1848. Anche quello fu un attacco
Ha ragione Ratzinger, Leone XIII è vissuto prigioniero in Vaticano. A 150 anni dall’Unità d’Italia si è tornati a parlare della violenta colonizzazione del sud, ma non si parla mai del furibondo attacco sferrato contro la Chiesa. Nel nome del Risorgimento si è tentato di riportare gli italiani al paganesimo
di Angela Pellicciari*
Benedetto XVI, recatosi il 5 settembre a Carpineto Romano nel bicentenario della nascita di papa Pecci, ha parlato di Leone XIII come di un papa “ancora politicamente e fisicamente prigioniero in Vaticano”.
Le sue parole non sono state riprese dalla stampa. Se lo fossero state, difficilmente sarebbero state capite. A distanza di tanti decenni la realtà è sempre quella descritta da Pecci nel 1883 nell’enciclica Saepenumero considerantes: «La scienza storica sembra essere una congiura degli uomini contro la verità». Quale verità? La verità che, nel nome del Risorgimento, si è tentato di riportare gli italiani al paganesimo.
La verità che, per giustificare l’attacco all’Italia cattolica e ai suoi primati, si è stati costretti a riscrivere la storia d’Italia e lo si è fatto non a partire dai fatti ma dall’odio:
“Abbiamo analizzato sovente quali tecniche impieghino più spesso coloro – i membri delle società segrete – che vogliono rendere la Chiesa ed il Pontificato romano oggetti di sospetto e d’invidia, ed abbiamo riscontrato che frequentemente i tentativi di costoro si sono rivolti con grande violenza ed astuzia contro la storia della cristianità e specialmente verso quella parte che riguarda le azioni dei pontefici romani più strettamente collegate alle vicende italiche”.
Vediamo i fatti: i Savoia e i liberali adottano in Italia gli stessi provvedimenti liberticidi, anticostituzionali, anticattolici e, quindi, antitaliani, dei sovrani protestanti.
La persecuzione comincia all’indomani della concessione dello Statuto, nel 1848. Nonostante il primo articolo vincoli al rispetto della religione cattolica, definita “unica religione di Stato”, il parlamento subalpino attacca con straordinaria violenza i gesuiti e gli ordini definiti “gesuitanti”.
Perché? Perché “appestati” e portatori di “lue”. Tutti i beni dell’ordine vengono espropriati mentre i padri finiscono a domicilio coatto. Per aver commesso quale crimine?
Perché rei del nome. Non è che l’inizio. Nel 1855 la soppressione riguarda gli ordini mendicanti e le monache di clausura. Non più all’altezza dei tempi: «Inutili, quindi dannosi», sentenzia il guardasigilli Rattazzi.
L’unica differenza con la pratica protestante è che, in Italia, la lotta anticattolica è condotta in nome della Chiesa cattolica. I liberali non possono fare diversamente. Non possono dichiarare apertamente l’odio anticattolico perché formalmente vincolati al rispetto della costituzione: i Savoia hanno preteso di guidare l’unificazione italiana perché migliori degli altri sovrani. E migliori perché liberali e costituzionali!
Pio IX fa chiarezza e scomunica tutta la dirigenza dello Stato. Nel 1859 viene allora approvato un nuovo codice di diritto penale che impone ai preti di non divulgare i provvedimenti e le encicliche del papa, di tacere nelle loro prediche dell’odio religioso del governo, di assicurare il cosiddetto conforto religioso agli scomunicati liberali.
Pena il carcere e multe esorbitanti.
In nome della “libera Chiesa in libero Stato”, alla fine del processo risorgimentale, sono soppressi tutti gli ordini religiosi della Chiesa di Stato e 57.492 fra uomini e donne (tanti sono i loro componenti) sono cacciati dalle loro case e derubati di ogni avere, compresi libri, archivi, oggetti sacri, quadri e sculture. Tutto l’enorme patrimonio culturale, artistico ed economico donato nel corso dei secoli dagli italiani alla Chiesa viene smantellato e passa di mano. Va ad arricchire la classe dirigente liberale che corrisponde grosso modo all’1% della popolazione.
Nel giro di qualche anno le 24mila opere pie in cui la popolazione italiana è capillarmente suddivisa subiscono la stessa sorte degli ordini religiosi: soppresse. La popolazione povera, fino ad allora capillarmente assistita dagli infiniti rivoli della carità cattolica, abbandonata a se stessa, è ridotta alla fame e costretta ad un’emigrazione di massa.
Ha ragione Ratzinger: Leone XIII è vissuto prigioniero in Vaticano. A 150 anni di distanza si è tornati a parlare della violenta colonizzazione del sud, ma non si parla mai del furibondo attacco sferrato contro la Chiesa.
*Storica e autrice di Risorgimento anticattolico, Piemme, 2004
© Copyright Formiche anno VII - numero 54 - dicembre 2010
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1 commento:
Brava, Angela Pellicciari!
E' verissimo che la miseria dei tempi presenti in Italia è iniziata in quel funesto 1848.Scristianizzare l'Italia ecco il loro fine ieri ed oggi.
Per cui,pur amando la nostra Italia,teniamoci lontani dalle celebrazioni pseudo risorgimentali del 150°.
Ci consola il fatto che i Savoia han pagato il fio dei loro tradimenti e della loro malafede.
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