Il Papa all'udienza generale: la morte non è l'ultima parola della vita. La catechesi su Santa Veronica Giuliani, mistica del '600
Riscaldare il cuore con l’Eucaristia, nella certezza che la morte non è “l’ultima parola” sull’esistenza umana: all’udienza generale di oggi in Aula Paolo VI, Benedetto XVI ha riproposto alla Chiesa contemporanea il segreto di Santa Veronica Giuliani. Il Papa ha parlato diffusamente dell’intensa vita spirituale di questa importante mistica del 17.mo secolo, della quale il prossimo 27 dicembre si ricorderà il 350.mo della nascita. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Ardere d’amore per Cristo, con tutta l’intensità che le fibre umane consentono, al punto di riuscire a “vederlo” e in qualche modo a squarciare il velo del Paradiso. Per Veronica Giuliani questo fu un reale traguardo dell’anima. Il suo cuore – innamorato di Gesù dall’adolescenza alla morte, che la colse nel 1727 dopo 50 anni vissuti nel monastero umbro delle Clarisse di Città di Castello – fu il luogo, ha raccontato il Papa, in cui si intrecciarono “grandi sofferenze e alcune esperienze mistiche legate alla Passione di Gesù”. Dal suo Diario di 22 mila pagine, manoscritte senza cancellature né correzioni, quasi che il flusso interiore dell’anima si fosse impresso carta, emerge – ha spiegato Benedetto XVI – la radice di “una spiritualità marcatamente cristologico-sponsale”:
“E’ l’esperienza di essere amata da Cristo, Sposo fedele e sincero, e di voler corrispondere con un amore sempre più coinvolto e appassionato. In lei tutto è interpretato in chiave d’amore, e questo le infonde una profonda serenità. Ogni cosa è vissuta in unione con Cristo, per amore suo, e con la gioia di poter dimostrare a Lui tutto l’amore di cui è capace una creatura”.
L’immagine di Gesù a cui Veronica “è profondamente unita” è quella che lo vede “nell’atto di offrirsi al Padre” per la salvezza della Chiesa e dell’umanità. Lei, ha detto il Papa” cerca di imitarlo, “prega, soffre, cerca la ‘povertà santa’, come ‘esproprio’, perdita di sé, proprio per essere come Cristo”:
“Il suo cuore si dilata a tutti ‘i bisogni di Santa Chiesa’, vivendo con ansia il desiderio della salvezza di ‘tutto l’universo mondo’ (…) Animata da un’ardente carità, dona alle sorelle del monastero attenzione, comprensione, perdono; offre le sue preghiere e i suoi sacrifici per il Papa, il suo vescovo, i sacerdoti e per tutte le persone bisognose, comprese le anime del purgatorio (…) La nostra Santa concepisce questa missione come uno ‘stare in mezzo’ tra gli uomini e Dio, tra i peccatori e Cristo Crocifisso”.
In un crescendo di elevazione mistica, Santa Veronica rivive anche nella percezione dei sensi l’esperienza della Crocifissione e delle stimmate. Eppure, ha osservato il Pontefice, tale straordinaria elevazione non si traduce in egoismo spirituale:
“Rispetto alla predicazione dell’epoca, incentrata non raramente sul ‘salvarsi l’anima’ in termini individuali, Veronica mostra un forte senso ‘solidale’, di comunione con tutti i fratelli e le sorelle in cammino verso il Cielo, e vive, prega, soffre per tutti”.
Colpisce, ha proseguito Benedetto XVI, la piena adesione delle visioni alla Sacra Scrittura, dove “l’intensità non comune” dell’esperienza della Santa “guida a una lettura più profonda” del Testo sacro. Così, quando Veronica Giuliani si sofferma su un passaggio di San Paolo, è come se le parole dell’Apostolo vivessero attraverso la sua persona, arrivando ad affermare:
“Niente mi potrà separare dalla volontà di Dio, né angustie, né pene, né travagli, né disprezzi, né tentazioni, né creature, né demoni, né oscurità, e nemmeno la medesima morte, perché, in vita e in morte, voglio tutto, e in tutto, il volere di Dio’. Così siamo anche nella certezza che la morte non è l’ultima parola, siamo fissati nella volontà di Dio e così, realmente, nella vita per sempre”.
In sostanza, ha concluso il Papa, la mistica seicentesca “ci invita a far crescere, nella nostra vita cristiana, l’unione con il Signore, abbandonandoci alla sua volontà con fiducia completa e totale, e l’unione con la Chiesa, Sposa di Cristo:
“Ci invita a nutrirci quotidianamente della Parola di Dio per riscaldare il nostro cuore e orientare la nostra vita. Le ultime parole della Santa possono considerarsi la sintesi della sua appassionata esperienza mistica: ‘Ho trovato l’Amore, l’Amore si è lasciato vedere!’”.
All’inizio dell’udienza, Benedetto XVI aveva spiegato il temporaneo abbandono dell’epoca medievale, da tempo oggetto delle sue catechesi, per la presentazione di una figura del 17.mo secolo. Il motivo deriva dal prossimo giubileo che la diocesi di Città di Castello si appresta a celebrare in onore di Veronica Giuliani, nata 350 anni fa, il 27 dicembre del 1660. Al momento dei saluti, il Papa ne ha rivolto uno ai fedeli umbri presenti in Aula Paolo VI e al loro vescovo, Domenico Cancian. E un saluto è stato rivolto dal Pontefice anche ai partecipanti al Congresso internazionale della Pastorale per i circensi e i fieranti, in corso in Vaticano: un saluto ricambiato da un numero di equilibrismo eseguito da quattro acrobati al cospetto di un incuriosito Benedetto XVI e applaudito con calore dai settemila presenti all’udienza.
© Copyright Radio Vaticana
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
4 commenti:
Ho riletto ora il testo della catechesi odierna, perchè non avevo seguito attentamente la diretta. credo sia una delle più intense e delle più impegnative quanto al testo. fa venire i brividi il racconto delle esperienze mistiche della Santa.
Vero! Straordinarie le citazioni dai suoi scritti.
R.
Cara Raffaella, come mai tra i podcast di radiovaticana non c'è la registrazione dell'Angelus del 12 dicembre?
Scusa la digressione, ma io uso copiare nel mio mp3 e riascoltare!
Purtroppo Radio Vaticana non ha pubblicato il podcast.
E' presente il video integrale su The Vatican (You Tube), ma non il file audio.
:-)
R.
Posta un commento