sabato 18 dicembre 2010

Comunione in ginocchio, l'esempio del Papa. L'intervento di Mons. Marini (La Bussola)

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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Sì tutto molto vero, tutto molto bello, ma fintanto che i nostri vescovi non si adegueranno, reintroducendo le buone abitudini e la smetteranno di comportarsi come ragazzini tardo sessantottini, vedasi Coletti, Tettamanzi, Lafranconi, Monari(ormai settantenni!!), solo per parlare di vescovi lombardi... noi contineremo a distribuire il Corpo di Cristo a persone che vengono con atteggiamenmti tutt'altro che consoni a quanto vanno a fare... D aparte nostra noi, preti che crediamo alla presenza reale di Cristo corpo, anima e divinità nelle specie consacrate (o almeno spero che ci crediamo) dovremmo (dobbiamo!) dare la comunione solo (solamente!!) a coloro che tengono un atteggiamento devoto, meglio se in ginocchio!
Prete felice di essere cristiano e sacerdote, per tutto il resto: sconsolato

Gianpaolo1951 ha detto...

Carissimo “prete felice e al contempo sconsolato”…, Le suggerisco di educare i giovani – che sono il futuro - e di lasciar perdere tutti gli altri perché sarebbe tempo sprecato!
Purtroppo, lo spirito di ubbidienza nei confronti dei dettami della Chiesa che da sempre ha contraddistinto quelli più vecchi di me, ha fatto sì che essi non si ponessero troppi problemi o domande sul perché di certi “cambiamenti” contrari alla Tradizione…
In nome del rivoluzionario (sic!...) C.V.II, è stato propinato loro il “nuovo” e si sono “cristianamente” adeguati, accettando sommessamente tutte le storture che ne sono seguite..., dalle demolizioni dei sacri altari, al conseguente relegamento del Santissimo in un angolo nascosto delle chiese, per far posto al più importante (doppio sic!) “celebrante”!
Ma chi è costui per mettersi al centro - e al posto riservato a Gesù Cristo - nel Tempio eretto in Onore e Gloria di Dio Padre Onnipotente?!?
Che Dio abbia pietà di tutti coloro che hanno fatto o permesso tali “profanazioni”!!!

Anonimo ha detto...

Molte "degenerazioni" hanno ridotto ad un rito "convenzionale" il sacramento della Comunione. Oggi, regolarmente, durante la distribuzione della Comunione, il Celebrante si occupa sopratutto di cantare l'inno di circostanza, poco preoccupandosi della solennità della distribuzione del sacramento ai fedeli. Inoltre i fedeli ricevono l'ostia dibattuti tra le sollecitazioni a cantare e il desiderio di concentrarsi sul sacramento. Così accade che moltissimi neppure dicano "amen" al momento del ricevimento dell'ostia. Così pure accade che i fedeli comunicati, ritornati al loro posto, siano indotti soprattutto a cantare il canto di comunione, avendo poco o nullo tempo per concentrarsi spiritualmente sull'importanza del sacramento. La maggior parte dei fedeli non si inginocchia più dopo la comunione ed il rito, fatta qualche distinzione, ha un impatto emotivo e trascendentale poco diverso dalla raccolta delle offerte (monetarie) durante l'offertorio della Messa.
E' necessario cambiare qualche cosa. Possibile che alla CEI nessuno se ne sia accorto? Possibile che la preoccupazione di non pochi vescovi, sia ormai esageratamente concentrata su prostitute, drogati, ex-carcerati,
zingari delinquentosi, islamici mengiapreti, mafiosi da redimere, e gli altri problemi della pastorale, della liturgia, dell'etica, passino spesso in secondo piano, dopo tutto il "contesto degli interventi sociali" che sono diventati una vera e propria ossessione, precedente ad ogni altra faccenda, nella vita della Chiesa?