Quando nasce un bambino
Angelus: gioia per la famiglia e dolore per l'odio contro i cristiani
“La nascita di ogni bambino porta con sé qualcosa di questo mistero” e “lo sanno bene i genitori che lo ricevono come un dono e che, spesso, così ne parlano”. Lo ha detto stamattina Benedetto XVI, durante l’Angelus in Piazza San Pietro dedicato alla Santa Famiglia di Nazareth. “A tutti noi è capitato di sentir dire a un papà e a una mamma: ‘Questo bambino è un dono, un miracolo!’. In effetti – ha aggiunto il Santo Padre –, gli esseri umani vivono la procreazione non come mero atto riproduttivo, ma ne percepiscono la ricchezza, intuiscono che ogni creatura umana che si affaccia sulla terra è il ‘segno’ per eccellenza del Creatore e Padre che è nei cieli”. Per questo è importante che “ogni bambino, venendo al mondo, sia accolto dal calore di una famiglia” e “non importano le comodità esteriori” perché “Gesù è nato in una stalla e come prima culla ha avuto una mangiatoia, ma l’amore di Maria e di Giuseppe gli ha fatto sentire la tenerezza e la bellezza di essere amati”. Per il Pontefice, “di questo hanno bisogno i bambini: dell’amore del padre e della madre” ed “è questo che dà loro sicurezza e che, nella crescita, permette la scoperta del senso della vita”. La Santa Famiglia di Nazareth ha attraversato “molte prove”, come quella della “strage degli innocenti” che “costrinse Giuseppe e Maria ed emigrare in Egitto” ma “confidando nella divina Provvidenza, essi trovarono la loro stabilità e assicurarono a Gesù un’infanzia serena e una solida educazione”. Il Papa ha sottolineato che “la Santa Famiglia è certamente singolare e irripetibile, ma al tempo stesso è ‘modello di vita’ per ogni famiglia, perché Gesù, vero uomo, ha voluto nascere in una famiglia umana, e così facendo l’ha benedetta e consacrata”. E così “affidiamo alla Madonna e a san Giuseppe tutte le famiglie, affinché non si scoraggino di fronte alle prove e alle difficoltà, ma coltivino sempre l’amore coniugale e si dedichino con fiducia al servizio della vita e dell’educazione”.
Abbandonare la via dell’odio. A conclusione dell’Angelus, Benedetto XVI ha ricordato che “in questo tempo del Santo Natale, il desiderio e l’invocazione del dono della pace si sono fatti ancora più intensi” ma “il nostro mondo continua ad essere segnato dalla violenza, specialmente contro i discepoli di Cristo”. Il Santo Padre ha appreso “con grande tristezza l’attentato in una chiesa cattolica nelle Filippine, mentre si celebravano i riti del giorno di Natale, come pure l’attacco a chiese cristiane in Nigeria” e “la terra si è macchiata ancora di sangue in altre parti del mondo come in Pakistan”. “Desidero esprimere il mio sentito cordoglio per le vittime di queste assurde violenze, e ripeto ancora una volta l’appello ad abbandonare la via dell’odio per trovare soluzioni pacifiche dei conflitti e donare alle care popolazioni sicurezza e serenità. In questo giorno in cui celebriamo la Santa Famiglia – ha proseguito il Papa -, che visse la drammatica esperienza di dover fuggire in Egitto per la furia omicida di Erode, ricordiamo anche tutti coloro – in particolare le famiglie - che sono costretti ad abbandonare le proprie case a causa della guerra, della violenza e dell’intolleranza”. L’invito del Pontefice, quindi, è di unirsi “nella preghiera per chiedere con forza al Signore che tocchi il cuore degli uomini e porti speranza, riconciliazione e pace”.
Madre Teresa “famosa” perché “umile”
“Penso alla testimonianza della beata Teresa di Calcutta, un riflesso della luce dell’amore di Dio. Celebrare 100 anni dalla sua nascita è motivo di gratitudine e di riflessione per un rinnovato e gioioso impegno al servizio del Signore e dei fratelli, specialmente dei più bisognosi. Il Signore stesso voleva essere bisognoso, come sappiamo”. Così Benedetto XVI oggi, al termine del pranzo con ospiti delle case romane rette dalle Missionarie e Missionari della Carità e con religiose e religiosi della Famiglia della Beata Teresa di Calcutta. “La beata Teresa di Calcutta – ha aggiunto il Papa – ha vissuto la carità verso tutti senza distinzione, ma con una preferenza per i più poveri e abbandonati: un segno luminoso della paternità e della bontà di Dio. Ha saputo riconoscere in ognuno il volto di Cristo, da Lei amato con tutta se stessa: il Cristo che adorava e riceveva nell’Eucaristia continuava ad incontrarLo per le strade e per le vie della città, diventando “immagine” viva di Gesù che versa sulle ferite dell’uomo la grazia dell’amore misericordioso”. Benedetto XVI ha quindi affermato che Madre Teresa è diventata “famosa” perché “è vissuta in modo umile e nascosto, per amore e nell’amore di Dio. Ella stessa affermava che il suo più grande premio era amare Gesù e servirlo nei poveri. La sua figura piccola, con le mani giunte o mentre accarezzava un malato, un lebbroso, un moribondo, un bimbo, è il segno visibile di un’esistenza trasformata da Dio”. Dopo aver ricordato che “la carità è la forza che cambia il mondo, perché Dio è amore”, Benedetto XVI ha concluso la riflessione ricordando che “nella beata Teresa di Calcutta tutti abbiamo visto come la nostra esistenza può cambiare quando incontra Gesù; può diventare per gli altri riflesso della luce di Dio. A tanti uomini e donne, in situazioni di miseria e di sofferenza, Ella ha donato la consolazione e la certezza che Dio non abbandona nessuno, mai! La sua missione continua attraverso quanti, qui come in altre parti del mondo, vivono il suo carisma di essere missionari e missionarie della Carità. La nostra gratitudine è grande, care Sorelle, cari Fratelli, per la vostra presenza umile, discreta, nascosta agli occhi degli uomini, ma straordinaria e preziosa per il cuore di Dio”.
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