Vaticano e finanza, la trasparenza detta legge
Con le norme emanate dal Papa, la Santa Sede fa sue le regole della comunità internazionale
Quattro nuovi testi contro riciclaggio, finanziamento del terrorismo e in materia monetaria. Nel «Motu Proprio» del Pontefice anche l’istituzione dell’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria
DA ROMA GIANNI CARDINALE
Con una serie di provvedimenti emanati ieri la Santa Sede si mette all’avanguardia nella legislazione atta a prevenire e contrastare il riciclaggio di denaro sporco e il finanziamento del terrorismo. Una parte di questi provvedimenti derivano da un impegno preso nella Convenzione monetaria tra lo Stato della Città del Vaticano e l’Unione europea del 17 dicembre 2009. E si tratta di quattro leggi emanate, con l’approvazione del Papa, dalla Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano: una contro il riciclaggio dei proventi di attività criminose e il finanziamento del terrorismo; una sulla frode e contraffazione di banconote e monete in euro; due in materia di banconote e monete in euro.
Come spiega un apposito comunicato della Segreteria di Stato, «il processo di elaborazione delle citate leggi è stato condotto con l’assistenza del Comitato misto», previsto dalla Convenzione monetaria, «composto da rappresentanti dello Stato della Città del Vaticano e dall’Unione europea», costituita, quest’ultima, «da rappresentanti della Commissione e delle Repubblica italiana, nonché da rappresentanti della Banca centrale europea». Questo nuovo impianto normativo non rimane però limitato allo Stato della Città del Vaticano. Un motu proprio firmato e pubblicato ieri da Benedetto XVI estende l’applicazione della Legge anti-riciclaggio a tutta la Santa Sede, che è un ordinamento distinto dallo Stato della Città del Vaticano. In pratica esplicita il Comunicato della Segreteria di Stato, la legge in questione e le sue future modificazioni avranno «vigenza per i dicasteri della Curia romana e per tutti gli organismi ed enti dipendenti dalla Santa Sede, tra i quali l’Istituto per le Opere di Religione (Ior), riconfermando l’impegno del medesimo ad operare secondo i principi e i criteri internazionalmente riconosciuti ». Sempre col motu proprio il Papa costituisce l’Autorità di informazione finanziaria (Aif), come organismo autonomo e indipendente che ha «incisivi compiti di prevenzione e contrasto del riciclaggio » nei confronti «di ogni soggetto, persona fisica o giuridica, ente ed organismo di qualsivoglia natura » dello Stato della Città del Vaticano e della Santa Sede, Ior ovviamente compreso. Benedetto XVI ha inoltre approvato lo Statuto della Aif, che è stato pubblicato unitamente al motu proprio. In esso si legge che l’Autorità avrà a capo un Presidente che guiderà un Consiglio direttivo composto da altri quattro membri, tutti nominati dal pontefice «tra persone di provata affidabilità, competenza e professionalità ». Ieri non sono stati annunciate nomine a riguardo, ma non sembra possibile – come paventato da alcuni giornali – che la carica del presidente possa essere affidata a chi – come il cardinale presidente dell’Apsa Attilio Nicora – si troverebbe ad essere allo stesso tempo controllato e controllore. Sarà comunque l’Aif a emanare – come ha precisato la Segreteria di Stato – «complesse e delicate disposizioni di attuazione, indispensabili per assicurare che i soggetti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano rispettino i nuovi ed importanti obblighi di anti-riciclaggio e di anti-terrorismo a partire dal 1° aprile 2011, data di entrata in vigore della Legge». Nel motu proprio infine il Papa delega ai tribunali 'civili' della Città del Vaticano di esercitare la giurisdizione penale, «limitatamente alle ipotesi delittuose» configurate nella Legge anti-riciclaggio, anche nei confronti dei Dicasteri delle Curia Romana e degli organismi e enti dipendenti dalla Santa Sede. Così potrebbe capitare che, nel caso ecclesiastici anche di rango contravvengano alla legge anti-riciclaggio e anti-terrorismo, questi incorrano in sanzioni non spirituali ma anche 'materiali', cioè detentive e pecuniarie. Infatti una buona metà della Legge anti-riciclaggio dello Stato della Città del Vaticano emanata ieri (21 dei 43 articoli complessivi) è costituito in una serie di articoli tesi ad integrare il Codice penale Zanardelli del 1889, quello recepito in occasione dei Patti Lateranensi del 1929 e ancora in vigore, con nuove fattispecie di reato e relative pene, ricalcate però sulla normativa attualmente vigente in Italia.
© Copyright Avvenire, 31 dicembre 2010
I criteri stabiliti dall’Ocse
DI ALESSANDRO BONINI
Una lista nera, una grigia e una bianca: così l’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) seleziona i 'buoni' e i 'cattivi' sulla base del rispetto degli standard internazionali antiriciclaggio. Il Vaticano non rientra attualmente in alcuno di questi elenchi, ma è in trattative con l’Ocse e con il Gafi per accedere alla white list.
In base ai criteri stabiliti nel 1998 dall’organizzazione dei Paesi industrializzati una nazione è definita 'paradiso fiscale' se ha una tassazione nulla o solo nominale, se manca la trasparenza nelle transazioni e se le leggi o le pratiche amministrative ostacolano lo scambio di informazioni fiscali con altri governi.
Dopo il G20 del 2009 l’Ocse ha provveduto a pubblicare la lista nera degli Stati, territori o giurisdizioni che non si sono impegnati a rispettare gli standard internazionali. Nella lista grigia rientrano invece le giurisdizioni che si sono impegnate a rispettare gli standard ma che, ad oggi, hanno siglato meno di dodici accordi bilaterali per lo scambio d’informazioni. Sulla lista bianca compaiono le giurisdizioni che hanno seguito le regole internazionali, stipulando almeno 12 accordi conformi agli standard. Su questo fronte l’attività dell’Ocse è affiancata dal Gafi, il Gruppo d’azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di capitali. Il Gafi ha pubblicato 40 raccomandazioni sulla lotta contro il riciclaggio di denaro, riviste in maniera approfondita nel giugno 2003 e 9 raccomandazioni speciali sulla lotta contro il finanziamento del terrorismo adottate in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001. La Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale e il Consiglio di Sicurezza dell’Onu le hanno riconosciute ufficialmente come standard internazionali e circa 150 Paesi si sono impegnati a rispettarle.
© Copyright Avvenire, 31 dicembre 2010
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2 commenti:
In apparenza tutto bene...però ho il sospetto che il papa si sia piegato ai ricatti della massoneria che governa l'ONU e l'Unione Europea.
Si può ridurre a fare il cappellano dell'alta finanza?
Se il Vaticano è uno stato sui generis a servizio del Vicario di Cristo come può il papa permettere che gli si impongano leggi sotto dettatura?.
Non sarebbe stato meglio sciogliere lo IOR,licenziare le persone disoneste e depositare i conti in banche neutrali come quelle Svizzere?
Scusate, le mie son solo domande.
Beh, e' la prima volta che qualcuno accusa il Papa di essere d'accordo con i massoni :-)
Il denaro depositato allo Ior serve per la carita', non appartiene al Papa.
R.
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