sabato 12 novembre 2011

Padoin, il vescovo che disse no a Maradona (Francesco Antonio Grana)

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

Padoin, il vescovo che disse no a Maradona

Francesco Antonio Grana

"Non chiamatelo Maradona". Era il 2003 quando l'allora vescovo di Pozzuoli, mons. Silvio Padoin, si oppose duramente all'ipotesi di ribattezzare con il nome del mitico "pibe de oro" lo stadio napoletano di Fuorigrotta, intitolato nel 1961 all'apostolo delle genti, e che rientra nel territorio della diocesi puteolana. "Vogliono cancellare le tracce del passaggio di san Paolo in questa terra", sostenne Padoin. "Come cristiani - proseguì il prelato - diciamo no a questo baratto. Ci sorprende la decisione e l'appoggio che la proposta sta trovando anche tra i gruppi politici di convinzione e formazione cattolica. Dare nuova denominazione allo stadio - sottolineò il vescovo - ci umilia come cristiani e appare paradossale. Non è possibile in questo modo cancellare anni di storia e di testimonianza. È la perdita della memoria e dell'identità storica dell'area".
La notizia fece il giro del mondo e venne ripresa perfino da "The Daily Telegraph". "Naples risks 'wrath of God' for linking Maradona with St Paul" ("Napoli rischia 'l'ira di Dio' per il paragone di Maradona con san Paolo"), titolò il quotidiano del Regno Unito. Al vescovo di Pozzuoli fece subito eco un maradoniano della prima ora, l'avvocato Claudio Botti. "Mi sembra strumentale e tardiva questa iniziativa; se andava fatto, era prima, non certo adesso. La cosa non mi convince affatto". Di parere opposto l'ex presidente del Napoli Corrado Ferlaino. "Papà e io - dichiarò nel 2003 il figlio Luca - pensiamo che Diego sia stato il giocatore che ha dato di più al Napoli. Il suo nome richiama la gestione di mio padre e i successi più importanti". Al coro dei favorevoli si aggiunse subito il professore Giovanni Verde, ex vicepresidente del Csm. "Stadio Maradona, perché no? Bisogna distinguere fra l'uomo e il calciatore e da capitano azzurro l'argentino ha portato il Napoli a vette sportive che, temo, saranno ineguagliabili".
Fra coloro che, invece, sostennero la posizione del vescovo di Pozzuoli, ci fu il sovrintendente Nicola Spinosa "perché - affermò - Diego è stato una cometa che ha illuminato il cielo di Napoli per poi sparire; insomma, oggi Maradona non c'è più, ma ci sono ancora i tifosi azzurri; e allora chiamiamolo stadio Tifosi Napoletani, loro lo meriterebbero davvero". Poi il dibattito improvvisamente si placò e l'ipotesi tanto dibattuta cadde nell'oblio fino a oggi. Da quando il sindaco di Napoli ha annunciato che entro la fine del 2011 sarà pronto il progetto di ristrutturazione dello stadio di Fuorigrotta, è tornata alla ribalta l'idea di intitolare il complesso sportivo alla stella argentina del calcio che fece avverare i sogni dei tifosi partenopei.
Con il "pibe de oro" il Napoli vinse due scudetti (1986-87 e 1989-90), una Coppa Italia (1986-87), la Coppa UEFA nel 1988-89 e la Supercoppa italiana nel 1990. "Voglio diventare l'idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires". Le prime parole di Diego Armando Maradona al San Paolo scaldarono i cuori dei settantamila supporter che affollarono lo stadio quel 5 luglio 1984. Oggi, dopo più di ventisette anni, il suo mito è più che mai vivo tra le migliaia di tifosi azzurri che sognano il terzo scudetto e la Champions League.

© Copyright Il Denaro, 12 novembre 2011

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