«È la luce della verità che cambia il mondo»
Il Papa: da falsi profeti e dittatori vuoto e distruzione
L’omelia nella parrocchia romana San Massimiliano Kolbe: crescere nella comunione con tutti
DA ROMA SALVATORE MAZZA
La domanda di Giovanni Battista risuona da secoli nelle coscienze. « Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro? ». La domanda alla radice della fede: «Sei tu, o il mondo dev’essere cambiato in modo più radicale di come non hai fatto tu?». Ma «negli ultimi due, tre secoli, sono venuti tanti profeti, ideologi, dittatori che hanno detto 'non è lui, siamo noi che abbiamo cambiato il mondo'. E hanno fatto le loro dittature, i loro totalitarismi. Ma di tutte queste loro promesse è rimasto solo un grande vuoto e distruzione. Oggi sappiamo che 'non erano loro'». Al contrario, «Cristo non ha fatto rivoluzioni cruente. Non è la violenza la vera rivoluzione che cambia il mondo, ma la silenziosa luce della verità, è il segno della presenza di Cristo che ci dà certezza che siamo amati e non siamo il prodotto del caso ma di una volontà di amore».
Di questo amore ha voluto parlare Benedetto XVI, domenica mattina, nella Messa celebrata durante la visita pastorale alla parrocchia romana di San Massimiliano Kolbe, lungo la via Prenestina nel quartiere periferico di Prato Fiorito, settore est della diocesi. Accolto al suo arrivo dal cardinale Agostino Vallini, vicario della diocesi di Roma e dal parroco della chiesa don Slawomir Skwierzynski, papa Ratzinger ha ricordato alcuni testimoni di quell’amore, proprio a partire dal francescano a cui è intitolata la parrocchia, inaugurata lo scorso anno, che ad Auschwitz si offrì «di morire di fame per salvare un padre di famiglia». «Quanta luce – ha sottolineato il Papa – è venuta da questa figura e ha incoraggiato altri a donarsi, ad essere vicini ai sofferenti, agli oppressi!». Benedetto XVI ha ricordato ancora Damiano de Veuster, «vissuto e morto con e per i lebbrosi, e così ha portato luce in questa comunità», e «Madre Teresa, che ha dato tanta luce a persone, che, dopo una vita senza luce, sono morte con un sorriso, perché erano toccate dalla luce dell’amore di Dio». E dunque, «non è la violenta rivoluzione del mondo, non sono le grandi promesse che cambiano il mondo, ma è la silenziosa luce della verità, della bontà di Dio che è il segno della Sua presenza e ci dà la certezza che siamo amati fino in fondo e che non siamo dimenticati, non siamo un prodotto del caso, ma di una volontà di amore».
E ha anche sottolineato l’importanza dell’integrazione di chi provenie dall’Europa dell’Est e da altri Paesi. «Sforzatevi di crescere sempre più nella comunione con tutti – l’invito del Papa alla parrocchia romana –, è importante creare occasioni di dialogo e favorire la reciproca comprensione». Nell’approssimarsi del Natale, a cui più tardi avrebbe dedicato la riflessione dell’ Angelus sottolineando «il valore della costanza e della pazienza, una virtù che appartenevano al bagaglio normale dei nostri padri, ma che oggi sono meno popolari, in un mondo che esalta, piuttosto, il cambiamento e la capacità di adattarsi a sempre nuove e diverse situazioni», il Papa ha quindi voluto rivolgere un augurio particolare alle famiglie. Perché «anche quando dovessero presentarsi difficoltà nella vita coniugale e nel rapporto con i figli, gli sposi non cessino mai di rimanere fedeli a quel fondamentale 'sì' che hanno pronunciato davanti a Dio».
© Copyright Avvenire, 14 dicembre 2010
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1 commento:
«Sforzatevi di crescere sempre più nella comunione con tutti – l’invito del Papa alla parrocchia romana –, è importante creare occasioni di dialogo e favorire la reciproca comprensione».
Bellissime parole. Purtroppo c'e' chi ha voluto strumentalizzare anche questo discorso del Santo Padre, tirare il Santo Padre dalla propria parte quasi come i soldati che si dividevano la tunica ... leggere in certi blog che quella chiesa dove è andato il Papa è una spelonca di NC fa male, quando sono fratelli cattolici a dirlo.
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