venerdì 3 dicembre 2010

Benedetto XVI, il dolore e la famiglia del Papa. La morte di Manuela Camagni (Gagliarducci)

La morte di Manuela Camagni
Benedetto XVI, il dolore e la famiglia del Papa

ANDREA GAGLIARDUCCI

E' il lato più umano di Benedetto XVI che si scopre con la morte di Manuela Camagni, una delle quattro Memores Domini che servivano negli appartamenti del papa. Perché per Ratzinger si è trattato come della scomparsa di una persona di famiglia.
Ieri mattina il Papa ha celebrato, alle 7 e 30, una messa in suffragio di Manuela, nella Cappella Paolina di San Pietro, invitando la comunità dei Memores Domini di Roma.
Al funerale di Manuela, lunedì scorso in Romagna, il papa non ha potuto essere presente. Ma c'era il suo segretario Georg Gaenswein, e il Papa ha inviato un commovente messaggio nel quale raccontava il suo rapporto con Manuela e ringraziava "il Signore per il dono della vita di Manuela, per la sua fede, per la sua generosa risposta alla vocazione. La divina Provvidenza l'ha condotta a un servizio discreto ma prezioso nella casa del papa. Lei era contenta di questo, e partecipava con gioia ai momenti di famiglia: alla santa Messa del mattino, ai Vespri, ai pasti in comune e alle varie e significative ricorrenze di casa".
Non è un caso che Benedetto XVI sia stato presente personalmente alla Camera ardente per Manuela, lo scorso giovedì. Così, intorno alle16,40, al termine della sua consueta passeggiata per i giardini vaticani, il Pontefice è arriva nella Chiesa paleocristiana di Santo Stefano degli Abissini, appena dietro la Basilica di San Pietro, dove è disposta la camera ardente, e guida un momento di preghiera.
Alla destra del papa, il cardinal Angelo Comastri, arciprete della Basilica di San Pietro. Appena dietro, monsignor Guido Marini, maestro delle celebrazioni pontificie. E poi Alfred Xuereb e Georg Gaenswein, segretario personale del Pontefice. Era dell'appartamento di questi ultimi che si occupava in particolare Manuela Camagni. È presente anche Gian Maria Vian, direttore dell'Osservatore Romano.
È un momento molto intimo. Nella piccola chiesa ci sono una cinquantina di persone, raccolte in preghiera. Quando arriva il Pontefice, tutti si alzano in piedi. In pochissimi lo vanno a salutare, anche se tutti si conoscono, in fondo, nel piccolo mondo vaticano. Il papa si inginocchia davanti alla bara, posta di fronte all'altare, resta qualche attimo in preghiera silenziosa.
Poi, viene intonato il De Profundis. Infine è lo stesso papa a prendere la parola, senza microfono, con una voce bassa. Si salta il resto della preghiera che era stata preparata e distribuita prima dell'arrivo di Benedetto XVI (un lettura di Paolo, una preghiera di congedo): Ratzinger decide di fare un Pater, Ave, Gloria, poi proclama una formula dal rito dei defunti. Quindi, si volta verso la famiglia di Manuela e poi saluta con calore Angelo Gugel, storico cameriere dei Papi, e la moglie. E poi, silenziosamente, esce dalla Chiesa e torna in macchina verso il suo appartamento.

© Copyright La Sicilia, 3 dicembre 2010

1 commento:

laura ha detto...

Benedetto XVi è sempre paterno e si icomporta come un padre che perde una figlia, anche se è un Padre speciale e ha una fede speciale , che Gli consente di vedere oltre il buio e il mistero della morte