venerdì 25 novembre 2011

La questione di Dio nel Magistero di Benedetto XVI (Stanislaw Rylko)

Aperta dal cardinale presidente la plenaria del dicastero per i laici

La questione di Dio nel magistero di Benedetto XVI

«Non dobbiamo forse nuovamente ricominciare da Dio?». Cerca di dare una risposta alla domanda contenuta nel libro-intervista di Benedetto xvi Luce del Mondo la xxv plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, apertasi stamane -- giovedì 24 novembre -- a Roma sul tema: «La questione di Dio oggi». I lavori, che si concluderanno sabato 26, approfondiscono anzitutto l'argomento assembleare alla luce del magistero di Papa Ratzinger, con particolare riferimento alla vocazione e alla missione dei laici che vivono in un contesto socioculturale caratterizzato dall'eclissi del senso di Dio. Ha aperto l'assise la relazione di sintesi del cardinale presidente del dicastero, della quale pubblichiamo ampi stralci. E se la giornata di venerdì avrà il suo momento culminante con l'udienza pontificia, quella di sabato proporrà una riflessione sul linguaggio più adeguato per parlare di Dio all'uomo contemporaneo e sull'insegnamento dei grandi convertiti dall'ateismo. Durante la plenaria si studieranno inoltre le iniziative per il 2012, in particolare il Congresso per i laici cattolici dell'Africa, in programma in Camerun.

di Stanisław Ryłko

Uno dei temi-cardine del magistero di Benedetto xvi è la questione di Dio e la centralità di Dio nella vita dell'uomo. Nel suo discorso programmatico di inaugurazione del Pontificato, ha parlato di diversi deserti del nostro mondo e ne ha evidenziato uno in particolare: «Vi è il deserto dell'oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell'uomo. I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi».
La «crisi di Dio», che dilaga nella cultura post-moderna, genera una profonda «crisi dell'uomo», perché il rapporto dell'uomo con Dio è determinante per il suo rapporto con se stesso e con il mondo. Escludendo Dio dalla propria vita l'uomo rimane per se stesso un enigma indecifrabile. Ciò consente di comprendere più profondamente perché nel magistero di Benedetto xvi ritorni così spesso la questione della priorità e della centralità di Dio, ma non di un dio qualunque, bensì del Dio che si è rivelato nel volto di Cristo.
La scelta di Dio da parte dell'uomo non ha niente a che fare con una fuga verso l'intimismo, l'individualismo religioso, l'abbandono della realtà e dei suoi grandi e urgenti problemi economici, sociali e politici. Il tema di Dio e quello della fede nei nostri tempi sono diventati davvero scottanti. A questa drammatica erosione della fede oggi, il Papa ha deciso di rispondere con un'iniziativa molto significativa: l'indizione nella Chiesa di un Anno della fede, che avrà inizio l'11 ottobre 2012, nel 50° anniversario dell'apertura del concilio Vaticano ii. Nello stesso giorno ricorreranno anche i 20 anni della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, promulgato da Giovanni Paolo ii, allo scopo di dimostrare a tutti i fedeli la forza e la bellezza della fede. Ricordiamo che grande architetto di questa importante opera fu proprio il cardinale Joseph Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede.
Inoltre, Benedetto xvi dedica particolare attenzione al rapporto tra fede e ragione. Oggi più che mai c'è bisogno di una riconciliazione tra fede e ragione. Il Santo Padre non si stanca di ribadire l'insufficienza di una razionalità chiusa in se stessa e auspica con forza la necessità di allargare gli spazi della nostra razionalità, per riaprirla alle grandi questioni del vero e del bene. Al tempo stesso non cessa di metterci in guardia di fronte a un «accecamento della ragione per ciò che è essenziale».
Ma il Papa -- citando san Bonaventura -- vuole metterci in guardia anche dalla violentia rationis, «il dispotismo della ragione, che si fa giudice supremo e ultimo di tutto» (Conferimento del «Premio Ratzinger», 30 giugno 2011). Questo uso della ragione, però, che tenta di mettere Dio alla prova, sottoporlo all'esperimento, è certamente impossibile, «perché Dio non è un oggetto della sperimentazione umana. Egli è Soggetto e si manifesta soltanto nel rapporto da persona a persona: ciò fa parte dell'essenza della persona» (Ibidem). E così la ragione e la fede hanno bisogno l'una dell'altra.
Alla «crisi di Dio» diffusa specialmente nel mondo occidentale, Benedetto xvi risponde, lanciando un accorato appello alla nuova evangelizzazione. Il Papa è profondamente convinto che anche l'uomo del terzo millennio desidera una vita autentica e piena, ha bisogno di verità, di libertà profonda, di amore gratuito.
Al centro dell'annuncio che noi come Chiesa dobbiamo al mondo odierno, è necessario -- però -- porre veramente Dio. Potrebbe sembrare una cosa scontata, ma purtroppo non lo è. Il cardinale Ratzinger ci ha avvertito con insistenza del rischio di un certo cristianesimo e di una certa teologia «che riducono il nocciolo del messaggio di Gesù, il “Regno di Dio”, ai “valori del Regno”, identificano questi valori con le grandi parole d'ordine del moralismo politico, e proclamandole, nello stesso tempo, come sintesi delle religioni. Dimenticandosi, però, così, di Dio, nonostante sia proprio Lui il soggetto e la causa del Regno di Dio. Al suo posto rimangono grandi parole (e valori) che si prestano a qualsiasi tipo di abuso» (L'Europa di Benedetto nella crisi delle culture, Cantagalli 2005, pg. 34).
Qual è dunque la via di uscita da questa situazione così difficile per la fede in Dio? Secondo il Santo Padre, il mondo di oggi ha un bisogno urgente di cristiani che siano veri «uomini di i Dio» e veri «adoratori di Dio», uomini cioè che non soltanto parlino di Dio, ma soprattutto parlino con Lui. In altre parole - ha affermato il cardinale Joseph Ratzinger -- «ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo» (Ibidem, pp. 63-64). Proprio qui, secondo Benedetto xvi, si giocano le sorti della nuova evangelizzazione nei nostri tempi.

(©L'Osservatore Romano 25 novembre 2011)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mercier, su La Vie, ricorda un anniversario importante, Eufemia
http://www.lavie.fr/sso/blogs/blog.php?id=71