Il Papa: «Dai falsi profeti solo vuoto e distruzione»
Visita pastorale nella parrochia di S.Massimiliano Kolbe
di FRANCA GIANSOLDATI
CITTA’ DEL VATICANO
Le ideologie e i falsi profeti, così come quei dittatori che ciclicamente «promettevano di cambiare il mondo, hanno lasciato solo grande vuoto e distruzione attorno».
Non cita esplicitamente il comunismo, il nazismo, il fascismo e neppure il liberalismo sfrenato o il consumismo portato all’eccesso, ma i mali cui fa riferimento sono quelli.
«In duemila anni l’unica rivoluzione non cruenta che ha cambiato davvero il mondo è stata quella fatta da Gesù».
In prossimità del Natale Papa Ratzinger indica la luce e incoraggia ogni cristiano ad accendere la fiammella dell’amore per il prossimo. «Gesù ha acceso tante luci, fino a farne una autostrada di luce. Seguiamola».
E’ una improvvisata lezione sociologica quella che ieri mattina Papa Ratzinger ha riservato ai parrocchiani di Prato Fiorito, estrema periferia Sud della città, meglio conosciuta come borgata di Ponte di Nona dove fino a poco tempo fa non c’erano nemmeno le strade asfaltate.
A sentire il parroco, don Slawomir, un polacco come molti suoi connazionali che vivono lì, mancava persino l’illuminazione pubblica e pure qualche fogna.
Parlando a braccio, durante l’omelia, guardando diretto le persone che si trovavano dentro la nuovissima chiesa tutta cemento, legno e cristallo sembrava volesse parlare ad un uditorio molto più ampio. Il potere di cambiare il mondo e raddrizzarlo non ce l’hanno le «rivoluzioni cruente» ma quelle silenziose che partono dal basso, dal cuore, da ognuno di noi. Una forza che diventa dirompente se coinvolge molti elementi. L’esempio che fa riguarda tre persone che sono stati capaci di aiutare ad accendere «le luci nel cuore». Madre Teresa coi lebbrosi in India, padre Damiano de Veuster, un prete olandese che nella metà dell’Ottocento, si prese cura dei lebbrosi sull’isola di Molokai, nel Pacifico e infine san Massimiliano Kolbe al quale è dedicata la chiesa di Prato Fiorito.
Testimoni della fede che hanno rischiarato secoli di storia. «Attraverso loro possiamo sentire l’amore di Dio» ha detto il Papa, aggiungendo che purtroppo a volte «Dio è vicino a noi siamo lontani». E di questa lontananza ha parlato anche più tardi, dopo la messa, quando ha raggiunto il Vaticano per l’Angelus di mezzogiorno. Gli uomini oggi sono «di per sé fragili» e molto più «instabili a causa della cultura in cui sono immersi», una cultura, ha detto, che impedisce di vedere un orizzonte ben più ampio, infinito.
Proprio per questo papa Ratzinger è tornato ad evocare la necessità di avere un giusto equilibrio tra fede e ragione, tra lavoro umano e provvidenza divina. Ma la cosa non è tanto semplice «in un mondo che esalta il cambiamento», soprattutto se «il valore della costanza e della pazienza, virtù che appartenevano al bagaglio normale dei nostri padri, non sono più tanto popolari».
© Copyright Il Messaggero, 13 dicembre 2010
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