Il Papa: la vera speranza cambia la vita perché non è una idea, ma Gesù, il Verbo fatto carne
Il Papa ieri all’Angelus ha invitato ad accogliere in questo Tempo d’Avvento “la vera speranza”, non una semplice idea, ma Gesù, il Verbo fatto carne che viene a salvarci. Sulla virtù teologale della speranza, sulla sua origine e sui suoi effetti, ascoltiamo alcune riflessioni di Benedetto XVI. Il servizio di Sergio Centofanti.
Il Papa parla della vera speranza, quella “che non delude perché è fondata sulla fedeltà di Dio”. Si tratta di “un dono che cambia la vita di chi lo riceve”. Ma in cosa consiste questa speranza?
“Consiste in sostanza nella conoscenza di Dio, nella scoperta del suo cuore di Padre buono e misericordioso. Gesù, con la sua morte in croce e la sua risurrezione, ci ha rivelato il suo volto, il volto di un Dio talmente grande nell’amore da comunicarci una speranza incrollabile, che nemmeno la morte può incrinare, perché la vita di chi si affida a questo Padre si apre sulla prospettiva dell’eterna beatitudine”. (Angelus del 2 dicembre 2007)
Ma la nostra speranza è sempre preceduta dalla speranza di Dio nei nostri confronti, anche di quanti sono lontani da Lui:
“All’umanità che non ha più tempo per lui, dio offre altro tempo, un nuovo spazio per rientrare in se stessa, per rimettersi in cammino, per ritrovare il senso della speranza … Sì, Dio ci ama e proprio per questo attende che noi torniamo a Lui, che apriamo il cuore al suo amore, che mettiamo la nostra mano nella sua e ci ricordiamo di essere suoi figli”. (Omelia del primo dicembre 2007)
E a mandare avanti il mondo è proprio “la fiducia che Dio ha nell’uomo”:
“E’ una fiducia che ha il suo riflesso nei cuori dei piccoli, degli umili, quando attraverso le difficoltà e le fatiche si impegnano ogni giorno a fare del loro meglio, a compiere quel poco di bene che però agli occhi di Dio è tanto: in famiglia, nel posto di lavoro, a scuola, nei diversi ambiti della società. Nel cuore dell’uomo è indelebilmente scritta la speranza, perché Dio nostro Padre è vita, e per la vita eterna e beata siamo fatti”. (Omelia del primo dicembre 2007)
La speranza, dono di Dio, allarga i nostri piccoli orizzonti rinchiusi sulle vicende che passano, per farci alzare lo sguardo verso ciò che dura per sempre, quando ogni lacrima sarà asciugata, nella certezza che Dio è vicino già ora. Da qui scaturisce la vera gioia che non può essere tenuta per sé ma è donata per gli altri:
“Sì, la gioia entra nel cuore di chi si pone al servizio dei piccoli e dei poveri. In chi ama così, Dio prende dimora, e l'anima è nella gioia. Se invece si fa della felicità un idolo, si sbaglia strada ed è veramente difficile trovare la gioia di cui parla Gesù”. (Angelus del 16 dicembre 2007)
Il Papa si rivolge a tutti: a quanti pensano di non avere bisogno di Dio, agli smarriti, a quanti sono nella prova e vedono crollare le proprie sicurezze, a quanti credono in Lui e a coloro che ripongono le proprie speranze solo nella scienza:
“La scienza contribuisce molto al bene dell’umanità, - senza dubbio - ma non è in grado di redimerla. L’uomo viene redento dall’amore, che rende buona e bella la vita personale e sociale. Per questo la grande speranza, quella piena e definitiva, è garantita da Dio, dal Dio che è l’amore, che in Gesù ci ha visitati e ci ha donato la vita, e in Lui tornerà alla fine dei tempi. E’ in Cristo che speriamo, è Lui che attendiamo! Con Maria, sua Madre, la Chiesa va incontro allo Sposo: lo fa con le opere della carità, perché la speranza, come la fede, si dimostra nell’amore”. (Angelus del 2 dicembre 2007)
© Copyright Radio Vaticana
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento