venerdì 18 novembre 2011

Il futuro dell'Africa alla luce del Vangelo. A colloquio con l'arcivescovo Nikola Eterović (O.R.)

A colloquio con l'arcivescovo Nikola Eterović

Il futuro dell'Africa alla luce del Vangelo

È all'insegna della continuità l'esortazione post-sinodale che il Papa si accinge a consegnare alla Chiesa in Africa, al termine della messa che celebrerà domenica prossima, 20 novembre, nello stadio dell'Amicizia, a Cotonou. L'arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei vescovi, in questa intervista al nostro giornale ripercorre il cammino della Chiesa nel continente africano sulle tracce delle due assemblee speciali a essa dedicate, a partire da quella convocata nel 1994 da Giovanni Paolo II.

Da Yaoundè 2009 a Cotonou 2011: dalla consegna dell'Instrumentum laboris della seconda assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi alla consegna dell'esortazone apostolica post-sinodale. È la conclusione di un cammino o l'inizio di una nuova era nella storia della Chiesa in Africa?

Entrambe le cose. Con la pubblicazione dell'esortazione apostolica post-sinodale si conclude felicemente l'iter sinodale che è incominciato già nel 2004 e che Benedetto XVI ha ereditato dal suo predecessore Giovanni Paolo II. Tale cammino ha avuto il momento culminante nella celebrazione dell'assise sinodale dal 4 al 25 ottobre 2009 sul tema «La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace». Nell'esortazione Benedetto XVI ha raccolto i frutti dei lavori sinodali, dandone una impronta personale, propria del carisma petrino. Allo stesso tempo, con la pubblicazione del documento inizia un altro processo, quello dell'applicazione, che non ha limiti di tempo in quanto, sotto la guida dello Spirito Santo, i pastori della Chiesa pellegrina in Africa sono chiamati nei prossimi decenni a metterne in pratica le indicazioni teologiche e pastorali. Il Papa ribadisce la priorità della missio ad gentes, l'annuncio del Vangelo a coloro che tuttora non conoscono Gesù Cristo, invita a potenziare l'evangelizzazione ordinaria e offre piste precise per una nuova evangelizzazione, che nel continente africano deve essere caratterizzata dall'impegno nella promozione della riconciliazione, della giustizia e della pace.

Riconciliazione, giustizia e pace sono state le richieste formulate dall'assemblea. Quali sono, in questo senso, i progetti che la Chiesa intende mettere in campo?

La seconda assemblea speciale per l'Africa si è svolta in continuità con la prima, che ebbe luogo nel 1994 e i cui frutti furono raccolti nell'esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Africa. Tenendo presente tale orizzonte ecclesiale, l'assise sinodale del 2009 ha approfondito i temi della riconciliazione, della giustizia e della pace. Si tratta di argomenti alquanto attuali nella Chiesa e nella società del mondo intero, soprattutto del continente africano. Il Papa, in accordo con i padri sinodali, ha sottolineato l'importanza della Chiesa quale famiglia di Dio, luogo della riconciliazione, della giustizia e della pace. Una Chiesa, comunità di persone riconciliate con Dio e con il prossimo, diventa segno credibile della riconciliazione dell'intera società, presupposto dell'autentica pace e della genuina giustizia. Nell'esortazione si indicano varie iniziative pastorali che dovrebbero aiutare a tradurre in scelte concrete e pastorali tale visione teologica, sia a livello personale che comunitario. In tale urgente opera di evangelizzazione, ogni membro del popolo di Dio ha il proprio posto e la propria responsabilità. Ovviamente, la benefica azione di una Chiesa particolare, i cui membri si lasciano riconciliare, irradia effetti positivi nelle rispettive società, traducendosi, soprattutto per mezzo dell'impegno dei laici, in un lievito della vita sociale, culturale, economica e politica. Di fronte alla violenza e alla guerra, la Chiesa propone il Vangelo della riconciliazione sia per prevenire tali eventi drammatici, sia per riportare la pace e la concordia tra le persone ferite, tra le etnie e gli Stati.

Le sollecitazioni dei padri sinodali sono rivolte alla Chiesa, ai cristiani, agli africani, alla comunità internazionale. Come sono state recepite?

L'esortazione apostolica post-sinodale, seguendo del resto l'assemblea sinodale, non cade nella tentazione di invadere il campo politico, ma cerca di illuminarlo con i valori del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa. L'esortazione è indirizzata in primo luogo ai membri della Chiesa cattolica e cioè all'episcopato, al clero, alle persone consacrate e ai fedeli laici. Ricorda la bellezza e l'esigenza della vocazione cristiana, in particolare il dovere di lasciarsi riconciliare con Dio per diventare giusti, costruttori di pace secondo lo spirito delle Beatitudini. Ciò diventa possibile nella Chiesa grazie ai sacramenti, soprattutto quelli della riconciliazione e dell'Eucaristia, come pure al nutrimento costante della Parola di Dio. Nell'opera regolare dell'evangelizzazione, in particolare attraverso la liturgia e la catechesi, la Chiesa trasmette tale messaggio ai suoi fedeli. In conformità alla sua dottrina sociale, si impegna nella promozione umana, specialmente nel campo dell'educazione e della sanità, trovandosi in prima linea nella lotta contro il flagello dell'analfabetismo, come pure contro le grandi pandemie: la tubercolosi, l'aids, la malaria. Il dialogo ecumenico è importante anche in Africa per rendere i cristiani più credibili nell'annuncio della buona notizia. Grazie a Dio, in tale campo sono stati fatti notevoli progressi. Ne è un segno eloquente la partecipazione ai lavori sinodali di Sua Santità Abuna Paulos, patriarca della Chiesa ortodossa tewahedo di Etiopia, una delle più antiche Chiese cristiane, che viene ricordata anche nell'esortazione apostolica post-sinodale. Purtroppo, esistono difficoltà non solamente con numerose sette e movimenti sincretisti, bensì anche con le cosiddette chiese autoctone cristiane, in genere di scarsa sensibilità ecumenica. Nell'esortazione si fa riferimento anche al dialogo interreligioso, soprattutto con le religioni tradizionali africane e con l'Islam. Non mancano poi richiami ai responsabili delle sorti sociali e politiche dell'Africa. Al riguardo, si esortano i laici cristiani, uomini e donne, a formarsi bene e a impegnarsi anche nel campo sociale e politico, collaborando con uomini di buona volontà nella gestione professionale, onesta e disinteressata degli affari pubblici, nella promozione del bene comune, e non di interessi personali o di gruppi. L'esortazione fornisce chiari criteri per un buon governo degli Stati, in particolare richiamando al rispetto delle rispettive costituzioni, alle elezioni libere, all'amministrazione trasparente, al preservare i beni fondamentali quali la terra e l'acqua e, in genere, allo sfruttare le grandi ricchezze del continente per lo sviluppo integrale di tutti gli africani. La comunità internazionale pure viene richiamata alla propria responsabilità. In particolare si propone una globalizzazione della solidarietà, garanzia della giustizia e della pace, in quanto l'abbondanza degli uni dovrebbe supplire alla mancanza degli altri. L'esortazione ripropone per il contesto africano i principi di sussidiarietà, ribadendo il primato delle persone e dei corpi intermedi, ai quali non devono sostituirsi né lo Stato né alcuna società più grande. In conformità con la dottrina sociale della Chiesa si sottolinea che la carità va oltre la giustizia distributiva. Le sfide della fame, della povertà, delle pandemie, del sottosviluppo, interpellano la Chiesa ma anche tutti gli uomini di buona volontà del mondo intero.

In quale considerazione viene posto il ruolo della donna nel futuro della Chiesa e della società in Africa?

Ribadendo l'uguale dignità dell'uomo e della donna, il Papa ha sottolineato il ruolo unico e insostituibile della donna africana nella Chiesa e nella società. D'accordo con i consigli dei Padri sinodali, invita i vescovi a incoraggiare la formazione delle donne perché possano assumere la loro parte di responsabilità nella comunità sociale ed ecclesiale. Da una parte, esorta tutti a contribuire a una necessaria promozione della donna liberandola da tutte le pratiche, anche ancestrali, che la umiliano e avviliscono. D'altra parte, mette in risalto le grandi doti femminili a servizio della riconciliazione attraverso l'accoglienza, la tenerezza, la misericordia, come pure a difesa della dignità umana e, in particolare, della vita. Le donne contribuiscono all'umanizzazione della società, soprattutto tramite l'educazione dei giovani. A esse si apre un vasto campo di attività di evangelizzazione nelle rispettive famiglie, nelle associazioni e nella società.

L'ultimo capitolo del messaggio finale dell'Assemblea si concludeva con un'esortazione perentoria «Africa, alzati e cammina». Come è interpretata questa esortazione nel documento che il Papa si accinge a rimettere nelle mani del continente?

L'esortazione apostolica post-sinodale non nasconde le grandi sfide alla Chiesa e alla società africana, ma mette in risalto i doni con i quali il Creatore ha benedetto l'Africa, come il senso innato di Dio, la gioia di vivere, l'apertura alla vita, il valore della famiglia, il senso della festa, e via dicendo. A tanti valori tipici dell'Africa, il cristianesimo apporta la novità di Gesù Cristo, l'unico in grado di offrire la vera liberazione dalla paura degli spiriti cattivi, come pure dalle pratiche di magia e di stregoneria che causano tanti effetti negativi nella vita familiare e sociale. La parola rivolta a Bartimeo, mendicante cieco di Gerico: «Coraggio! Alzati, ti chiama», si riferisce all'Africa nel momento attuale. Solamente Gesù Cristo risorto, vincitore del peccato e della morte, può liberare l'Africa dalle forze che la paralizzano. Riconciliati con Dio e con il prossimo, i cristiani sono chiamati a diventare sempre di più costruttori di pace e operatori di giustizia, luce del mondo e sale della terra africana. (mario ponzi)

(©L'Osservatore Romano 17 novembre 2011)

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