Martirio dei cristiani
Occidente indifferente
Persecuzioni in nome del nichilismo e dell'integralismo. Il Papa in difesa di famiglia e cristiani.
Raffaele Iannuzzi
L’attualità sorprende la storia. I tratti della cronaca del XXI secolo sembrano confermare la vecchia teoria: il presente è già storia.
Il Papa ha appena dichiarato, durante il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, che «i cristiani sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede», e subito tornano i fuochi della violenza. Stavolta il fronte è la Nigeria. Nuovi scontri fra cristiani e musulmani, scoppiati ieri nei pressi della città di Jos in Nigeria. Edifici in fiamme e molti feriti.
Alla vigilia di Natale altri scontri avevano provocato 32 morti e 72 feriti. Seguiamo ancora il Papa: «Risulta doloroso constatare che, in alcune regioni del mondo, non sia possibile professare ed esprimere liberamente la propria religione, se non a rischio della vita e della libertà personale». Non basta: «In altre regioni vi sono forme più silenziose e sofisticate di pregiudizio e di opposizione verso i credenti e i simboli religiosi». Tutto il mondo è coinvolto in questa violenza contro i cristiani e l'indifferenza dell'Occidente fa il resto: accetta, ipocritamente, che le false libertà si realizzino a detrimento di un solo gruppo religioso. L'Occidente odia se stesso.
La tesi ritorna, insistente, dopo alcuni anni di letargo, e risulta sempre più inquietante: la cristianità soffre e l'Occidente cosiddetto «laico» e «libero» non si schiera a favore di essa. Anzi, suggella, in qualche modo, il capolavoro di persecuzione da parte soprattutto dell'Islam, inondando la comunicazione pubblica con le chiacchiere di intellettuali sofisticatamente cavalli di Troia dell'integralismo islamico, come Tariq Ramadan. Intanto, il baluardo della fede e del pensiero, che fa capo al Papato - unica forma di resistenza a questo devastante percorso della decadenza occidentale a spese dei cristiani - insiste sui nodi corposi della realtà: uno stillicidio continuo di morti e violenze contro i cristiani. Tanto che un missionario esperto come padre Bernardo Cervellera, direttore di «AsiaNews», crede non sia facile fornire le cifre di questa ecatombe continua. Ciò deve far riflettere: è un getto continuo che crea una geopolitica della violenza anticristiana. Che ridefinisce, di fatto, la geopolitica complessiva come tale. Le notizie provengono da luoghi lontani e risulta difficile anche raccogliere dati certi sulle persone colpite da queste violenze.
Il '900 ha consegnato al già nutrito martirologio qualcosa come 45 milioni di martiri, due terzi dei 75 milioni complessivi in duemila anni di storia della Chiesa. Ma le cifre, nella loro imponenza, mostrano gigantografie di eccidi umani, ma non documentano fino in fondo la realtà dei fatti. Un professore di statistica americano, David B. Barrett, afferma che i martiri cristiani per la fede sarebbero saliti, già all'inizio del XXI° secolo, a circa 165mila, in Sudan, Timor Est, India, Indonesia, Egitto. Ma la cosa che desta particolare preoccupazione è che si tratti di un trend, con tassi di progressività inesauribile. Una sorta di industria del martirio pianificata a mezzo di due fattori oggettivamente congiunti, uno direttamente materiale, la violenza; l'altro, immateriale, più indiretto, l'indifferenza e la copertura ideologica agli ideologi del cosiddetto «dialogo», che non mette mai in questione la reciprocità di trattamento fra musulmani e cristiani.
Il Papa, ponendo la questione della libertà religiosa, sta rompendo un tabù culturale di non piccolo momento.
Il dato emergente, da più di un decennio a questa parte, secondo il Centro di ricerca americano Pew, è che il 70% delle vittime dell'odio religioso sono cristiani. E là dove viene meno la loro presenza, la religione in crescita è l'Islam. Oscillazioni pendolari create a misura di espansione islamica. Nel vuoto della civiltà occidentale, che, come ha richiamato Benedetto XVI, ha caratteristiche da decadenza dell'Impero romano.
Insomma, si tratta di una strategia, soprattutto di matrice islamica, mirata all'eliminazione di un competitor religioso a dinamica diffusiva come il cristianesimo. Questa strategia contiene una precisa geopolitica sostenuta dai salotti pseudointellettuali laicisti e anti-cattolici. Un'alleanza oggettiva ben determinata e determinabile. Non è il tiro al bersaglio, ma il bersaglio è comune. Non c'è dubbio. Vi è di più. Le oscillazioni pendolari, a colpi di kamikaze, attentati e aggressioni, si situano, così, a cavallo di una certa fenomenologia della tarda modernità - esausta ed esaurita sul piano della «spinta propulsiva» - che collocherei tra nichilismo e Islam. Due termini che ritroveremo - sistematicamente - anche nel movimento delle moltitudini antagoniste.
© Copyright Il Tempo, 27 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
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