Su segnalazione di Eufemia leggiamo:
Il Papa supera la retorica terzomondista
Nel viaggio in Benin la svolta: sotto accusa le classi dirigenti che hanno dissipato ingenti risorse
Alfonso Piscitelli
Benedetto XVI ha infranto in Benin lo schema del terzomondismo pietoso. Si è rivolto agli africani come a persone adulte, in grado perciò di riflettere sulle proprie responsabilità. In particolare, il Pontefice ha puntato il dito contro le classi dirigenti africane. La corruzione, la dissipazione delle risorse, le guerre continue hanno impedito fino ad ora all'Africa di esprimere le proprie potenzialità.
Potenzialità che invece Benedetto XVI vorrebbe oggi veder valorizzate: «L'Africa è uno dei polmoni spirituali del mondo» (non "il" polmone, come con una certa enfasi hanno trascritto molti media italiani). L'allegria dei popoli del Continente Nero, il loro fresco entusiasmo possono diventare doti positive nello scenario internazionale, ma a patto che le società africane sappiano superare due eredità ancestrali di segno negativo: il tribalismo e la stregoneria.
La coscienza individuale
Se la tribù diventa l'orizzonte omnipervasivo, la coscienza individuale non può svilupparsi. Ma è proprio la coscienza individuale che deve diventare il tempio interiore del rapporto col Divino.
L'educazione cristiana molto si basa sulla capacità di mantenere in equilibrio i due poli: la coscienza interiore (custode dell'insegnamento di Cristo: «Il Regno di Dio è dentro di voi») e il sentimento di comunità. Il tribalismo invece soffoca la vita dell'individuo, impedisce ogni forma di rinnovamento sociale. Non a caso ad esso si associa la recrudescenza delle credenze sulla stregoneria: non sono pochi i bambini albini o le donne reputate streghe che ogni anno vengono eliminate in Africa con rituali spesso crudeli. La diffusione del cristianesimo cerca di porre un argine a queste pratiche, talora con un paziente lavoro di "inculturazione".
La conseguenza della crisi di vocazioni
Vero è che da qualche anno l'attività dei missionari cattolici segna il passo: la crisi di vocazioni europee si riversa anche nel terzo mondo come crisi di missionari. Lo sforzo di evangelizzazione cattolica si riduce e nello stesso tempo la concorrenza diventa più forte. L'islam non è mai stata storicamente una "religione missionaria": la conversione all'islam di un popolo è quasi sempre avvenuto in conseguenza di una conquista militare. Tuttavia da quando la culla d'origine dell'islam - l'Arabia Saudita - si è trasformata nella maggior riserva di petrolio mondiale, le autorità salafite hanno sempre di più incentivato forme di missioni presso i popoli africani. Il Corano e i petroldollari conquistano porzioni sempre più ampie di Africa. Contemporaneamente, i protestanti americani hanno raggiunto successi significativi. Esemplare è proprio la storia dell'attuale presidente del Benin, nato musulmano e ora cristiano evangelico. Nei confronti del mondo musulmano Benedetto XVI cerca di raggiungere un delicato equilibrio da "coesistenza pacifica".
Le preoccupazioni ecclesiastiche
Ma il tono garbato del documento papale non nasconde le preoccupazioni per i casi sempre maggiori di conflittualità. In Libia la caduta del regime laico di Gheddafi rischia di lasciare campo libero ai fondamentalisti. Anche in Egitto, la comunità cristiana copta ha subito colpi sempre più duri da quando il regime di Mubarak ha perso l'appoggio degli Stati Uniti ed è tramontato. In Somalia gli Shabab islamici hanno creato un area di destabilizzazione che coinvolge anche il vicino Kenia. In Nigeria la setta islamica integralista Boko Haram attacca indistintamente i simboli della fede cristiana e quelli di marca anglo-americana.
Fuori dal marxismo
Ma ovviamente non è solo l'islam la matrice della violenza religiosa in Africa. L'Esercito del Signore, che con i suoi "bambini soldati" fa stragi in Uganda, esprime un cristianesimo regredito ad animismo, in cui gli Spiriti dei Morti e i loro (cattivi) consigli giocano un ruolo fondamentale. Questo in fondo conferma la bontà dell'insegnamento che Benedetto XVI impartisce al continente africano: perseguire la via della modernizzazione senza rinnegare i caratteri fondamentali dell'anima africana, confermare l'opzione fondamentale in favore della vita, respingendo i vincoli del tribalismo, dell'animismo e della stregoneria. Il Benin che ha accolto in maniera molto festosa il Pontefice è un paese in cui i cattolici sono soltanto il diciassette per cento. E tuttavia la Chiesa di Roma ha svolto un ruolo importante di mediazione, portando il paese fuori dal caos e dalle violenze della dittatura marxista. Il paese che prima della colonizzazione era sede di un regno ben organizzato (il Dahomey) rappresenta oggi un felice esempio di convivenza tra islamici, cattolici, protestanti e animisti africani.
© Copyright Il Secolo d'Italia, 24 novembre 2011
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