giovedì 23 dicembre 2010

Il sigillo del cardinale Piacenza (Rodari)

Il sigillo del cardinale Piacenza

di Paolo Rodari

Il volto dei sacerdoti è, talvolta, sfigurato. Lo ammette il cardinale Mauro Piacenza nel suo libro – “Il Sigillo.Cristo fonte dell’identità del prete”, 160 pp., 13,50 euro – uscito pochi giorni dopo che il Papa gli ha affidato le redini del “ministero” vaticano che si occupa del clero. Ma, proprio perché talvolta sfigurato, va “ridisegnato” così da renderlo affascinante per tutti.
Ridisegnare il volto del sacerdozio, ministero indispensabile alla chiesa, significa andare in profondità, immergersi alla ricerca dell’autentico sigillo d’ogni vita sacerdotale. Quale? Piacenza non ha dubbi: “La configurazione ontologica a Cristo”.
Non è stato un anno facile per i sacerdoti. Proprio nell’anno sacerdotale la chiesa è stata attraversata dallo scandalo della pedofilia. La vita del prete è una vita di battaglia e lotta contro le tentazioni e il male. Non c’è soltanto il fascino dei soldi, del potere, del sesso. Il prete deve fronteggiare anche tentazioni più sottili. Tra queste, l’autosufficienza, “il ritenere che, come uomini e come sacerdoti, pur non ammettendolo esplicitamente, ci sentiamo, in fondo, autonomi, cioè non dipendenti da Dio né dal legame costitutivo con il vescovo nel presbiterio. La tentazione dell’autonomia, più che nella diretta ed esplicita disobbedienza, si documenta, in maniera particolarmente grave, in quella sottile autonomia di giudizio, che spesso abita i nostri cuori ed è coltivata, con mille infinite riserve e sfumature, dalle nostre menti”.
A chi guardare dunque? Piacenza ricorda la figura del curato d’Ars. Anch’egli dovette lottare contro la tentazione dell’autonoma. Scrive Piacenza: “L’epoca in cui san Giovanni Maria Vianney si è trovato a svolgere il proprio ministero fu quella della Francia post-rivoluzionaria, nella quale la presunta autonomia dell’uomo sarebbe dovuta divenire totale e assoluta”.

Pubblicato sul Foglio mercoledì 22 dicembre 2010

© Copyright Il Foglio, 22 dicembre 2010 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.

Nessun commento: