venerdì 24 dicembre 2010

Riflessione di Mons. Luigi Negri in occasione del Natale

Su segnalazione della nostra Fabiola leggiamo:

CHI CI SALVA DAL BANALE

di LUIGI NEGRI*

IL VOLTO più orrendo di questa società, così contraria all'uomo e alla sua dignità, è la banalizzazione della vita quotidiana. L'esistenza è banale, chiusa in se stessa senza grandezze e senza prospettiva di speranza. In questa banalità in cui tutto sembra scontato ci si abitua a tutto: anche le grandi tragedie diventano banali.
La violenza è una campagna quotidiana della nostra vita:dilaga dalle famiglie e investe rovinosamente la società con avvenimenti di vera e propria barbarie.
Si vive senza dignità e si muore senza dignità.
I suicidi stanno diventando una via di uscita a vite sbagliate o provocate oltre la proprie capacità: come un’ultima fiammata di odio o come l’affermazione di una sostanziale sconfitta. Si muore di fame, di freddo, di odio reciproco, e tutto secondo una andatura dimessa e quotidiana. Le stesse parole sono banali, spesso dette in un clima di sostanziale equivocità. Più corpi contundenti verso i nemici che parole che propongono visioni, per quanto diverse, ma positive della vita.
L'IMMORALITÀ pratica dell'avversario politico viene presentata come tragedia nazionale, la propria personale immoralità diventa etica personale e civile. Si distrugge il centro di Roma e nessuno è responsabile; i fermati vengono messi subito in libertà.
Ci risuona nel cuore e nella coscienza il grido di sant' Ireneo di Lione,,nel suo tormentato secolo: «E possibile che l'uomo muoia».Abbiamo uno struggente bisogno che qualcuno venga a dirci che la vita non è banale, che la ragione è una cosa grande e dignitosa perché cerca la verità, che il cuore è la grande risorsa dell'esistenza perché ci consente di amare noi stessi e gli altri, che la vita è positiva perché tende a servire l'umanità e il cosmo.
Abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica con l'intuizione formidabile di Gabriel Marcel: «Tu puoi non morire»: Ma è venuto: è venuto il figlio di Dio che abita in mezzo a noi e che ci promette, oggi come 2000 anni fa, la verità della nostra vita e la possibilità di viverla adeguatamente: «Sono venuto perché abbiano la vita, e l'abbiano piena». Questo è il cuore del nostro Natale 2010. Lo attendiamo così e gli chiediamo la grazia di saperlo riconoscere.

*vescovo di San Marino – Montefeltro

© Copyright Il Resto del Carlino, 24 Dicembre 2010

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