RAVASI: DIALOGO PIU' DIFFICILE CON INDIFFERENTI CHE CON ATEI
Salvatore Izzo
(AGI) - Bologna, 12 feb.
Per il card. Gianfranco Ravasi, incaricato dal Papa di rilanciare il dialogo con i non credenti avviato dopo il Concilio, dando vita al "Cortile dei Gentili" cioe' a un luogo dove, come avveniva nel vestibolo del Tempio di Gerusalemme, anche chi non ha fede si senta a casa propria, per la Chiesa oggi e' più' difficile dialogare con gli indifferenti che con gli atei. Per questo, ha spiegato presentando l'iniziativa di Benedetto XVI all'Universita' di Bologna, "per ora, e sottolineo per ora abbiamo pensato di escludere alcuni: sostanzialmente i troppo poco atei.
Dovremo tuttavia - ha aggiunto il porporato - entrare anche li'. In quello che e' l'orizzonte della superficialita', dell'amoralita', dell'indifferenza, dell'ovvieta', del luogo comune, dello stereotipo, del secolarismo banale e della religione devozionale incolore e insapore". Si tratta, ha spiegato Ravasi, "dell'ateismo dello sberleffo: un ambito che si estende, come una sorta di sudario dobbiamo dire, non soltanto sulla cultura ma anche sulla politica, dove per molti versi e' diventato ormai il vessillo".
A questa dimensione di poverta' spirituale e culturale Ravasi ha contrapposto, inaugurando il "Cortile dei gentili", l'esaltazione dell'ateo "nobilmente pensoso, alla ricerca di un Dio che io non so darti" fatta dal religioso poeta David Maria Turoldo che ad esso proponeva: "attraversiamo insieme il deserto, di deserto in deserto andiamo oltre la foresta delle fedi. Liberi e nudi verso il Nudo Essere e la' dove anche la parola muore abbia fine il nostro cammino".
A introdurre l'incontro e' stato il rettore dell'Universita' bolognese, Ivano Dionigi, per il quale "parlare dell'uomo equivale a parlare di Dio e parlare di Dio equivale a parlare dell'uomo" in quanto "riscoprire fino in fondo la natura, il non limite che e' nell'uomo significa porsi le quetioni ultime, interpretare la vita come una continua interrogazione, come ricerca della verita' che non e' mai ne' comoda ne' consolatoria".
Quattro gli interventi sulle diverse aree tematiche: Il chimico Vincenzo Balzani, ha spiegato come salvaguardare l'astronave Terra, il costituzionalista Augusto Barbera che si e' soffermato sulle collaborazioni tra pensiero liberale e personalismo cristiano; delle differenze tra nichilismo e ateismo si sono occupati i filosofi Sergio Givone e Massimo Cacciari.
Quest'ultimo, riferisce Radio Vaticana, ha messo in guardia i cristiani da un’alleanza mortale con l'ateismo pratico, ovvero quello fondato sull'indifferenza.
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20 commenti:
Che cosa intende Ravasi con "religione devozionale incolore e insapore"? Quella non intellettuale, quella non socialmente e politicamente "impegnata"? Quella delle vecchiette piene di fede e preghiera a cui Ratzinger dedicava parole di grande rispetto e una parte non irrilevante della salvezza della Chiesa?
Continuo a dire che più che di "cortile dei gentili" nel tempio della Chiesa, questo mi pare un "cortile degli ecclesiastici" nel tempio dei massoni, anzi della massoneria francese, se proprio dobbiamo dircela tutta intera....
Tra gli esclusi di cui parla Ravasi mi sembra che ci siano per esempio anche quegli "atei devoti" a cui il Santo Padre, da Verona in avanti, mi pareva volesse aprire in primis il dialgo e il confronto.
Questa storia non mi piace per niente ed anzi mi spaventa persino un po'. Spero di sbagliare. Preghiamo lo Spirito Santo per il Papa e la Chiesa.
A proposito di Ravasi, ecco il "mattutino" di oggi su Avvenire
Il mattutino a cura di Gianfranco Ravasi
LE PROFONDITÀ DELL'IO
Solo chi ha raggiunto una piena identità con se stesso non ha più paura della paura. Il traguardo estremo di ogni fatica umana è vivere la propria vita. «Conosci te stesso», era scritto sul tempio di Delfi. Un monito apparentemente semplice, e invece arduo da praticare. Ma è solo per questa via che ci si libera dalle paure e dalle insicurezze. Altrettanto semplice eppure difficile da attuare è anche il monito a vivere la propria vita in pienezza. Entrambe le considerazioni sono offerte dal regista tedesco Rainer W. Fassbinder nel suo saggio I film liberano la testa. Molti, infatti, si accontentano di vivere in superficie, quasi galleggiando, ed è per questo che possono essere travolti da ogni increspatura del mare dell'esistenza o afferrati dagli incubi che si parano a ogni angolo della storia. Ma il vero problema è proprio quello di scendere in profondità. Lo scrittore francese Julien Green (1900-1998) osservava che «il più grande esploratore non compie viaggi così lunghi come chi discende nel profondo del proprio cuore». E uno dei padri della psicanalisi, Carl Gustav Jung (1875-1961), era convinto che fosse «più facile andare su Marte che penetrare nel proprio io». Spesso si cerca di evitare una simile esplorazione perché essa può riservare sorprese amare ed è anche per questo che corriamo fuori da noi stessi, distraendoci nel rumore e riempiendoci di cose. «Come è insondabile il cuore dell'uomo - esclamava Pascal nei suoi Pensieri (n. 143) - e come è pieno di sporcizia!». Eppure è solo attraverso questa discesa nelle profondità dell'io che ci si può liberare dalle catene e dalle paure. «Dal profondo a te grido, Signore!», invoca il salmista e dall'alto scende una voce e si stende una mano sicura.
il Card. Ravasi "scopre l'acqua calda". Sembra preferite "i laici istruiti", che generalmente odiano i valori della Chiesa e li combattono, alla fede debole e saltuaria di quelli che "lui definisce indifferenti" e che, magari, sono persone semplici che le vicende della vita ha estraneato, contro la loro volontà, dalla cultura dei VIP, e dalla "riflessione sul senso della vita" per mancanza di tempo o per difficoltà di pervenire a tale tipo di indagine morale.
Non è che Mons. Ravasi "si avvita eccessivamente" nella sua alta cultura, trascurando "i morti di fame" (gli ...ignoranti) che non capiscono le finezze della fede?
I mattutini di Ravasi sono sempre bellissimi. Di suo ho un ciclo di conferenze sui libri della Bibbia, Cantico dei Cantici, Vangeli, Sapienza, Qohelet., Genesi. Sono editi dalla EDB.
Non sta parlando di cultura, sta dicendo che è più facile parlare con chi è in cerca di qualche cosa rispetto a chi si è costruito un guscio di indifferenza e superficialità.
Anch'io apprezzo Ravasi. Mi è piaciuto in modo particolare Apocalisse, edito da Piemme.
Alessia
Oggi il Tg della Lombardia delle 14ha confezionato uno spot "pro Ravasi arcivescovo" degno di una campagna elettorale entrata nel vivo.
Si stanno muovendo in tanti e la cosa non mi piace affatto. Non si può trattare una nomina episcopale come se fosse parte del nostro circo quotidiano.
Naturalmente il neo-cardinale, al termine dell'incontro a Bologna, non si è sottratto alle domande dei giornalisti sulla situazione "civile" milanese sulla quale ha dispensato i suoi suggestivi giudizi.
In margine, e, forse, vedendo più di quel che c'era un'immagine mesta e perplessa del card. Caffarra al consesso bolognese.
è solo la mia interpretazione, ma forse per devozione incolore e insapore Ravasi intende l'atteggiamento puramente formalistico ed esteriore, quello dei "farisei" per capirci.
Certo, con gli atei che in maniera supponente ci definiscono minorati mentali non vedo poi tutto questo dialogo florido, ma probabilmente mons. Ravasi può anche voler dire che si discute meglio con chi gioca a carte scoperte.
Non ho più parole per esprimere il mio sdegno per l'azione del card. Ravasi. Il Santo Padre, già da cardinale, esprimeva il convincimento che la Chiesa è viva molto più per la presenza di persone semplici (non "tecniche", non "impegnate"),che vivono in essa la vita divino/umana di Cristo, che non per le discussioni degli acculturati, e il Cardinale pensa e dice l'opposto.
Fra l'altro, confonde la "cultura" in senso umano (= modo di stare al mondo) con la "cultura" in senso libresco (strumentalizzata dagli "intellettuali" borghesi).
Padre Turoldo non sapeva quale Dio dare al fratello, e voleva arrivare insieme a lui "nudo alla meta": l'OPPOSTO del Vangelo, che ci ordina di arricchirci in Cielo, per poterci presentare con l'abito nuziale alla festa di nozze dell'Agnello (dove non c'è silenzio, ma festoso e musicale dialogo).
Chi vuole può vedere il commento di F.Colafemmina sul suo blog.
Quello sull'apocalisse mi manca, ma è da un po' che meditavo di prenderlo!!
alla fine non l'ho mica capito con chi vogliono parlare...Ma che discorsi sono? Se si è in un cortile si parla con tutti e basta. Sarà che ho sempre percepito una specie di snobismo in una certa parte della chiesa, ma la sensazione è che alla fine si tratti degli stessi chierici che parlano con gli stessi atei di riferimento, praticamente su se stessi e tra loro
Con tutto il rispetto, sono un pò deluso che Benedetto XVI abbia ritenuto di affidare il cortile dei gentili a Ravasi, e di trovare all'inaugarazione di progetti culturali e alla presentazione di libri sul Papa sempre la figura di Cacciari
Vogliono parlare con tutti è chiaro infatti dice: "per ora, e sottolineo per ora abbiamo pensato di escludere alcuni: sostanzialmente i troppo poco atei.
Dovremo tuttavia - ha aggiunto il porporato - entrare anche li'"
Caro "passante", il filone "intellettuali auto-nominati sacerdoti" (Cacciari) si intreccia con il filone "preti auto-nominati intellettuali" (card. Ravasi), con l'evidente riferimento alla "cattedra dei non-credenti" di martiniana memoria e a don Verzè.
Né Dio, né Patria, né famiglia: solo "noi in ricerca". Costruzione di torri di sabbia su basi di macerie.
Ma se il card Ravasi intendeva parlare con i "soliti" noti, poteva usare il telefono e non occupare il cortile, anche perchè i succitati sono già dentro a comandare e a pontificare.
Questo cortile mi sembra tanto uno sponsor, e come tale lo vedo usato!
Questo mi sembra un cortile lobbistico, di persone che perdono tempo a cianciare nella loro cultura: la cosa è già iniziata con troppe chiacchiere inutili; come diceva qualcuno, "che andassero a lavorareeeee!"
Ogni volta che ascolto o che leggo riflessioni di Ravasi rimango con un senso di sconforto e di vuoto profondo.
Io spero che il Santo Padre abbia affidato il cortile dei gentili a mons Ravasi per farlo rimanere nel cortile e per non farlo entrare come arivescovo nel duomo: il card, da parte sua, ha fatto capire in maniera esplicita che la nomina ad arcivescovo se l'aspetta come giusta evoluzione della sua carriera!
Che tristezza! Povera diocesi di Milano!
Una via, caro Ambrosiano, è quella dell' "Ora et Labora"; tutt'altra via è quella del "Riempiti di vuoto per fare impressione ai tuoi simili".
Vedo che qui si fa della politica bella e buona.
Esattamente, caro Anonimo delle 9:22 : si mette in rilievo l'incompatibilità ecclesiale, e quindi "politica"(=relativa alla Città di Dio), di un'impostazione intellettualistica con la vera militanza cristiana.
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