venerdì 31 dicembre 2010

Vaticano e finanza, la trasparenza detta legge. Con le norme emanate dal Papa, la Santa Sede fa sue le regole della comunità internazionale (Cardinale e Bonini)

Vaticano e finanza, la trasparenza detta legge

Con le norme emanate dal Papa, la Santa Sede fa sue le regole della comunità internazionale

Quattro nuovi testi contro riciclaggio, finanziamento del terrorismo e in materia monetaria. Nel «Motu Proprio» del Pontefice anche l’istituzione dell’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria

DA ROMA GIANNI CARDINALE

Con una serie di prov­vedimenti emanati ieri la Santa Sede si mette all’avanguardia nella legislazione atta a prevenire e contrastare il riciclaggio di denaro sporco e il finanzia­mento del terrorismo. Una parte di questi provvedi­menti derivano da un im­pegno preso nella Conven­zione monetaria tra lo Stato della Città del Vaticano e l’U­nione europea del 17 di­cembre 2009. E si tratta di quattro leggi emanate, con l’approvazione del Papa, dalla Pontificia Commissio­ne per lo Stato della Città del Vaticano: una contro il rici­claggio dei proventi di atti­vità criminose e il finanzia­mento del terrorismo; una sulla frode e contraffazione di banconote e monete in euro; due in materia di ban­conote e monete in euro.
Come spiega un apposito comunicato della Segreteria di Stato, «il processo di ela­borazione delle citate leggi è stato condotto con l’assi­stenza del Comitato misto», previsto dalla Convenzione monetaria, «composto da rappresentanti dello Stato della Città del Vaticano e dall’Unione europea», co­stituita, quest’ultima, «da rappresentanti della Com­missione e delle Repubbli­ca italiana, nonché da rap­presentanti della Banca cen­trale europea». Questo nuovo impianto normativo non rimane però limitato allo Stato della Città del Vaticano. Un motu pro­prio firmato e pubblicato ie­ri da Benedetto XVI estende l’applicazione della Legge anti-riciclaggio a tutta la Santa Sede, che è un ordi­namento distinto dallo Sta­to della Città del Vaticano. In pratica esplicita il Comuni­cato della Segreteria di Sta­to, la legge in questione e le sue future modificazioni a­vranno «vigenza per i dica­steri della Curia romana e per tutti gli organismi ed en­ti dipendenti dalla Santa Se­de, tra i quali l’Istituto per le Opere di Religione (Ior), ri­confermando l’impegno del medesimo ad operare se­condo i principi e i criteri in­ternazionalmente ricono­sciuti ». Sempre col motu proprio il Papa costituisce l’Autorità di informazione finanziaria (Aif), come organismo au­tonomo e indipendente che ha «incisivi compiti di pre­venzione e contrasto del ri­ciclaggio » nei confronti «di ogni soggetto, persona fisi­ca o giuridica, ente ed orga­nismo di qualsivoglia natu­ra » dello Stato della Città del Vaticano e della Santa Sede, Ior ovviamente compreso. Benedetto XVI ha inoltre ap­provato lo Statuto della Aif, che è stato pubblicato uni­tamente al motu proprio. In esso si legge che l’Autorità avrà a capo un Presidente che guiderà un Consiglio di­rettivo composto da altri quattro membri, tutti no­minati dal pontefice «tra persone di provata affidabi­lità, competenza e profes­sionalità ». Ieri non sono sta­ti annunciate nomine a ri­guardo, ma non sembra possibile – come paventato da alcuni giornali – che la ca­rica del presidente possa es­sere affidata a chi – come il cardinale presidente dell’A­psa Attilio Nicora – si trove­rebbe ad essere allo stesso tempo controllato e con­trollore. Sarà comunque l’Aif a emanare – come ha precisato la Segreteria di Stato – «complesse e delica­te disposizioni di attuazio­ne, indispensabili per assi­curare che i soggetti della Santa Sede e dello Stato del­la Città del Vaticano rispet­tino i nuovi ed importanti obblighi di anti-riciclaggio e di anti-terrorismo a partire dal 1° aprile 2011, data di en­trata in vigore della Legge». Nel motu proprio infine il Papa delega ai tribunali 'ci­vili' della Città del Vaticano di esercitare la giurisdizione penale, «limitatamente alle ipotesi delittuose» configu­rate nella Legge anti-rici­claggio, anche nei confron­ti dei Dicasteri delle Curia Romana e degli organismi e enti dipendenti dalla Santa Sede. Così potrebbe capita­re che, nel caso ecclesiastici anche di rango contravven­gano alla legge anti-rici­claggio e anti-terrorismo, questi incorrano in sanzio­ni non spirituali ma anche 'materiali', cioè detentive e pecuniarie. Infatti una buo­na metà della Legge anti-ri­ciclaggio dello Stato della Città del Vaticano emanata ieri (21 dei 43 articoli com­plessivi) è costituito in una serie di articoli tesi ad inte­grare il Codice penale Za­nardelli del 1889, quello re­cepito in occasione dei Pat­ti Lateranensi del 1929 e an­cora in vigore, con nuove fattispecie di reato e relative pene, ricalcate però sulla normativa attualmente vi­gente in Italia.

© Copyright Avvenire, 31 dicembre 2010

I criteri stabiliti dall’Ocse

DI ALESSANDRO BONINI

Una lista nera, una gri­gia e una bianca: co­sì l’Ocse (l’Organiz­zazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) se­leziona i 'buoni' e i 'cattivi' sulla base del rispetto degli standard internazionali anti­riciclaggio. Il Vaticano non rientra attualmente in alcu­no di questi elenchi, ma è in trattative con l’Ocse e con il Gafi per accedere alla white list.
In base ai criteri stabiliti nel 1998 dall’organizzazione dei Paesi industrializzati una nazione è definita 'paradiso fiscale' se ha una tassazione nulla o solo nominale, se manca la trasparenza nelle transazioni e se le leggi o le pratiche amministrative o­stacolano lo scambio di infor­mazioni fiscali con altri go­verni.
Dopo il G20 del 2009 l’Ocse ha provveduto a pub­blicare la lista nera degli Sta­ti, territori o giurisdizioni che non si sono impegnati a ri­spettare gli standard interna­zionali. Nella lista grigia rien­trano invece le giurisdizioni che si sono impegnate a ri­spettare gli standard ma che, ad oggi, hanno siglato meno di dodici accordi bilaterali per lo scambio d’informazioni. Sulla lista bianca compaiono le giurisdizioni che hanno se­guito le regole internaziona­li, stipulando almeno 12 ac­cordi conformi agli standard. Su questo fronte l’attività del­l’Ocse è affiancata dal Gafi, il Gruppo d’azione finanziaria internazionale contro il rici­claggio di capitali. Il Gafi ha pubblicato 40 raccomanda­zioni sulla lotta contro il rici­claggio di denaro, riviste in maniera approfondita nel giugno 2003 e 9 raccoman­dazioni speciali sulla lotta contro il finanziamento del terrorismo adottate in segui­to agli attentati dell’11 set­tembre 2001. La Banca mon­diale, il Fondo monetario in­ternazionale e il Consiglio di Sicurezza dell’Onu le hanno riconosciute ufficialmente come standard internaziona­li e circa 150 Paesi si sono im­pegnati a rispettarle.

© Copyright Avvenire, 31 dicembre 2010

2 commenti:

Anonimo ha detto...

In apparenza tutto bene...però ho il sospetto che il papa si sia piegato ai ricatti della massoneria che governa l'ONU e l'Unione Europea.
Si può ridurre a fare il cappellano dell'alta finanza?
Se il Vaticano è uno stato sui generis a servizio del Vicario di Cristo come può il papa permettere che gli si impongano leggi sotto dettatura?.
Non sarebbe stato meglio sciogliere lo IOR,licenziare le persone disoneste e depositare i conti in banche neutrali come quelle Svizzere?
Scusate, le mie son solo domande.

Raffaella ha detto...

Beh, e' la prima volta che qualcuno accusa il Papa di essere d'accordo con i massoni :-)
Il denaro depositato allo Ior serve per la carita', non appartiene al Papa.
R.