Per la giornata mondiale della pace
Un messaggio non convenzionale
di Lucetta Scaraffia
Il messaggio per la giornata mondiale della pace di Benedetto XVI non ha nulla di convenzionale. È un testo molto importante e interessante, a cominciare dall'affermazione subito espressa: "I cristiani sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede". Questa è una realtà che tutti ormai hanno colto, ma che nessuno dice ad alta voce: una denuncia chiara e impegnativa che mette di fronte agli eventi in modo inconfutabile. Adesso sarà più difficile fare finta di niente, fingere che ogni episodio di persecuzione contro i cristiani sia un caso isolato, privo di conseguenze sulla realtà e sulla vita delle diverse comunità sparse nel mondo.
Proprio per questo il messaggio del Papa segna un cambiamento di fase storica, del quale bisogna analizzare il significato, senza negare la gravità di molte situazioni. Nel testo questa denuncia si sviluppa in un richiamo, variamente articolato, al rispetto della libertà religiosa, con una riflessione la cui importanza può essere valutata seconda solo al documento conciliare Dignitatis humanae, che ha segnato per la Chiesa l'apertura a questa dimensione.
Apertura a lungo contrastata, non in nome di un oscurantismo timoroso del diverso, come è stato detto da molti, ma per la preoccupazione che il fedele meno avveduto confondesse la verità e l'errore, una volta messi sullo stesso piano, senza distinzioni che ne chiariscano la gerarchia. Questa preoccupazione pastorale è stata superata con la convinzione di riuscire a spiegare e fare conoscere la verità, anche in società ove questa non fosse in chiara evidenza.
Un nuovo impegno per la Chiesa, dunque, e una nuova fase segnata da continui confronti con la secolarizzazione avanzante, che ha dato all'impegno religioso una nuova ragione, una nuova direzione in cui muoversi, una nuova speranza. Come infatti dice Benedetto XVI, "la libertà religiosa è condizione per la ricerca della verità e la verità non si impone con la violenza ma con "la forza della verità stessa"".
Facendo coincidere libertà con ricerca della verità, il Papa permette di comprendere con chiarezza che la libertà religiosa non ha nulla a che vedere con il relativismo, il quale nega l'esistenza della verità.
La condanna verso ogni tipo di strumentalizzazione della religione è netta, e coinvolge allo stesso tempo i fanatismi religiosi e il laicismo esasperato: "La stessa determinazione con la quale sono condannate tutte le forme di fanatismo e di fondamentalismo religioso, deve animare anche l'opposizione a tutte le forme di ostilità contro la religione, che limitano il ruolo pubblico dei credenti nella vita civile e politica". Se infatti il fanatismo religioso arriva a praticare la sopraffazione delle minoranze - e tragicamente i cristiani in Asia e Africa ne sanno qualcosa - forme di ostilità antireligiosa "nei Paesi occidentali si esprimono talvolta col rinnegamento della storia e dei simboli religiosi nei quali si rispecchiano l'identità e la cultura della maggioranza dei cittadini".
Anche questo diverso fondamentalismo, che si è sviluppato sulle basi di una secolarizzazione liberale, segna un cambiamento storico: non è più questione di dare voce a tutti, allo stesso modo, senza distinguere la verità, ma di arrivare addirittura, in molti modi diversi, a imbavagliare la voce di chi crede, di chi fa parte di una religione. È come se la tolleranza - che all'inizio dell'età moderna era sfociata nella proclamazione della libertà religiosa fra i diritti fondamentali dell'essere umano, quelli che ne garantiscono la dignità - portata per una sorta di cortocircuito all'esasperazione, diventasse oppressione.
Un esempio evidente - ricordato da Benedetto XVI anche nel discorso al nuovo ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede - è rappresentato dall'esposizione del crocefisso nei luoghi pubblici, che da molte parti si vuole proibire in nome di una libertà declinata come cancellazione di ogni simbolo di appartenenza religiosa. Non è un caso, infatti, che questa fase sia segnata dalla presenza dei fondamentalismi, che costituiscono l'altra faccia del laicismo esasperato.
Il Papa li ha definiti come "forme speculari ed estreme del rifiuto del legittimo pluralismo e del principio di laicità".
Oggi il problema della libertà religiosa non è più legato a quello di far comprendere la differenza fra la verità e la menzogna, per evitare confusioni, ma è diventato addirittura quello di sostenere il diritto a fare sentire la propria voce, ad avere un posto riconosciuto nella società. E non è un caso che questa affermazione sia venuta da Benedetto XVI in occasione della giornata mondiale della pace: soffocare le voci religiose è un atto contro la dignità umana. E dunque un ostacolo a ogni tentativo di pace.
(©L'Osservatore Romano - 18 dicembre 2010)
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4 commenti:
"Pluralismo", "principio di laicità" non sembra che stia parlando il Papa, ma Voltaire.....
Mi dispiace ma preferisco la dottrina tradizionale senza se e senza ma.
don Bernardo
per Areki: lei confonde il commento di Lucetta Scaraffia (semi-massonico) con il messaggio del Papa, che è invece eccezionalmente esplicito contro la persecuzione laicistica contemporanea.
Certo è grave, come si è detto in altre occasioni, che l' "Osservatore" sia in queste condizioni.
Non si esageri, per favore.
La dottrina tradizionale, senza se e senza ma, non è contaddetta dal principio di laicità, che è portato tutto cristiano e il pluralismo non è un principio ma un fatto. Negarlo significherebbe negare la realtà. Se il Signore lo permette la Chiesa deve assumerlo e purificarlo. Soprattutto nel colloquio con interlocutori civili.
E Voltaire non c'entra affatto.
Tra i tanti bellissimi passaggi del messaggio, ce n'è uno a mio avviso straordinario e rivoluzionario (o meglio controrivoluzionario) che nessuno ha messo in luce:
"Ma che cosa significa, in termini pratici, promuovere la verità morale nel mondo della politica e della diplomazia? Vuol dire agire in maniera responsabile sulla base della conoscenza oggettiva e integrale dei fatti; vuol dire destrutturare ideologie politiche che finiscono per soppiantare la verità e la dignità umana e intendono promuovere pseudo-valori con il pretesto della pace, dello sviluppo e dei diritti umani; vuol dire favorire un impegno costante per fondare la legge positiva sui principi della legge naturale."
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