"Road map" del Papa per Africa: Ripartire da liberazione donne
In esortazione apostolica lotta a aids,nodo immigrati,stregoneria
Roma, 19 nov. (TMNews)
L'impegno della Chiesa per la pace e la riconciliazione in un continente attraversato da guerre e conflitti etnici, la lotta all'aids, il nodo delle migrazioni e dello sfruttamento coloniale che rovina l'ambiente. Sono alcuni dei temi affrontati nell'esortazione apostolica 'Africae munus' (L'impegno dell'Africa) che, dopo il sinodo dei vescovi sull'Africa che si è svolto in Vaticano nell'ottobre del 2009, il Papa ha firmato oggi e consegnerà domani ai vescovi africani nel terzo ed ultimo giorno del suo viaggio in Benin. Una sorta di 'road map' per la Chiesa in Africa che pone l'accento sulla "liberazione delle donne" in un continente che per Benedetto XVI ancora non valorizza a sufficienza quello che Wojtyla chiamava il "genio femminile".
"Quando mi sono recato in terra africana - scrive il Papa in riferimento al suo viaggio in Camerun e Angola nel 2009 - ho ricordato con forza che 'bisogna riconoscere, affermare e difendere l'uguale dignità dell'uomo e della donna: sono ambedue persone, a differenza di ogni altro essere vivente del mondo attorno a loro'. L'evoluzione delle mentalità in questo campo è, purtroppo, eccessivamente lenta. La Chiesa ha il dovere di contribuire a questo riconoscimento e a questa liberazione della donna seguendo l'esempio dato da Cristo che la valorizzava. Creare per lei uno spazio in cui poter prendere la parola e in cui poter esprimere i suoi talenti, attraverso iniziative che rafforzino il suo valore, la sua autostima e la sua specifi cità, le permetterebbe di occupare un posto uguale a quello dell'uomo nella società - senza confusione, né livellamento della specificità di ciascuno -, dato che entrambi sono 'immagine' del Creatore".
Scrive ancora Benedetto XVI: "Se è innegabile che dei progressi sono stati compiuti per favorire la promozione e l'educazione della donna in certi Paesi africani, ciononostante, nell'insieme, la sua dignità, i suoi diritti così come il suo apporto essenziale alla famiglia ed alla società continuano a non essere pienamente riconosciuti, né apprezzati. Così la promozione delle ragazze e delle donne è spesso meno favorita di quella dei ragazzi e degli uomini. Troppo numerose sono ancora le pratiche che umiliano le donne e le avviliscono, in nome della tradizione ancestrale. Con i Padri sinodali, invito insistentemente i discepoli di Cristo a combattere ogni atto di violenza contro le donne, a denunciarlo e a condannarlo.93 In questo contesto, converrebbe che i comportamenti all'interno stesso della Chiesa siano un modello per l'insieme della società".
Anche quando si rivolge agli uomini africani, il Papa sottolinea: "La vostra testimonianza resa alla dignità inviolabile di ogni persona umana sarà un antidoto efficace per lottare contro alcune pratiche tradizionali che sono contrarie al Vangelo e che opprimono particolarmente le donne". Nell'esortazione post-sinodale Benedetto XVI si mostra allarmato anche per la condizione dei giovani ("Cari giovani, stimoli di ogni genere possono tentarvi: ideologie, sette, denaro, droga, sesso facile, violenze. Siate vigilanti: quanti vi fanno tali proposte vogliono distruggere il vostro futuro!") e dei bambini: "Come non deplorare e denunciare con forza i trattamenti intollerabili inflitti in Africa a tanti bambini? La Chiesa è Madre e non saprebbe abbandonarli, chiunque essi siano".
"La memoria dell'Africa - scrive Benedetto XVI nell'esortazione apostolica firmata oggi a Cotonou - conserva il ricordo doloroso delle cicatrici lasciate dalle lotte fratricide tra le etnie, dalla schiavitù e dalla colonizzazione. Ancora oggi il Continente si trova di fronte a rivalità, a nuove forme di schiavitù e di colonizzazione". Molti i 'nodi' affrontati nel documento papale, con una sottolineatura ben ratzingeriana: "Cristo non propone una rivoluzione di tipo sociale o politico, ma quella dell'amore, realizzata nel dono totale della sua persona con la sua morte in croce e la sua Risurrezione. Su questa rivoluzione dell'amore si fondano le Beatitudini". In questo senso, "secondo la logica delle Beatitudini, un'attenzione preferenziale dev'essere riservata al povero, all'affamato, al malato - per esempio di AIDS, di tubercolosi o di malaria - allo straniero, all'umiliato, al prigioniero, al migrante disprezzato, al rifugiato o allo sfollato".
Il Papa riecheggia il titolo del sinodo episcopale del 2009 - "Al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace" - per affrontare il tema delle guerre tra Stati e all'interno dei singoli Stati: "Se non si crea nei cuori la forza della riconciliazione, manca all'impegno politico per la pace il presupposto interiore", avverte il Papa, che poi esorta ad accompagnare la riconciliazione con "un atto coraggioso e onesto: la ricerca dei responsabili di quei conflitti, di coloro che hanno finanziato i crimini e che si dedicano ad ogni sorta di traffici, e l'accertamento della loro responsabilità. Le vittime hanno diritto alla verità e alla giustizia". Altra ingiustizia denunciata da Benedetto XVI è "la confisca dei beni della terra da parte di una minoranza a scapito di popoli interi", "inaccettabile perché immorale".
"Dio - denuncia poi il Papa - ha dato all'Africa importanti risorse naturali. Di fronte alla povertà cronica delle sue popolazioni, vittime di sfruttamenti e malversazioni locali e straniere, l'opulenza di alcuni gruppi turba la coscienza umana. Costituiti per la creazione di ricchezze nelle proprie nazioni e non di rado con la complicità di quanti esercitano il potere in Africa, tali gruppi troppo spesso assicurano il proprio funzionamento a scapito del benessere delle popolazioni locali". Ancora: "Uomini e donne d'affari, governi, gruppi economici si impegnano in programmi di sfruttamento, che inquinano l'ambiente e causano una desertificazione senza precedenti. Gravi attentati vengono effettuati alla natura e alle foreste, alla flora e alla fauna, e innumerevoli specie rischiano di sparire per sempre. Tutto ciò minaccia l'intero ecosistema e di conseguenza la sopravvivenza dell'umanità". "L'analfabetismo rappresenta uno dei maggiori freni allo sviluppo. E' un flagello simile a quello delle pandemie", scrive Benedetto XVI, che sottolinea il ruolo benefico svolto in Africa da scuole, istituti e università cattoliche. Il Papa chiede poi il rispetto dei risultati delle elezioni e un maggiore impegno nella buona amministrazione.
Quanto al ruolo svolto dalle organizzazioni internazionali, l'accento del Papa è negativo: "I Padri sinodali hanno voluto sottolineare gli aspetti discutibili di certi documenti di enti internazionali: in particolare quelli concernenti la salute riproduttiva delle donne. La posizione della Chiesa non soffre di alcuna ambiguità quanto all'aborto. Il bimbo nel seno materno è una vita umana da proteggere". Sul più generale tema della globalizzazione, il Papa scrive che "la Chiesa auspica che la globalizzazione della solidarietà giunga sino ad inscrivere 'nei rapporti mercantili il principio di gratuità e la logica del dono come espressione della fraternità',evitando la tentazione del pensiero unico sulla vita, sulla cultura, sulla politica, sull'economia, a vantaggio di un costante rispetto etico delle diverse realtà umane, per una solidarietà effettiva".
Il Papa pone l'accento sul tema delle migrazioni, invitando i paesi d'approdo ad una maggiore accoglienza: "Milioni di migranti, di profughi o di rifugiati cercano una patria e una terra di pace in Africa o in altri continenti. Le dimensioni di un simile esodo, che tocca tutti i Paesi, rivelano l'ampiezza nascosta delle diverse povertà spesso generate da mancanze nella gestione pubblica. Migliaia di persone hanno cercato e cercano ancora di attraversare i deserti e i mari alla ricerca di oasi di pace e di prosperità, di una migliore formazione e di una libertà più grande. Purtroppo numerosi rifugiati o profughi incontrano ogni sorta di violenza e di sfruttamento, addirittura la prigione o troppo spesso la morte. Alcuni Stati hanno risposto a questo dramma attraverso una legislazione repressiva. La situazione di precarietà di tali poveri dovrebbe suscitare la compassione e la solidarietà generose da parte di tutti; al contrario, fa nascere spesso la paura e l'ansietà. Poiché molti considerano i migranti come un fardello, li vedono con sospetto non vedendo in essi che pericolo, insicurezza e minaccia. Una simile percezione provoca reazioni di intolleranza, di xenofobia e di razzismo. Ne risulta che questi migranti sono essi stessi costretti, a causa della precarietà della loro situazione, a svolgere lavori mal remunerati spesso illegali, umilianti o degradanti. La coscienza umana non può che indignarsi di fronte a queste situazioni".
Un paragrado è dedicato all'aids, tema sul quale un'affermazione di Benedetto XVI relativa all'uso del preservativo, in volo verso Camerun e Angola, suscitò, nel 2009, molte polemiche nel mondo occidentale. "Sulla vita umana in Africa "- scrive il Papa - pesano minacce molto forti. Bisogna deplorare, come altrove, i disastri della droga e gli abusi di alcol che distruggono il potenziale umano del Continente ed affliggono soprattutto i giovani. La malaria, come pure la tubercolosi e l'AIDS, decimano le popolazioni africane e compromettono grave mente la loro vita socio-economica. Il problema dell'AIDS, in particolare, esige certamente una risposta medica e farmaceutica. E tuttavia questa è insufficiente poiché il problema è più profondo. E'anzitutto etico. Il cambio di comportamento che esso esige - ad esempio: l'astinenza sessuale, il rifiuto della promiscuità sessuale, la fedeltà coniugale - pone in ultima analisi la questione dello sviluppo integrale che richiede un approccio e una risposta globali della Chiesa. Infatti, per essere efficace, la prevenzione dell'AIDS deve poggiarsi su una educazione sessuale fondata essa stessa su un'antropologia ancorata al diritto naturale e illuminata dalla Parola di Dio e dall'insegnamento della Chiesa".
L'esortazione apostolica del Papa dedica poi molti paragrafi a questioni più propriamente religiose. "Poiché si appoggia sulle religioni tradizionali - rileva Benedetto XVI - la stregoneria conosce ai giorni nostri una certa recrudescenza. Rinascono paure che creano legami di soggezione paralizzanti. Le preoccupazioni riguardanti la salute, il benessere, i bambini, il clima, la protezione contro gli spiriti malvagi, portano di quando in quando a ricorrere a pratiche delle religioni tradizionali africane che sono in disaccordo con l'insegnamento cristiano. Il problema della 'doppia appartenenza' al cristianesimo e alle religioni tradizionali africane rimane una sfida".
Critico, il Papa, nei confronti di alcune derive della galassia pentecostale: "Numerosi movimenti sincretisti e sette, inoltre, hanno visto la luce nel corso degli ultimi decenni. Talvolta è difficile discernere se siano di ispirazione autenticamente cristiana o siano semplicemente il frutto di una infatuazione per un leader che pretende di avere dei doni eccezionali. La loro denominazione ed il loro vocabolario portano facilmente alla confusione e possono ingannare fedeli in buona fede. Approfittando di strutture statali in elaborazione, dello scardinamento delle solidarietà familiari tradizionali e di una catechesi insufficiente, queste numerose sette sfruttano la credulità ed offrono una copertura religiosa a credenze multiformi ed eterodosse non cristiane. Esse distruggono la pace delle coppie e delle famiglie a causa di false profezie o visioni. Seducono anche dei responsabili politici. La teologia e la pastorale della Chiesa devono individuare le cause di questo fenomeno non soltanto per arginare 'l'emorragia' dei fedeli delle parrocchie verso di esse, ma anche per porre le basi di una risposta pastorale appropriata a fronte dell'attrazione che questi movimenti e sette esercitano su di essi. Ciò significa ancora una volta: evangelizzare in profondità l'anima africana".
Il Papa mostra di apprezzare molto alcuni aspetti della società africana. "In Africa, le persone anziane sono circondate da una venerazione particolare. Non sono bandite dalle famiglie o marginalizzate come in altre culture. Al contrario, esse sono stimate e perfettamente integrate nella propria famiglia, di cui costituiscono il vertice. Questa bella realtà africana dovrebbe ispirare le società occidentali, così che esse accolgano la vecchiaia con maggior dignità". Tuttavia, "i membri del Sinodo hanno constatato l'esistenza di una dicotomia tra certe pratiche tradizionali delle culture africane e le esigenze specifiche del messaggio di Cristo. La preoccupazione della pertinenza e della credibilità impone alla Chiesa un discernimento approfondito per identificare gli aspetti della cultura che fanno da ostacolo all'incarnazione dei valori del Vangelo, così come quelli che li promuovono". Dopo aver incoraggiato vescovi, preti, laici cattolici, seminaristi e missionari a contribuire al bene dell'Africa, e dopo averli esortati al dialogo con le altre religioni e le altre confessioni cristiane, il Papa conclude la sua esortazione apostolica con queste parole: "Possa la Chiesa cattolica in Africa essere sempre uno dei polmoni spirituali dell'umanità, e diventare ogni giorno di più una benedizione per il nobile Continente africano e per il mondo intero".
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