Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo questa bellissima intervista. Al nuovo indirizzo del blog di Angela Ambrogetti potete vedere anche la foto :-)
Un antidoto contro l'opinione pubblicata: colloquio con Georg Gänswein
Scritto da Angela Ambrogetti
E’ appena calata la sera a Roma e la cupola di San Pietro è illuminata d’oro. A Porta Sant’Anna ci aspetta il vice comandante della Guardia Svizzera nominato da pochi giorni. Un’ottima occasione per fargli gli auguri. Arriviamo in auto a San Damaso. Con il buio le luci delle logge affievolite dalle tende sono misteriose e solenni. Seconda Loggia: l’ascensore si ferma, è il piano delle Sale di ricevimento. Attraversare la loggia da il tempo di guardare gli affreschi, sentirsi fuori e dentro il tempo della Chiesa. Sulla soglia della Sala Clementina il vice comandante ci lascia ai sediari , sono loro da secoli a fare gli onori di casa in Appartamento. Per noi è stata predisposta la grande Sala d’angolo. Pinturicchio, Caravaggio, Scorzelli e Messina, stoffe dorate e divani color porpora accolgono l’ospite un po’ intimidito. Monsignor Georg Gänswein arriva puntualissimo con il suo solito sorriso rassicurante e due rosari benedetti dal papa. L’atmosfera diventa più familiare e mi sembra normale iniziare la conversazione con una battuta: Peter Seewald ha usato quattro registratori per il libro con il Santo Padre, io ne ho solo due! Monsignore risponde con un sorriso.
Ci ha concesso del tempo per leggere insieme il suo libro per i cinque anni di pontificato di Benedetto XVI. Urbi et Orbi. Con il Papa a Roma e per le vie del mondo. Lo ha scritto grazie all’insistenza dell’ editore tedesco Herder rubando anche ore al sonno. Ed è stato un successo. La Libreria Editrice Vaticana ne ha fatto una edizione italiana che ha vinto il premio letterario Capri San Michele per la sezione Immagini Verità. Il segretario particolare del Papa lo ha ritirato offrendo ai presenti una riflessione sul primo lustro del pontificato.
Il libro è nato quindi per i cinque anni di pontificato, è diventato anche il top di una serie della Lev che raccoglie i discorsi del papa nei viaggi, è un modo per esprimere il senso stesso del ministero petrino alla luce del Vaticano II?
Gg: Si, è un libro per il papa, sul papa, ma anche del papa. Un libro che si rivolge sia agli occhi, sia al cuore, sia al cervello. E questi cinque anni di pontificato tramite i viaggi offrono come una collana di perle, un filo conduttore sul suo magistero. Perché, se si vede bene, ogni viaggio ha, e ho cercato di sottolinearlo, una caratteristica, e ogni viaggio ha avuto la sua impronta particolare. E percorrendo questi cinque anni si possono vedere quali sono i punti più importanti del magistero di papa Benedetto XVI. E mi sembra che questo libro sia riuscito un po’ a dare una sintesi di cinque anni in centoventi pagine.
La foto sono uno dei punti di forza del libro. Ma c’è anche un’altra caratteristica. Lei non ha voluto nascondere o sorvolare su difficoltà, asprezze che sono parte della storia di alcuni viaggi. Un valore aggiunto?
Gg: Ho voluto essere molto sincero. La storia è sincera, non si può nascondere ciò che è successo. Non ho voluto, non se se in italiano si dice così, “togliere i denti”, non ho voluto “ammorbidire” . Anche alcuni episodi o alcuni passaggi critici hanno trovato uno spazio adatto in questo libro.
Parliamo allora delle foto. I gesti quindi. C’è chi dice che papa Benedetto XVI non comunica con i gesti, invece …
Gg: Lei ha posto l’accento su un tema molto importante!
Chi dice che mancano i gesti di papa Benedetto deve sfogliare questo libro e poi rivedere la sua critica. Perché questo libro anzitutto con le foto lo dimostra. Le foto parlano, e per molte persone oggi parlano molto più fortemente delle parole. Allora qui c’è anche una testimonianza del papa che parla non soltanto con le parole, ma anche con i gesti.
Nella presentazione al Premio Capri, ha detto una cosa a proposito delle differenze dei papi, dei pontefici nella storia. L’acqua è sempre la stessa, ma filtrata da diversi tipi di terreno diventa diversa. Si può dire che dal libro emerge il vero Joseph Ratzinger, oltre che il papa Benedetto XVI?
Gg:Che è Joseph Ratzinger! Ma io ho voluto sottolineare la continuità tra papa Giovanni Paolo II e papa Benedetto non togliendo o nascondendo le grandi differenze della personalità. Il personaggio di Giovanni Paolo II è totalmente diverso di quello di Benedetto XVI. Però sono due tipi che in se stesso sono diverso ma ciò che da continuità è proprio il ministero petrino e anche lo spirito del quale tutti e due vivono.
Sfogliamo qualche pagina: Colonia 2005, il papa mette un milione di giovani in ginocchio a pregare davanti al Santissimo, un modo diverso di vivere i megaraduni, perché come ha detto Benedetto XVI il papa non è una rock star…
Gg: Si, esatto questo è un messaggio al mondo. Ma in primo luogo era una esperienza, per tutti quelli che erano presenti, una esperienza personale fortissima. E mi ricordo bene anche io quando ho visto dalla Marienhügel, come si chiama la piccola collina (dove era il palco con l’altare), questa adorazione, questo momento di tranquillità, questo momento di adorazione, era per me un confermare o essere confermato nella fede.
Fede e ragione, la dittatura del relativismo, il dialogo basato sulla verità sono i Leitmotif del magistero di Benedetto XVI. Ma dal libro esce anche dell’ altro: la libertà religiosa, l’autodeterminazione dei popoli, la sconfitta della povertà, il rifiuto della violenza.
Gg: Lei ha analizzato molto bene. Il leitmotiv è come una armonia, non soltanto un tonus rectus, ma sono diversi toni che danno poi una melodia bella. E questo Leitmotif è sempre come la radice dal quale l’albero cresce e prende la forza.
Il viaggio negli Stati Uniti: due punti il discorso alle Nazioni Unite e la preghiera a Ground Zero. Da una parte il papa convince e dall’ altra il papa commuove e si commuove.
Gg: Si, perché chi vede o chi è presente a Ground Zero vede questo grande buco che adesso, un cantiere enorme, forse il cantiere più grande del mondo, e non può non commuoversi. Dall’altra parte davanti all’Onu il papa è venuto per dare voce a Cristo per voler convincere il mondo che la verità deve avere l’ultima parola.
Sidney, si può dire che abbiamo conosciuto un po’ il papa “ecologista” con il suo discorso sulla natura, sulla creazione?
Gg: Non dobbiamo mai dimenticare: Dio è il redentore, il Figlio di Dio non solo è il redentore, ma è anche Dio creatore. La creazione è molto più ampia che l’ambiente o l’ecologia. L’ecologia è un piccolo aspetto della creazione e la stessa cosa vale anche per l’ambiente. Dove la creazione non viene più rispettata come Creatio Dei è chiaro che l’ ambiente non funziona, l’ecologia non funziona. Dove viene rispettata come un dono di Dio funziona anche l’ ambiente e funziona anche l’ecologia.
I viaggi di Benedetto XVI hanno tutti una forte connotazione mariana. C’è sempre una tappa in un santuario mariano. E se non c’è tempo c’è almeno un omaggio, un canto come a Barcellona…
Gg: Si, ma è chiaro dove c’è il Signore non può mancare la Madre!
E i monasteri benedettini, una chiave di lettura del pontificato?
Gg: Sì, è una chiave. Il significato di questa chiave l’ha data il papa stesso all’inizio quando gli è stato chiesto diverse volte perché ha scelto il nome di Benedetto, perché non si è dato il nome Giovanni Paolo III per esempio. Non ha voluto essere una copia di una persona che non sarebbe stato mai lui.
Insomma questo libro è una specie di traccia da seguire e da delle tracce un po’ per cercare di evitare che la gente sia troppo condizionata dalla “opinione pubblicata”?
Gg: E’ un po’ un antidoto per l’opinione pubblicata. Ognuno ha la libertà di leggere ciò che vuole, quanto vuole e quali giornali o quali libri . Però la lettura influisce, questo è chiaro. E io ho voluto dare con questo libro, sia con le foto ma anche con i testi che commentano le foto, una traccia e ognuno con libertà , con la libertà può farsi il suo giudizio.
I viaggi da maggio del 2010 per motivi cronologici non sono nel libro, e dell’ ultimo in Spagna ha un ricordo flash da offrirci?
Gg: Per la Spagna: a Santiago il papa pellegrino, con la mantella ... Bellissimo! E poi a Barcellona in una città, quasi la città più secolarizzata in tutta Europa, il papa con la bellezza dell’ arte che è anche un aspetto della bellezza della verità. Questi due momenti molto, molto densi e che ha vissuto il Santo Padre e devo dire che ho vissuto io nello stessa misura accanto al papa.
Il testo integrale in inglese dell'intervista è pubblicato dalla rivista Inside the Vatican
http://www.ilportonedibronzo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=54:un-antidoto-contro-lopinione-pubblicata-colloquio-con-georg-gaenswein&catid=1:ultime&Itemid=50
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