Riceviamo e pubblichiamo:
Appello profughi prigionieri in Egitto alla Radio Vaticana
‘Siamo incatenati, in condizioni gravissime, da tre giorni non mangiamo. Venite a salvarci!’ E’ l'appello lanciato oggi in diretta telefonica alla Radio Vaticana da uno dei 250 profughi nelle mani dei predoni nel deserto del Sinai. L'appello è stato trasmeso in diretta durante la trasmissione 'Al di là della notizia' alle 13.10 ed è ora riascoltabile dal sito: www.oecumene.radiovaticana.org/105/Articolo.asp?c=443905
'Siamo in una situazione terribile e stiamo rischiando la vita. Nove di noi sono stati picchiati selvaggiamente e ora sono feriti. Altri hanno malori per la fame o per l'acqua salata che ci danno da bere’. ‘Siamo incatenati, in condizioni gravissime, da tre giorni non mangiamo. Venite a salvarci!'. E' l'appello lanciato oggi in diretta telefonica alla Radio Vaticana da un ragazzo eritreo, uno dei 250 profughi da più di un mese nelle mani dei predoni nel deserto del Sinai, al confine tra Egitto e Israele. I trafficanti d'uomini chiedono un riscatto di ottomila dollari a testa per liberarli e per questo gli permettono di comunicare via telefono con l’esterno. Loro vorrebbero arrivare in Europa e chiedere asilo per poter vedere finalmente tutelati i loro diritti. Il flusso dei profughi attraverso l’Egitto verso Israele è aumentato di recente dopo gli accordi tra Italia e Libia e la politica dei respingimenti che impediscono di arrivare in Europa direttamente attraverso il Mediterraneo. Un'altra tragedia dell'immigrazione che si consuma nell'indifferenza della comunità internazionale.
In trasmissione sono intervenuti Don Mussie Zerai, sacerdote eritreo della diocesi di Asmara, responsabile dell'agenzia Habeshia - che ci ha aiutato a contattare telefonicamente i profughi - e Cristopher Hein, direttore del Consiglio italiano dei rifugiati.
‘Oggi ho avuto due incontri alla Commissione esteri della Camera – ha spiegato Don Zerai - sollecitando un intervento del Ministero dell’interno perché si faccia sentire con le autorità egiziane le uniche che possono agire direttamente in quel territorio. Infatti bisogna fare presto, perché più il tempo passa più c’è il rischio che ci siano altri morti, oltre ai sei di cui ci hanno già riferito. Da quello che abbiamo appreso imprigionate potrebbero esserci circa 600 persone, solo un gruppo ben organizzato di trafficanti può fare questo. Ci appelliamo alle autorità, alle istituzioni, alla comunità internazionale, perché intevengano per salvarli’. ‘Bisogna garantire un percorso protetto d’ingresso in Europa per i richiedenti asilo’ ha aggiunto il sacerdote eritreo. ‘Bisogna distinguere tra i migranti e chi fugge da situazioni di persecuzione, guerra o fame. Le politiche migratorie europee arrivano così di fatto a una negazione del diritto d’asilo’.
Fabio Colagrande - Radio Vaticana
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
L'Egitto è troppo impegnato a catturare lo squalo di Sharm per occuparsi di quei poveracci
Il dramma dei profughi eritrei sequestrati nel Sinai. La coscienza sporca dell'Occidente
Posta un commento