Cinquantaquattro rappresentazioni artistiche da diversi Paesi del mondo
Tutti i presepi del segretario di Stato
di Nicola Gori
Sono in legno, avorio, oro, argento, pietre preziose, ma anche in ceramica, cera, marmo, ferro, stoffa, cartapesta. Si spazia dai colori più tenui a quelli più sgargianti, dalle dimensioni in stile bonsai a quelle quasi ad altezza naturale. Troviamo ambientazioni esotiche, rupestri, di borgata. Dai tempi antichi ai nostri giorni, passando per il medioevo e l'età moderna. Provengono dalle più disparate località di tutto il mondo: dalle Ande, dalla Terra Santa, dalle Filippine, dalla Colombia, dal Nicaragua, dal Kenya, dal Panama, dal Messico, dalla Polonia, dalla Sicilia, dalla Campania, dal Piemonte. Sono i cinquantaquattro presepi ospitati nell'appartamento del segretario di Stato.
Piccoli capolavori artigianali simbolo della tradizione cristiana, che assumono un valore particolare per la loro significativa collocazione, come ha spiegato il cardinale Bertone al nostro giornale. "La policromia e universalità dei presepi allestiti alla prima Loggia - ci ha detto - rappresentano l'universalità della Chiesa e la fitta rete delle relazioni internazionali che caratterizzano l'attività del segretario di Stato e di tutti i miei eccellenti collaboratori. Nell'interscambio di rapporti e di indirizzi rimane lineare la convergenza all'unico superiore centro di riferimento: il Principe della pace, che irradia a tutto il mondo il messaggio di amore, di giustizia e di pace. Così il presepio è la prima cattedra del Maestro divino".
Si comincia dal presepe allestito all'esterno della porta di ingresso da suor María del Carmen Aparicio, una delle religiose dell'appartamento. Per farlo si è ispirata a quello ideato dai bambini di una scuola di Bogotá, in Colombia, tenuta dalle suore cappuccine della Madre del Divino Pastore, a cui appartiene. Si tratta di una sessantina di ritagli di cartoncino color oro avvolti a forma di cono e disposti come tanti raggi di sole, che provengono dal centro della scena, dove stanno Gesù, Maria e Giuseppe. Quasi come una stella dorata che focalizza l'attenzione sulla natività. Dato che le statuette sono collocate su una colonna, è stata posta anche una scala che permette idealmente di raggiungere Gesù. Passiamo poi al presepe in cartapesta allestito con i personaggi che si trovavano esposti nell'appartamento privato di Giovanni Paolo ii durante gli anni del suo pontificato. Sfondo in mattoncini, scene di vita quotidiana, e Gesù che nasce in mezzo allo scorrere della vita nella città. Basta fare pochi metri e troviamo una copia in calco - eseguita nei laboratori dei Musei Vaticani - del più antico presepe realizzato da Arnolfo di Cambio nel 1291, a quasi settanta anni da quello "vivente" di Greccio del 1223. Era stato scolpito per essere collocato nella cappella Sistina della basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, dove si conservano le reliquie della culla di Gesù.
Sempre dai laboratori dei Musei Vaticani arriva una copia in calco del frammento di coperchio di sarcofago rappresentante la scena dell'Epifania, rinvenuto presso la Necropoli vaticana e risalente al 380 circa. È immortalato il momento dell'arrivo dei tre re magi - Gaspare, Melchiorre e Baldassarre - che recano oro, incenso e mirra. Poco più in là, Gesù giace nella mangiatoia, circondato da Maria e Giuseppe, e riscaldato dal bue e dall'asinello.
Troviamo poi una serie di presepi provenienti da Caltagirone: alcuni sono fatti in ceramica, altri in terracotta e stoffa, e uno in lamine d'oro e argento donato a Giovanni Paolo ii. Sempre in terracotta è esposto un simpatico gruppo di statuine di dimensioni lillipuziane che provengono da León, in Nicaragua. Si respira aria di montagna, invece, davanti al presepe in legno della Val Gardena. Ancora in legno è la rappresentazione della natività che viene dal Kenya, esattamente da Isiolo, il vicariato apostolico che riceve aiuti dal centro missionario dell'arcidiocesi di Vercelli, dove il cardinale Bertone fu arcivescovo dal 1991 al 1995. Un'altra creazione artistica prodotta in Kenya è quella in ebano, il cui colore conferisce un tono particolare a tutta la scena della natività.
Dal Piemonte, in particolare da Alessandria, arriva un caratteristico presepe in iuta, dono delle suore carmelitane. Al periodo in cui il cardinale è stato arcivescovo di Genova risale il gruppo di statue in terracotta regalatogli nel 2003 dall'Associazione medici cattolici italiani. Da Pozzuoli arriva un tradizionale presepe napoletano in ceramica e stoffa, dono della diocesi e dell'Azione Cattolica ragazzi per il Natale 2007.
Ancora alla tradizione napoletana si ispira quello creato dall'architetto Aniello D'Antonio in memoria di Giovanni Paolo ii e donato nel 2008 al segretario di Stato da Angela, Angelo e Carlo Di Maio e don Tommaso Raiola. La particolarità di questo presepe è che mancano i pastori tradizionali, perché - nelle intenzioni degli ideatori - i pastori sono in realtà tutti quelli che si avvicinano alla mangiatoia di Gesù per rivivere il mistero di quella notte. Sullo sfondo di questa creazione artistica si vedono la basilica di San Pietro e la torre campanaria di Romano Canavese, il paese natale del cardinale Bertone.
È realizzato con materiali di recupero artisticamente assemblati e plasmati a forma di statuine il presepe di Ciro Cipolloni, della cittadella internazionale dei focolari di Loppiano. Dalla Colombia, invece, è giunto un minuscolo presepe in smeraldi e vetro. È del Portorico un'elegante scena della natività realizzata in legno, accanto alla quale sono stati posti dei variopinti pappagalli del Paese caraibico.
Da Betlemme troviamo alcune rappresentazioni della nascita di Gesù in legno e madreperla e in legno e olivo. Dal Messico, un presepe in terracotta e uno in cera proveniente dallo Stato di Guanajuato, che quest'anno ha offerto il presepe per l'Aula Paolo vi. Non manca nemmeno una raffigurazione cara alla tradizione orientale. Si tratta di un uovo argentato: su di un lato è raffigurata la natività, sull'altro la risurrezione.
E, infine, una creazione la cui ambientazione è stata ricavata da una radice di olivo vecchia più di duecento anni della varietà Rosciola, proveniente dalla collina nella contrada Le Coste, di Olevano Romano, donato dalla tenuta della famiglia Minosse nel 2009. Avvicinandosi si percepisce come un richiamo a immergersi nella natura, si sente ancora l'odore di legno e di muschio. La Sacra Famiglia ha trovato riparo sotto l'imponente radice che la protegge e le offre un ambiente accogliente. Sulle piccole fessure del legno sono stati posti i personaggi: angeli, pastori, pecorelle. Anche una piccola formica fa capolino dall'interno della radice, conferendo all'insieme un tocco di autenticità.
(©L'Osservatore Romano - 24 dicembre 2010)
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