lunedì 7 novembre 2011

La discriminazione sessuale grave crimine contro l’umanità. Nell’udienza al nuovo ambasciatore della Repubblica Federale di Germania il Papa ricorda anche le immagini gioiose del suo viaggio (O.R.)

Nell’udienza al nuovo ambasciatore della Repubblica Federale di Germania il Papa ricorda anche le immagini gioiose del suo viaggio

La discriminazione sessuale grave crimine contro l’umanità

«Ogni persona, sia uomo, sia donna, è destinata a esserci per gli altri. Un rapporto che non rispetti il fatto che l’uomo e la donna hanno la stessa dignità, costituisce un grave crimine contro l’umanità». Lo ha sottolineato con forza Benedetto XVI nel discorso rivolto a Reinhard Schweppe, nuovo ambasciatore della Repubblica Federale di Germania presso la Santa Sede, ricevuto in udienza, nella mattina di lunedì 7, per la presentazione delle lettere credenziali. Facendo riferimento alla discriminazione sessuale delle donne, il Papa ha affermato che è ora di arginare in maniera energica la prostituzione nonché l’ampia diffusione di materiale dal contenuto erotico o pornografico, anche in internet. «La Santa Sede vedrà che l’impegno contro questi mali da parte della Chiesa cattolica in Germania si porti avanti in modo più deciso e chiaro» ha affermato il Pontefice.
Il pensiero di Benedetto XVI è poi andato alle immagini gioiose del recente viaggio in Germania. «Le molteplici dimostrazioni di simpatia e di stima che mi sono state riservate nelle varie tappe della mia visita, a Berlino, a Erfurt, a Etzelbach nonché a Friburgo, hanno superato di gran lunga ogni aspettativa» ha sottolineato il Papa, aggiungendo che ovunque ha potuto vedere come le persone anelino alla verità.
«Noi cristiani dobbiamo dare testimonianza alla verità, per darle forma nella vita personale, familiare e sociale» ha evidenziato il Pontefice. Benedetto XVI ha quindi rilevato che la visita ufficiale di un Papa in Germania può essere l’occasione per riflettere su quale servizio la Chiesa cattolica e la Santa Sede possono offrire a una società pluralistica, «come è presente nella nostra patria». Molti contemporanei, ha osservato il Pontefice, ritengono che l’influsso del Cristianesimo come pure di altre religioni consista nel plasmare una determinata cultura e un determinato stile di vita nella società. Un gruppo di credenti marca, attraverso il proprio comportamento, certe forme di vita sociale, che vengono adottate da altre persone, imprimendo così alla società un carattere specifico. «Quest’idea non è sbagliata — ha affermato il Papa — ma non esaurisce la visione che la Chiesa cattolica ha di se stessa». La Chiesa è convinta di non avere solo creato aspetti culturali comuni in diverse forme nei vari Paesi, e di essere stata a sua volta plasmata dalle loro tradizioni. La Chiesa cattolica è inoltre consapevole di conoscere, attraverso la sua fede, la verità sull’uomo e quindi di avere il dovere di intervenire in favore dei valori che sono validi per l’uomo in quanto tale, indipendentemente dalle varie culture.

(©L'Osservatore Romano 7-8 novembre 2011)

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