La chiesa e l’”ethos” perverso del mondo. Il Papa torna sulla pedofilia e contesta l’ipocrisia altrui
di Paolo Rodari
Ieri il Papa ha tenuto uno dei suoi discorsi più attesi, quello ai membri della curia romana. Come ogni anno ha colto l’occasione per rileggere i dodici mesi trascorsi offrendo una chiave interpretativa degli avvenimenti che hanno coinvolto la chiesa. Tra questi non è mancato un lungo affondo sul tema della pedofilia nel clero, problema che ha attraversato la chiesa proprio nell’anno dedicato ai sacerdoti. Tornando ancora una volta sull’argomento, e in un’occasione ufficiale, Benedetto XVI ha cambiato lo schema classico col quale aveva fino a ieri affrontato l’argomento.
Accanto alle dichiarazioni di deplorazione per un fenomeno che ha assunto “una dimensione inimmaginabile”, commesso da sacerdoti che “stravolgono il sacramento nel suo contrario”. Accanto alla visione di una chiesa il cui volto “è coperto di polvere”. Accanto a sacerdoti che per la loro colpa tengono “aperte le ferite di Cristo”, che “insudiciano”. Accanto alle parole che il Papa già aveva usato più volte, c’è qualcosa di nuovo. Un concetto che negli ultimi mesi Benedetto XVI non aveva ancora espresso in modo così esplicito.
E’ la denuncia dell’ipocrisia che si cela dietro coloro che incolpano la chiesa di non essere altro se non un covo di orchi, un’enclave votata alla pedofilia entro un mondo che, al contrario, è illibato e puro. Ma il mondo, ha detto Ratzinger, non è affatto puro. E non si può comprendere la degenerazione nella quale sono caduti alcuni sacerdoti, senza “tacere il contesto del nostro tempo in cui è dato vedere questi avvenimenti”.
Il mondo, ha detto in sostanza Benedetto XVI, accusa la chiesa di colpe che lui per primo persegue con malcelata ipocrisia. Ha spiegato il Papa che a partire dagli anni 70 è stata teorizzata la pedofilia “come una cosa del tutto conforme all’uomo e anche al bambino”. Mettendo in campo “una perversione di fondo del concetto di ethos”, la società asseriva “che non esisterebbero né il male in sé, né il bene in sé”. A questa visione, ricordando la beatificazione del cardinale Newman, il Papa ha idealmente opposto la “grande tradizione razionale dell’ethos cristiano” e “le basi essenziali e permanenti dell’agire morale”. Questo pensa il Papa. Che la pedofilia è un oltraggio al sacerdozio da combattere in ogni modo. Ma che essa è figlia di una degenerazione dei costumi che quella società che punta il dito contro la chiesa promuove e difende.
Pubblicato sul Foglio martedì 21 dicembre 2010
© Copyright Il Foglio, 21 dicembre 2010 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.
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