Non siate tristi
Una riflessione sulla vita eterna all’Angelus di oggi
“Se togliamo Dio, se togliamo Cristo, il mondo ripiomba nel vuoto e nel buio”. Lo ha affermato, stamattina, Benedetto XVI, prima di guidare la recita dell’Angelus, da piazza San Pietro.
Senza Dio, ripiombiamo nel buio. “Le letture bibliche dell’odierna liturgia domenicale – ha detto il Papa - ci invitano a prolungare la riflessione sulla vita eterna, iniziata in occasione della Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Su questo punto è netta la differenza tra chi crede e chi non crede, o, si potrebbe ugualmente dire, tra chi spera e chi non spera”. Il Pontefice ha, quindi, ricordato, quanto scrive san Paolo ai Tessalonicesi: “Non vogliamo lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza”. “La fede nella morte e risurrezione di Gesù Cristo segna, anche in questo campo, uno spartiacque decisivo – ha osservato il Santo Padre -. Sempre san Paolo ricorda ai cristiani di Efeso che, prima di accogliere la Buona Notizia, erano ‘senza speranza e senza Dio nel mondo’. Infatti, la religione dei greci, i culti e i miti pagani, non erano in grado di gettare luce sul mistero della morte, tanto che un’antica iscrizione diceva: ‘In nihil ab nihilo quam cito recidimus’, che significa: ‘Nel nulla dal nulla quanto presto ricadiamo’”. In realtà, ha sottolineato Benedetto XVI, “se togliamo Dio, se togliamo Cristo, il mondo ripiomba nel vuoto e nel buio. E questo trova riscontro anche nelle espressioni del nichilismo contemporaneo, un nichilismo spesso inconsapevole che contagia purtroppo tanti giovani”.
Speranza invincibile. “Il Vangelo di oggi – ha rammentato il Papa - è una celebre parabola, che parla di dieci ragazze invitate ad una festa di nozze, simbolo del Regno dei cieli, della vita eterna. È un’immagine felice, con cui però Gesù insegna una verità che ci mette in discussione; infatti, di quelle dieci ragazze: cinque entrano alla festa, perché, all’arrivo dello sposo, hanno l’olio per accendere le loro lampade; mentre le altre cinque rimangono fuori, perché, stolte, non hanno portato l’oli”. Ma “che cosa rappresenta questo ‘olio’, indispensabile per essere ammessi al banchetto nuziale? Sant’Agostino e altri antichi autori – ha spiegato il Pontefice - vi leggono un simbolo dell’amore, che non si può comprare, ma si riceve come dono, si conserva nell’intimo e si pratica nelle opere. Vera sapienza è approfittare della vita mortale per compiere opere di misericordia, perché, dopo la morte, ciò non sarà più possibile”. Infatti, “quando saremo risvegliati per l’ultimo giudizio, questo avverrà sulla base dell’amore praticato nella vita terrena”. E “questo amore è dono di Cristo, effuso in noi dallo Spirito Santo. Chi crede in Dio-Amore porta in sé una speranza invincibile, come una lampada con cui attraversare la notte oltre la morte, e giungere alla grande festa della vita”. A Maria, Sedes Sapientiae, il Santo Padre ha chiesto “di insegnarci la vera sapienza, quella che si è fatta carne in Gesù. Lui è la Via che conduce da questa vita a Dio, all’Eterno. Lui ci ha fatto conoscere il volto del Padre, e così ci ha donato una speranza piena d’amore”. Per questo, “alla Madre del Signore la Chiesa si rivolge con queste parole: ‘Vita, dulcedo, et spes nostra’. Impariamo da lei a vivere e morire nella speranza che non delude”.
Preoccupazione per Nigeria e Genova. “Seguo con apprensione – ha affermato Benedetto XVI, dopo l’Angelus - i tragici episodi che si sono verificati nei giorni scorsi in Nigeria. Mentre prego per le vittime, invito a porre fine ad ogni violenza, che non risolve i problemi, ma li accresce, seminando odio e divisione anche fra i credenti”. Altro motivo di preoccupazione quello che sta avvenendo a Genova: “Il pensiero oggi non può non andare alla città di Genova, duramente colpita dall’alluvione. Assicuro la mia preghiera per le vittime, per i familiari e per quanti hanno subito gravi danni. La Madonna della Guardia sostenga la cara popolazione genovese nell’impegno solidale per superare la prova”.
Saluti plurilingue. Nei saluti in varie lingue, il Papa ha ripreso le letture odierne. In francese ha detto: “Di fronte alle incertezze della vita, non dobbiamo aver paura di affidarci” al Signore, anzi “diamogli il primo posto nella nostra vita e cammineremo con fiducia verso la felicità eterna”. In inglese ha auspicato: “Possa la luce della fede guidarci sempre e possa il dono dell’amore cristiano crescere forte nei nostri cuori e nelle nostre azioni mentre camminiamo verso l’eterna festa di nozze”. In spagnolo il Pontefice ha dichiarato: “La liturgia di oggi ci invita a vivere alla saggezza della vigilanza, per entrare nel banchetto eterno. L'incontro con Dio che non s’improvvisa, è qualcosa che dovrebbe percorrere per tutta la vita. Dio ‘lo incontra chi lo cerca’”. Il Santo Padre ha ricordato, poi, che “oggi è un anno a Barcellona, ho avuto la gioia di dedicare la basilica della Sagrada Familia, ammirevole opera di tecnica, bellezza e fede, che concepì il servo di Dio Antonio Gaudí, geniale architetto”. In polacco ha invitato a seguire “l’esempio dei Santi” e a vegliare, “affinché non si spengano le lampade della nostra fede e dell’amore. Allora potremo attendere il giorno ignoto e l’ora della venuta del Signore senza timore, ma con la speranza e con la pace”.
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