65 per cento dei volontari europei è composto da studenti. «I giovani in particolare -- ha detto il presidente di Cor Unum -- vogliono scoprire le proprie capacità e le proprie doti. Vogliono sentirsi necessari, vogliono sentire che il proprio contributo e il proprio sforzo fanno una differenza positiva nella società. L'opera di volontariato offre loro questa possibilità: sviluppare valori sociali e acquisire esperienze e abilità che altri settori educativi non offrono. Attraverso certe iniziative, possono essere educati alla corresponsabilità e a imparare di nuovo ad apprezzare i valori fondamentali. Se è vero che la prima carità è l'educazione, è anche vero per tutti noi che la prima educazione è la carità».
Questi concetti sono stati ripresi dal cardinale Sarah anche durante l'udienza nella Sala Clementina. Nel saluto al Pontefice, il porporato ha sottolineato come «vivere per gli altri è uno stile di vita impresso da Cristo come parte significativa della nostra fede. Questo stile di vita continua a portare frutto e suscita nei fedeli il desiderio di donarsi liberamente, a imitazione di Cristo sulla croce». Il cardinale ha poi invitato a rivolgere lo sguardo alle nuove sfide che ci attendono e all'Europa, esortando i cristiani a offrire il loro «contributo unico e innegabile, culturale e spirituale».

(©L'Osservatore Romano 12 novembre 2011)

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