Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
Parole e bellezza per vincere la mafia
Francesco Antonio Grana
"Il Nord paga l'ottusità della Lega davanti alla mafia". La voce flebile di mons. Giancarlo Maria Bregantini non impedisce a quest'uomo trentino, divenuto prete e poi vescovo al Sud, di fare delle affermazioni forti e controcorrente. Alla critica al partito di Umberto Bossi ne segue una all'autore di "Gomorra". "Per combattere la mafia - afferma Bregantini nel suo nuovo libro "Non possiamo tacere", edito da Piemme, scritto a quattro mani con la giornalista Chiara Santomiero - non basta denunciare le negatività - come fanno Saviano e altri autori - che conoscono i fatti in maniera approfondita e fanno benissimo a descriverli con la necessaria crudezza. La loro chiarezza e lucidità - prosegue il prelato - ci aiuta a capire. Ma non basta! A noi - Chiesa e società civile, tutti e ciascuno - tocca il compito di andare oltre, di raccontare e valorizzare il positivo che già c'è, di seminare il bene e il bello, altrimenti si rischia di rimanere schiacciati dall'orrore, incastrati in una logica del male, che fa emergere l'azione della mafia come vincente, oppressiva, senza speranza di redenzione, impossibile da vincere. Non basta la conoscenza delle situazioni - sottolinea Bregantini - non basta neppure l'intelligenza. È la volontà che cambia le cose. Ed essa trae energia e stimoli dal colore, dalla gioia, dal positivo, dalla speranza".
In "Non possiamo tacere" l'Arcivescovo di Campobasso-Bojano, ripercorre il suo incontro con la mafia nel periodo in cui visse il suo sacerdozio nelle carceri pugliesi e nei tredici anni in cui fu chiamato dal beato Giovanni Paolo II a guidare la Diocesi di Locri-Gerace. Proprio al tempo del suo episcopato calabrese, iniziato nel 1994, risale l'incontro con Luigi de Magistris, dal 1996 al 1998 sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro, dove tornò come Pm dal 2003 al 2008. Con il sindaco di Napoli, Bregantini ha ripercorso la comune battaglia contro la mafia presentando il suo libro, il 21 novembre, nella Sala degli Angeli dell'Università Suor Orsola Benincasa. L'incontro, introdotto dal rettore Lucio d'Alessandro, e moderato dalla giornalista de "Il Mattino" e presidente UCSI Campania Donatella Trotta, ha visto protagonista, insieme con gli autori del volume e il sindaco del capoluogo partenopeo, don Tonino Palmese, referente campano di "Libera" e direttore dell'ufficio giustizia, pace e creato della Chiesa di Napoli.
"Possiamo definire il nostro un Paese normale anche se dobbiamo scortare gli scrittori, gli attori e i sacerdoti?", si è domandato de Magistris. "Oggi assistiamo - ha sottolineato il sindaco - all'immedesimazione delle mafie nelle istituzioni. È un cancro che si può sconfiggere". Gli ha fatto eco don Tonino Palmese: "La legalità dovrebbe coincidere con la normalità. Il Vangelo - ha aggiunto il sacerdote che vive la sua vita accanto alle vittime innocenti di camorra - ci dà le coordinate giuste per lottare contro la mafia. Dobbiamo sconfiggere la doppia morale, quella che ci fa distinguere il vissuto personale da quello sociale. E anche qui - ha evidenziato Palmese - bisogna ammettere che il cattolicesimo non è esente da colpe. La Chiesa deve alzare sempre di più la voce". Nelle parole di Donatella Trotta il ricordo dei tanti innocenti uccisi dalla mafia che, ha sottolineato la giornalista, ha paura solo della cultura. "La cosa peggiore, diceva Martin Luther King, - ha ricordato Trotta - non è la cattiveria dei malvagi ma il silenzio dei giusti". Come affrontare il male? Come sconfiggere la mafia? Mons. Bregantini risponde facendo sue le tre parole chiave indicate da don Tonino Bello: annunciare, denunciare e rinunciare. "Nulla di più dell'esempio convince oggi i giovani e la gente. Nei confronti della 'ndrangheta - ha concluso il prelato - la forza dell'esempio rende credibili i nostri proclami e le scelte evangeliche".
© Copyright Il Denaro, 26 novembre 2011
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