domenica 5 dicembre 2010

"Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta" di Roberto De Mattei: la recensione di Andrea Tornielli

Concilio Vaticano II: la storia mai narrata dei tradizionalisti e della loro sconfitta

di Andrea Tornielli

Del Concilio Vaticano II, l’evento che ha segnato la storia della Chiesa del secolo scorso, ormai non esiste più soltanto una storia. Esistono più storie. Arriva in questi giorni in libreria il volume dello storico Roberto De Mattei Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta (Lindau, pagg. 632, euro 38), che intende offrire una ricostruzione documentata della grande assise, a partire dal punto di vista della cosiddetta «minoranza» conciliare, cioè di coloro che si considerarono sconfitti.
Fino a ora soltanto la scuola bolognese di Giuseppe Alberigo e del suo successore Alberto Melloni aveva prodotto un’ampia e documentata storia del Vaticano II, riferimento ormai imprescindibile, scritta dal punto di vista dei riformatori e considerata l’esempio di quella «ermeneutica della rottura» secondo la quale il Concilio avrebbe segnato un’innegabile discontinuità con il passato. L’opera di Alberigo è stata sottoposta a critiche e a un significativo controcanto, scritto dall’arcivescovo Agostino Marchetto. Senza però che a una storia se ne contrapponesse un’altra con pretesa di completezza.
Il libro di De Mattei, che nei giorni scorsi ha ricevuto la cortese stroncatura di Massimo Introvigne sulle colonne di Avvenire, attraversa tutte le fasi del Vaticano II, dalla preparazione alla crisi del post-concilio. L’autore predilige l’analisi delle discussioni in aula, scegliendo di non soffermarsi, invece, sul lavoro delle commissioni preparatorie. Uno spazio notevole è dedicato al ruolo giocato dagli ambienti più conservatori, come quello del laico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira, che a Roma organizzò una rete di sostegno per i vescovi del «Coetus Internationalis Patrum», nel quale lavorò anche Lefebvre. C’è una storia tutta brasiliana del Concilio, che vede fronteggiarsi da una parte due vescovi tradizionalisti come De Castro Mayer e de Proença Sigaud; dall’altra Hélder Câmara, uno degli ispiratori del gruppo riformatore.
Secondo De Mattei, le lobby progressiste - minoritarie - influenzarono i conclavi di Giovanni XXIII e di Paolo VI, come pure i lavori del Concilio, finendo per imporre, con vari escamotage, la loro linea a tutta l’assise. Certo, il lettore rimane colpito nel vedere presentato Pio XII come un Pontefice cedevole alle istante progressiste e «neo-moderniste», debole e persino incapace di contrastarle. Così come colpisce l’inserimento del cardinale Giuseppe Siri, l’esponente più autorevole dell’anti-progressismo italiano, nel cosiddetto «terzo partito», quello di coloro che non si sarebbero opposti a dovere ai progressisti finendo per farne il gioco.
La lettura del Concilio proposta da De Mattei finisce per saldarsi con quella di Alberigo e dunque prende - rispettosamente - le distanze da quell’«ermeneutica della riforma» proposta da Benedetto XVI come chiave di lettura del Vaticano II.
Per Papa Ratzinger la giusta interpretazione del Concilio è quella che lo legge nella continuità di una tradizione che si riforma per poter meglio rispondere alle esigenze della modernità, ma senza rotture con il passato. Un’interpretazione che separa i testi promulgati dal cosiddetto «spirito del Concilio», nel cui nome per decenni si si è voluto andare oltre alla lettera di ciò che i documenti stabilirono. Per la scuola bolognese, invece, la novità più significativa del Vaticano II non è costituita dalle sue formulazioni, ma piuttosto «dal fatto stesso di essere stato convocato e celebrato».
Anche per De Mattei non si possono separare i testi dall’«evento» e dunque il Vaticano II rappresenterebbe una rottura della tradizione. La sua «storia mai scritta» del Concilio, propone la tesi del tradizionalismo secondo la quale all’inizio degli anni Sessanta sarebbe stato necessario sì convocare un Concilio, ma per pubblicare una riedizione aggiornata del Sillabo di Pio IX condannando gli errori dell’epoca moderna.

© Copyright Il Giornale, 5 dicembre 2010 consultabile online anche qui.

13 commenti:

sonny ha detto...

Buongiorno Raffa. Ti segnalo questo appuntamento. Stamattina ore 10,30 Raiuno:

http://asuaimmagine.blog.rai.it/category/le-puntate-della-domenica/

Raffaella ha detto...

:-))
Ciao Sonny

Areki ha detto...

Purtroppo più vado avanti nella vita (sono quasi 25 anni che sono sacerdote e quindi penso qualcosa di saperla) più mi rendo conto che il Concilio Vat. II è stato un autentico disastro. Si può dire di esso che ciò che vi è di buono non è nuovo, e ciò che è nuovo non è buono.
Ancora più disastrosa è stata ed è la sua applicazione.
Mi fanno pena quanti arrampicandosi sugli specchi cercano di salvarlo.
Grazie al Prof. De Mattei per il suo coraggio e la sua onestà intellettuale......
don Bernardo.

Anonimo ha detto...

Tornielli sbaglia: critica la "interpretazione della rottura" di De Mattei, ma in verità, De Mattei non fa ermenuetica teologica, fa semplicemente storia.

Anonimo ha detto...

Ottima la recensione di Tornielli( come sempre) ma anche molto giusta quella di Introvigne.

Il fatto di non voler separare l'evento dal testo, sebbene in linea con un approccio scientifico sociologico e storico pecca effettivamente di quella corrente di pensiero post-modernista che è lo strutturalismo, dove la verità diventa semplice secrezione linguista storicamente e socialmente contingente.

Va bene analizzare il Concilio Vaticano II con questi metodi, ma codesti non ne possono esaurire il significato.

De Mattei fa quel che fanno, mutatis mutandis, gli esegeti che voglio ridurre le Sacre Scritture ad una esplicitazione storico-sociale-letteraria e che, limitandosi a ciò, si lasciano sfuggire il vero senso dei testi.

L'approccio di De Matteis non è quindi un approccio di fede: come per la Sacre Scritture, solo il Magistero Autentico, che si esprime attraverso l'insegnamento del Successore di Pietro e dei Vescovi in unione con lui, può darci il vero senso del Concilio Vaticano II.

Le lotte interne sono interessanti a titolo anedottico o storico ma per il cattolico non presumono in niente una qualunque assenza dello Spirito Santo quanto al risultato finale: e l'ecclesiologia cattolica è molto chiara a questo soggetto.

Dal punto di vista della fede si deve dunque separare l'evento dal contenuto magisteriale del Concilio, lasciarne l'intrepretazione al Magistero Autentico nell'ottica dell'ermeneutica nella continuità colla Tradizione quale indicataci dal Santo Padre.

Sennò avviene quel che si nota: fondamentalisti e progressisti si ritrovano per distruggere la Chiesa con lo stesso errore dottrinale che è l'ermeneutica della discontinuità.

SdC

Areki ha detto...

Per Anonimo delle 15,38

Il discorso fatto da Anonimo delle 15,38 sembra sensato, ma a mio modesto parere è errato. Infatti il Concilio Vaticano II non può essere paraganoto ad un testo della Sacra Scrittura che gode della ispirazione, e questo perchè fin da principio il Concilio si è definito "pastorale" e non ha voluto fare nessun articolo "dogmatico" (non ci sono canoni terminanti con la formula "anathema sit").
Gli altri Concili che hanno fatto documenti "dogmatici" hanno più valore del Vaticano II.....
Il problema del Vat. II è che è un Concilio sui generis perchè non ha voluto definire nulla e nello stesso tempo ha prodotto una rivoluzione. Ora dire che questa rivoluzione è opera dello Spirito Santo mi sembra essere un tantino azzardato, mi sembra un atto fideistico e irragionavole..... preferisco credere negli articoli del Credo e nella Tradizione e negli articoli dogmatici dei concili precedenti.
Quanto al Vat. II è un "pia esortazione" un po' come il libro intervista del teologo e professor Ratzingher che ha espressamente detto: "ognuno è libero di contraddirmi".
don Bernardo

Anonimo ha detto...

Il Concilio Vaticano II ha distrutto la Chiesa Cattolica...la distruzione della Messa ha paralizzato la linfa vitale che la sorreggeva.
Noi oggi assistiamo al suo tragico epilogo.
Comunque De Mattei ha ragione...una maggioranza di vescovi tradizionalisti per non essere accusati di oscurantismo dai loro colleghi belgi e renani si arrese vilmente a una minoranza.
Purtroppo il papa vive ancora nel mito del concilio...se uscisse dal Vaticano e visitasse le sue chiese in Roma vedrebbe le macerie spirituali.Le nuove generazioni hanno abbandonato la chiesa.

Raffaella ha detto...

Per favore!
Il Papa ha ben chiara la situazione del mondo e della Chiesa.
Basta leggere "Luce del mondo".
Il problema sono i vescovi, ma la generazione del sessantotto sta per esaurirsi "naturalmente".
R.

Anonimo ha detto...

Si può dire che la "storia" di De Mattei è una ricostruzione squadernata usando categorie propriamente politiche; come tale del tutto inadeguata alla comprensione di un concilio della Chiesa Cattolica, tanto dal punto di vista storico quanto da quello teologico.

Non per nulla - come notato da Tornielli - il De Mattei mostra di non interessarsi del lavoro delle commissioni, dove vanno invece ricercati il significato dei testi e l'intenzione dei padri, preferendo descrivere l' "evento assembleare" e il suo contorno mediatico. Peccato che il Regista dei Concili sia un Altro.

Insomma, pare che De Mattei in un certo senso abbia definitivamente gettato la maschera: si tratta di un allievo della Scuola di Bologna (questa però più ferrata).

Anonimo ha detto...

Per Areki:

Non so dove Lei vada a trovare che ci vogliono deli "anatema sit" per definire il livello dogmatico o no di proposizioni espresse dal Magistero della Chiesa Cattolica riunita sotto la forma di un Consiglio Ecumenico: bisogna già guardare come gli insegnamenti proposti si presentano, ad esempio ci sono delle costituzioni dette dogmatiche che in quanto tali necessitano l'ossequio dell'intelligenza e della volontà dei fedeli.

Ma aldilà di ciò, il Beato Giovanni XXIII ed il Servo do Dio Paolo VI hanno sottonlineato che non volevano proporre la Verità con forumlazioni "negataive" tipo appunto "anatema sit" ma con formulazioni positive: ambo avevano il diritto giuridizionale di voler le cose espresse in questo modo.

Per chiudere, l'argomento di Concilio "Pastorale" o no è una qualificazione secondaria: si è trattato di un Concilio ECUMENICO che si è svolto secondo i principi dell'ecclesiologia la più ortodossa in unione con il Pontefice di Roma. E' quindi espressione del Magistero Autentico ed è ispirato dallo Spirito Santo allo stesso titolo di tutti gli altri.
Non voler ammetterlo è un'eresia contro le promesse stesse del Cristo: anatema sit chi dice il contrario.

Pretendere poi che chi lo convocò non aveva intenzioni normative e legislative è poi di malafede madornale, infatti quando il Beato Giovanni XXIII lo convocò il 25.01.59 con il SUo Annuncio stabilì chiaramente che "la proposta della duplice celebrazione: di un Sinodo Diocesano per l'Urbe, e di un Concilio Ecumenico per la Chiesa universale.... non occorrono illustrazioni copiose circa la significazione storica e giuridica di queste due proposte- Esse condurranno felicemente all'auspicato e atteso aggiornamento del Codice di Diritto Canonico, che dovrebbe accompagnare e coronare questi due saggi di pratica applicazione dei provvedimenti di ecclesiastica disciplina, che lo Spirito del Signore Ci verrà suggerendo lungo la via. "

Ed in effetti, nel 1983 "prodotto" finale e formale del Concilio fu pubblicato ed è il Codice di Dirito Canonico.

SdC

Areki ha detto...

"Il tempo è galantuomo.....
Nessun Concilio può cambiare la fede cattolica.Punto.
Il Concilio va rispettato solo nella misura in cui rispecchia la fede di sempre e la sviluppa in continuità..... qualora sorgessero dubbi in coscienza bisogna attenersi alle certezze di sempre.
Le dichiartazioni dogmatiche non possono pretendere l'ossequio della fede perchè sono troppo lunghe e farragginose, Nemo tenetur ad impossibilia.

Andrea Tornielli ha detto...

Vorrei contribuire al dibattito facendo notare come la posizione di chi insiste sul fatto che il Vaticano II, non è stato un Concilio dogmatico (non ha definito nuovi dogmi) ma pastorale, finisce poi per giustificare il fatto che si può contraddire. Caro Areki, con tutto il rispetto per Benedetto XVI e il suo (bel) libro "Luce del mondo", non si può paragonare un libro intervista a dei testi conciliari votati praticamente all'unanimità dai vescovi di tutto il mondo sotto la guida del Papa! E poi, non ci sono soltanto il credo e i dogmi. Il 95 per cento del magistero non è dogmatico: forse per questo possiamo buttarlo nel cestino?
L'idea che sotto sotto si fa strada è, alla fine, protestante: scelgo io ciò che va di ciò che i Papi dicono. E come procedo? Paragono ciò che i Papi dicono con la mia idea di tradizione, e alla fine decido io ciò che va e ciò che non va.
Questa è l'ermeneutica della rottura. Secondo la logica che oggi si vede all'opera, potrei decidere di rifiutare il Concilio di Trento (ha fatto riforme che non mi piacciono) o le riforme di san Pio X (hanno cambiato troppo...) e via discorrendo.
Ma il cristianesimo è un avvenimento, è Dio che s'incarna nella storia, la storia è importante. Dunque la tradizione, il depositum fidei, viene presentato in modo sempre diverso e adeguato ai tempi. Questo non significa affatto cambiare la fede.

Anonimo ha detto...

Firmo a due mani l'ultimo commento del sempre eccellentissimo Dr Tornielli.

In fin dei conti, evitare di pensare da protestanti vuol dire proprio questo: accettare il Magistero Autentico.

Questi ci da, hic et nunc, l'interpretazione cattolica delle Sacre Scritture, del Depositum Fidei, del Magistero pontificale passato, dei Concili passati senza cadere nell'opinione personale.

Non voler riconoscerlo è solo voler cercar scappatoie a quel dovere di ossequio dell'intelligenza e della volontà.

E che Areki non si preoccupi: nessun Concilio può cambiare la fede cattolica. Ed in effetti nessun Concilio lo ha mai fatto.

SdC