sabato 5 novembre 2011

Ravasi mette bocca su tutto ma tace se si tratta di difendere il Papa (Siniscalchi). Monumentale

Leggiamo questo commento monumentale che non ha bisogno di ulteriori precisazioni o puntualizzazioni salvo una: il problema segnalato da Siniscalchi (il silenzio della gerarchia ecclesiastica) non riguarda solo il card. Ravasi ma la maggioranza dei vescovi e dei cardinali, curiali, diocesani o emeriti. Mi permetto di riportare il pezzo per intero e di evidenziare in rosso gli affondi migliori. Si tratta di un commento durissimo che, ripeto, riguarda TUTTA la gerarchia cattolica (salvo lodevolissime eccezioni) e la sua debolezza su cui finalmente qualcuno ha alzato il velo.
R.

Fervori "dialoghisti"

Ravasi mette bocca su tutto ma tace se si tratta di difendere il Papa

Claudio Siniscalchi

Sono passati sei anni da quando Joseph Ratzinger è salito sulla cattedra di Pietro con il nome di Benedetto XVI. Un periodo di tempo abbastanza sufficiente per tirarne un bilancio. Ha fatto bene? Ha fatto male? Ha fatto un po’ bene e un po’ male? Per Marco Politi, vaticanista di «la Repubblica» approdato oggi al «Fatto Quotidiano», non ne ha azzeccata una. Benedetto XVI ha sbagliato tutto. Lo sostiene in un saggio fresco di stampa: “Joseph Ratzinger. Crisi di un papato” (Laterza, p. 344, € 18), al quale pone la preziosa introduzione il giurista Stefano Rodotà.
Il «Politi pensiero» sul ruolo dell’attuale pontefice viene recensito dal «Domenicale» de «Il Sole 24 Ore» (9 ottobre), con grande favore, da Massimo Teodori. La Chiesa, seguendo Ratzinger, ha imboccato una china regressiva. Una vera e propria catastrofe, zeppa di insuccessi. Il discorso di Ratisbona che ha fatto infuriare i mussulmani. Le alienazioni delle simpatie ebraiche. L’ostinata opposizione all’uso dei preservativi per fronteggiare l’AIDS in Africa. Il riassorbimento dei vescovi scismatici di Lefebvre, tra cui un negazionista. Le reticenze e la sabbia gettata a palate sulla questione della pedofilia ecclesiastica. Teodori condivide i gravi (in taluni casi gravissimi) rilievi mossi da Politi. Con Ratzinger la Chiesa di Roma sta franando. Chiuso solitario nei palazzi apostolici, lontano dal mondo vivo e reale, curvo sui libri di teologia, il Pontefice sbaglia ogni mossa.
Che dire? A dire qualcosa ci pensa la studiosa Lucetta Scaraffia. Sulla stessa edizione del «Domenicale» ribatte punto su punto le contestazioni di Politi (fatte proprie da Teodori). E non usa mezzi termini. Scaraffia contesta innanzitutto l’uso delle fonti, questione centrale nell’investigazione storica. Rileva che sono parziali e spesso piegate allo scopo della polemica.
E troppi pareri riportati virgolettati sono di alti prelati, tutti però rigorosamente anonimi, fra cui alcune rivelazioni su cosa accadde durante l’elezione di Benedetto XVI. Chi partecipa al conclave giura su Dio e si impegna a non rivelare nulla. Appena esce invece si confessa con Politi: che razza di fonte è mai questa?
Inoltre vengono menzionati solo gli aspetti negativi dei sei anni di pontificato, omettendo di citare i successi, come ad esempio i viaggi negli Stati Uniti, Inghilterra e Germania. Ci sarebbe ancora molto da dire. Ma mettiamoci un punto. Sia Politi che Teodori sono vittime di un pregiudizio anticristiano, e il loro lavoro giornalistico (lasciamo stare la storiografia, per carità) si regge su queste gambe. Si potrà obiettare che Lucetta Scaraffia difende la Chiesa da posizioni cattoliche.
È vero. Difende la Chiesa da posizioni cattoliche. Quello che non fa il cardinale Gianfranco Ravasi, ministro della cultura della Chiesa ratzingeriana (Benedetto XVI lo ha nominato vescovo e Presidente del Pontificio consiglio della cultura nel 2007, e lo ha elevato a cardinale nel 2010) e storico collaboratore del «Domenicale». Ravasi scrive a mitraglia. Infatti «Il Sole» annuncia, sempre sullo stesso numero, corredato da un suo articolo su teologia e fisica, che il cardinale ha addirittura un blog all’interno della piattaforma del giornale. Un tema così determinante, corredato da un capo di accusa così potente, avrebbe davvero meritato un suo intervento.
Ma il bel faccione sorridente di Ravasi dà l’impressione di trovarsi lì per puro caso. Infatti sempre sul «Domenicale» della settimana successiva (16 ottobre), a testimonianza delle tante lettere ricevute, ne viene pubblicata una di un lettore, alla quale risponde ancora Lucetta Scaraffia.
Nella risposta ribadisce la debolezza dell’impianto storiografico del libro di Politi. Non trattasi di bilancio del pontificato, ma di ostile requisitoria. E cosa fa il cardinale Ravasi? Fa sentire il suo parere, emette un flebile pensiero? Macché.
Naturalmente scrive, come sempre. È l’anticipazione di un più corposo testo estratto da un volume collettivo: “Il cortile dei gentili. Credenti e non credenti di fronte al mondo d’oggi”, edito da Donzelli. Certo, il dialogo è importante. Ci mancherebbe! Ma la verità è altra cosa.
Se sulle pagine alle quali collabora da anni con autorevolezza, Benedetto XVI viene incalzato e demolito con argomentazioni davvero bizzarre, possibile che il ministro della cultura della Chiesa non avverta l’opportunità di esprimere una precisazione, un punto di vista, un commento, un semplice pensiero? Se anche l’esponente ufficiale della cultura cattolica chiude gli occhi, si tappa le orecchie, volge dall’altra parte lo sguardo, lasciando sola nella polemica una storica intelligente e coraggiosa, che se ne infischia del «politicamente corretto» e difende le ragioni del Pontefice messo alla berlina, la dice lunga sull’utilità di certe istituzioni vaticane. Naturalmente Ravasi potrà sempre dire che non era il caso di rispondere, che l’avrebbe voluto fare ma gli è mancato il tempo, che la funzione ricoperta gli impedisce di scendere nell’agone, che era impegnato nella stesura dell’ennesimo testo per l’ennesimo libro sui rapporti tra credenti e non credenti. Oppure semplicemente che si trovava al Pontificio consiglio della cultura, o sul «Sole 24 ore», per caso.
Al di là degli scherzi, è chiaro perché Ravasi non ha nessuna voglia di affrontare il tema: è «politicamente scorretto». Ravasi, giustamente, crede nel dialogo con gli atei. Per questa ragione, raccogliendo l’invito di Benedetto XVI, ha dato vita al «Cortile dei gentili», cenacolo di pensatori, perlopiù ricco di contestatori, blandi o ardimentosi, della Chiesa cattolica. L’anticipazione sul «Domenicale» era appunto il suo contributo al dialogo, inserito assieme a quelli di Julia Kristeva, Sergio Givone, Massimo Cacciari, Augusto Barbera, Vincenzo Balzani e Giuliano Amato. Il «Cortile» ricorda molto la cattedra dei non credenti di martiniana memoria. Chi si oppose e la contestò si beccò l’accusa di «oscurantista». Oggi l’hanno capito tutti che non è servita a niente. O meglio: è servita solo al cardinale Martini per diventare una celebrità mediatica, un antipapa di sinistra da opporre al reazionario Giovanni Paolo II, amato da «la Repubblica» e il «Corriere della Sera» e dal composito universo radical chic italiano.
Nel fervore «dialoghista» il cardinale Ravasi sceglie come interlocutore Julia Kristeva. Cioè psicoanalisi, semiotica e strutturalismo elevati all’ennesima potenza. La linguista francese intravvede all’orizzonte un «nuovo umanesimo». Voi pensate: cristiano? Macché, sciocchezze! Un umanesimo ostile alla Chiesa, poiché rimanda a coloro che hanno contribuito in maniera mirabile a demolire il cristianesimo, da Voltaire al divino marchese de Sade. Tutto frullato aggiungendo abbondanti dosi di Lacan e femminismo oltranzista. Un polemico articolo di Francesco Angoli su «Il Foglio» (31 ottobre) ha rilevato questa così palese incongruenza. Ma a che serve, si è domandato, dialogare con Julia Kristeva, invitarla addirittura ad Assisi? Il direttore Giuliano Ferrara, in una replica, ha difeso apertamente Ravasi, ritenendolo «uomo di chiesa e di cultura che lavora con il Papa e per il Papa, forte delle sue idee e, credo, consapevole della distanza fra dibattito e magistero. Però il magistero non è e non può essere una prigione».
Rimane però il nostro dubbio: cosa possa uscire da questo dialogo non ci è dato di capire. Ma il cardinale, certamente, ne saprà più di noi. Parla e scrive volentieri Ravasi, quando si tratta di cimentarsi con argomenti alla moda, molto progressisti, molto salottieri.
Ma mentre accoltellano il Papa alla schiena, bombardano selvaggiamente il suo operato, attraverso un libello zeppo di luoghi comuni, il fine intellettuale e teologo, l’influente ministro della Chiesa, mette il silenziatore.
Si è mai visto un vescovo e poi cardinale nominato dal Papa, e da quello stesso Papa messo a capo di un importante dicastero vaticano, difendere quel medesimo Papa dagli attacchi pretestuosi di un sistematico denigratore della Chiesa e del Papato? Meglio lasciar perdere. Più saggio lasciar perdere. Ecco, appunto: lasciamo perdere.

© Copyright L'Occidentale, 5 novembre 2011

16 commenti:

mariateresa ha detto...

Raffaella, tu hai ragione.
Sinceramente devo dire però che questo non è accaduto solo a Benedetto. Infatti rimanere prudentemente solo nel politicamente corretto è uno sport praticato in tutte le epoche e anche nei riguardi di altri papi. Ricordate qualcuno che sia intervenuto a difesa di Paolo VI? O di Giovanni Paolo I quando dicevano che era un ignorantone che non sapeva scriversi le omelie? Nel caso di Benedetto questo non hanno il coraggio di scriverlo (ci mancherebbe!!!) e allora sono stati svegli la notte per inventarsene.A furia di pensarci altre cose si possono inventare.
Perchè Benedetto non DOVEVA andare bene. Non può e basta.
Noi scherziamo sui pannoloni ma in realtà è la solita storia di Don Abbondio. Il cardinale Ravasi è un intellettuale di valore. Basta.
Il coraggio non si impara sui libri.
Quanto a Politi non ho mai visto nessuno, tranne Sergio Soave, prenderlo a brutto grugno.E non credo che dipenda dal fatto che ha la barba.
Persino la Sala stampa ha fatto il cazziatone a Tornielli una volta, ma non a Politi.Se qualcuno mi spiega l'arcano gli preparo i tortellini personalmente.

Raffaella ha detto...

Gia'...forse in sala stampa qualcuno dovrebbe spiegarci come mai certi vaticanisti sono piu' uguali di altri.
Non tutti sono fortunati come Papa Wojtyla che aveva il parafulmine Ratzinger.
Chissa' se e' mai stato ringraziato per i suoi sacrifici.
R.

Anonimo ha detto...

Dai libri alle armi spesso il passo è breve. Vedi l'attentato al vescovo di Firenze.

Anonimo ha detto...

Hai mille volte ragione, Raffa! Io apprezzo l'intellettuale Ravasi, ma che tipo di uomo è, quale spessore umano ha, è capace di indignarsi di fronte alle carognate come quella di P? Che delusione. E gli altri? I cosiddetti ratzingeriani e gli atei devoti, tutti zitti. Non fosse stato per la Scaraffia e ora per Siniscalchi sarebbe il silenzio sull'ignobile porcheria di P. Navarro-Valls avrebbe fatto fuoco e fiamme per difendere Wojtyla per molto meno. E qui torniamo al solito punto. Hanno significato i termini calore, affetto, simpatia se riferiti all'uomo Joseph Ratzinger? Perchè tanti voltamo la faccia quando si tratta di difenderlo?
Alessia

Andrea ha detto...

Siamo passati in pochi anni dalla "Cattedra dei non credenti" in diocesi di Milano all' "Angolino dei credenti" sulle Cattedre Laiciste ("Il Sole 24 ore", "La Stampa"...).

Anonimo ha detto...

Si,probabilmente il Papa ha sbagliato in qualcosa...nel nominare Ravasi cardinale... ma ha visto giusto nel non nominarlo arcivescovo di Milano!
politi...questa è per te!

laura ha detto...

Condivido l'articolo anche se non son d'accordo sul giudizio che viene fatto su alcune scelte el Pap, defindnole "errori": sarà i ltempo a dare ragione al Papa e i frutti del vSuo operare si vedranno, grazie allo Spirito Santo. Quanto a ravasi: troppo in vista e troppo preoccupato di fare l'intellettuale per occuparsi del Papa e prenderne le difese. Ha paura di essere meno osannato e di condividere la Croce con Benedetto XVI? scusate se sono eccessivamente dura

Francesco ha detto...

Un cardinale, come e più di ogni altro cristiano, deve mostrarsi un intrepido difensore della fede. Un cardinale riceve la porpora non per sfoggiarla, ma per per tenere sempre bene a mente che deve dare tutto se stesso alla Chiesa, fino all'effusione del sangue. Ora, io non pretendo certo che sua eminenza venga ucciso in spregio alla fede, ma nel suo ambiente c'è davvero molto per cui "effondere il sangue", metaforicamente parlando. Gli atei ci criticano e ci attaccano senza pietà e noi ce ne stiamo zitti e muti? Questo non è un dialogo, è un inutile quanto dannoso monologo. Rimpiango i tempi di Tertulliano, Origene, Ambrogio, Agostino...

Anonimo ha detto...

ma Ravasi è troppo impegnato a promuovere se stesso,non ha tempo per altro;si,siamo stati fortunati che non è stato eletto alla diocesi ambrosiana.......

nonno ha detto...

ecco, questa è una scelta che poco ho capito, Ravasi cardinale e Ravasi che deve dialogare con i non credenti. Ma lui con i non credenti da tempo ci va a braccetto, vedi Eco, e non certo per dispute appassionate. Ti pare che se un mio amico (e ne ho tanti non credenti o politicamente diversi da me) avesse criticato il Papa sulla sua preaparazione, non avrei scritto qualcosina al riguardo....A meno che quando siamo in privato non condivida le sue teorie, e magari l'input per avanzarle non gli derivi proprio da me.... (ormai sono troppo vecchio per pensare sempre bene)

gemma ha detto...

Politi, Teodori, Rodotà, tutti pro aborto, eutanasia e abolizione del papato, cosa possono dire di un papa che fa il papa? Ma andiamo, su
Politi poi è stato testimone di un pontificato su cui ha scritto libri entusiasti dove il profilattico non era consentito, il sacerdozio alle donne nemmeno, le unioni omosessuali idem, la comunione ai divorziati manco a parlarne, l'aborto condannato come omicidio, la vita difesa dall'inizio alla fine, ma per tutto questo gli è scattata l'amnesia. Ricorda solo Assisi, i mea culpa e gli abbracci ecumenici con Al Azhar. Che poi nonostante quelli la gente in terra islamica muoia per motivi religiosi, è irrilevante. Ed è un errore tentare di parlarne (vedi Papa a Ratisbona). Non sia mai
Sapete che vi dico? Non so se mi piacerebbe un papa che piace a Politi, Teodori e Rodotà. Anzi lo so, non sarebbe il papa che può dirmi qualcosa e continuino pure così, i loro libercoli mi rafforzano nelle mie scelte di vita

un passante ha detto...

a proposito di Politi, lo ricordo sconvolto nel commentare il trasferimento di Fitzgerald dal consiglio per il dialogo interreligioso all'Egitto. Probabilmente a Ratisbona aspettava il papa al varco e non è del tutto immune da responsabilità sulla divulgazione preconcetta della famosa frase sul Paleologo. Mi ha sempre sconvolto pensare che dopo questo continuasse tranquillo a salire al seguito sugli aerei papali. Sarà che non sono credente, ma di fronte a certe cose sono senza misericordia (esattamente come lui col papa d'altronde) e glielo davo io il seguito papale

Raffaella ha detto...

Io invece sono credente eppure concordo perfettamente con Passante!
R.

Andrea ha detto...

Una cosa è un uomo (o una donna) che usa l'intelletto - tutt'altra cosa è un "intellettuale".
Diceva Totò: "Siamo uomini o caporali?"

Anonimo ha detto...

Scrivete, scrivete contro il Card. Ravasi...voglio poi vedere i vostri post se diventerà Papa... la stessa cosa facevano qualche anno fa altri contro l'allora Carde. Ratzinger, ben lontani dal pensare che diventasse Papa!

Raffaella ha detto...

Perche' hanno smesso di tirare le pietre all'ex cardinale Ratzinger?
R.