Papa: la modernità non deve fare paura, ma essa non può costruirsi sull’oblio del passato
Benedetto XVI è in Benin, meta del suo 22mo viaggio internazionale, nel corso del quale consegnerà l’Esortazione apostolica “Africae munus” che contiene le conclusioni del Papa sul Sinodo per l’Africa. Evitare “scogli” come la sottomissione incondizionata alle leggi del mercato o della finanza, la politicizzazione estrema delle tensioni interreligiose a scapito del bene comune, o infine la disgregazione dei valori umani, culturali, etici e religiosi.
Cotonou (AsiaNews) - “La modernità non deve fare paura, ma essa non può costruirsi sull’oblio del passato”; va invece “accompagnata” evitando “scogli” come “la sottomissione incondizionata alle leggi del mercato o della finanza, il nazionalismo o il tribalismo esacerbato e sterile che possono diventare micidiali, la politicizzazione estrema delle tensioni interreligiose a scapito del bene comune, o infine la disgregazione dei valori umani, culturali, etici e religiosi”. Al suo arrivo a Cotonou, in Benin, meta del suo 22mo viaggio internazionale, Benedetto XVI ha indicato così uno dei problemi che investono non solo l’Africa, ma tutti quei Paesi che si trovano di fronte al contrasto tra modernizzazione e retaggio culturale.
Accolto in un clima festoso all’aeroporto internazionale "Cardinale Bernardin Gantin" dal presidente della Repubblica del Benin, Thomas Boni Yayi, il Papa ha sottolineato come “il passaggio alla modernità deve essere guidato da criteri sicuri che si basano su virtù riconosciute”, come “quelle che si radicano nella dignità della persona, nella grandezza della famiglia e nel rispetto della vita. Tutti questi valori sono in vista del bene comune, l’unico che deve primeggiare e costituire la preoccupazione maggiore di ogni responsabile. Dio si fida dell’uomo e desidera il suo bene. Sta a noi rispondergli con onestà e giustizia all’altezza della sua fiducia”.
“La Chiesa, da parte sua, dà il suo specifico contributo. Con la sua presenza, la sua preghiera e le sue diverse opere di misericordia, specialmente nel campo educativo e sanitario, essa desidera offrire ciò che ha di meglio. Vuole manifestarsi vicina a colui che si trova nel bisogno, a colui che cerca Dio. Desidera far comprendere che Dio non è inesistente o inutile come si cerca di far credere, ma che Egli è l’amico dell’uomo”.
Il viaggio di Benedetto XVI, che continuerà fino a domencia, ha al suo centro la consegna della Esortazione apostolica “Africae munus” che contiene le conclusioni del Papa sul Sinodo per l’Africa. Il documento, che sarà consegnato domenica ai vescovi africani, sottolinea l'uguale dignità dell'uomo e della donna, e in particolare evidenzia il ruolo unico e insostituibile della donna africana nella Chiesa e nella società. Lo ha anticipato il segretario generale del Sinodo, monsignor Nikola Eterovic in un'intervista all'Osservatore Romano. “Il Papa - ha spiegato Eterovic - invita i vescovi a incoraggiare la formazione delle donne perché possano assumere la loro parte di responsabilità nella comunità sociale ed ecclesiale. Da una parte, esorta tutti a contribuire a una necessaria promozione della donna liberandola da tutte le pratiche, anche ancestrali, che la umiliano e avviliscono. D'altra parte, mette in risalto le grandi doti femminili a servizio della riconciliazione attraverso l'accoglienza, la tenerezza, la misericordia, come pure a difesa della dignità umana e, in particolare, della vita. Le donne contribuiscono all'umanizzazione della società, soprattutto tramite l'educazione dei giovani. A esse si apre un vasto campo di attività di evangelizzazione nelle rispettive famiglie, nelle associazioni e nella società”.
Società di un continente che ha “grandi problemi e difficoltà, ma tutto il mondo ha grandi problemi e difficoltà”, come ha detto il papa durante il volo per il Benin, rispondendo ad alcune domande dei giornalisti che seguono la visita. Egli ha spiegato che considera l'Africa “polmone spirituale del mondo” perché “vi si trova un umanesimo fresco e il continente mostra una riserva di vita e di vitalità per il futuro sui cui possiamo contare”.
Ad una domanda su come il cattolicesimo viva il confronto con il crescente affermarsi delle Chiese evangeliche o pentecostali, che propongono una fede “attraente” e, per certi versi, “semplificata”, il Papa ha risposto: “non dobbiamo imitare queste comunità, ma chiederci cosa possiamo fare noi per dare nuova vitalità alla fede cattolica”. A partire dall’annuncio di un “messaggio semplice, profondo, comprensibile”. “Importante è che il cristianesimo non appaia come un sistema difficile, europeo, che un altro non possa comprendere e realizzare, ma come un messaggio universale che affermi che c’è Dio”, che “ci conosce e ci ama e che la religione vissuta fa nascere la collaborazione e la fraternità”. “Inoltre, che l’istituzione non sia troppo pesante: è sempre molto importante che sia prevalente l’iniziativa della comunità e della persona. E infine, direi anche una liturgia partecipativa ma non sentimentale: non deve essere basata solo sull’espressione dei sentimenti, ma caratterizzata dalla presenza del mistero nella quale noi entriamo, dalla quale ci lasciamo formare”.
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