mercoledì 9 febbraio 2011

Con "motu proprio" il Papa avvierà il «nuovo movimento liturgico», cioè la «riforma della Riforma» (Galeazzi)

Su segnalazione di Alessia leggiamo:

“Basta messa fai da te”
Il giro di vite del Papa


A fine mese saranno ufficializzate le nuove norme liturgiche Il monito contro improvvisazioni, permissivismo e faciloneria

GIACOMO GALEAZZI

CITTA’DEL VATICANO

La svolta Papa Ratzinger vuole «moralizzare» la liturgia

Basta con le preghiere eucaristiche «fai da te», le omelie dei laici, i canti gospel di «lode e adorazione», gli altari avvolti nelle bandiere arcobaleno del movimento pacifista. Altolà ai riti d’ingresso e alla comunione ricevuta dai Neocatecumenali seduti a mensa, alle celebrazioni «tifose» ad Amsterdam in cui prima della consacrazione il sacerdote chiede ai fedeli di calciare i rigori nella porta da calcetto sotto il tabernacolo. Il «giro di vite» contro gli abusi liturgici (passato il vaglio del dicastero vaticano dei testi legislativi) arriverà a fine mese sotto forma solenne di «Motu proprio» firmato da Benedetto XVI e includerà il trasferimento di competenza alla Rota Romana delle cause matrimoniali: 500 casi annui di matrimonio «rato ma non consumato», ossia officiato in chiesa ma privo di unione carnale tra gli sposi.
Joseph Ratzinger avvia il «nuovo movimento liturgico», cioè la «riforma della Riforma», l’antidoto all’anarchia post-conciliare. La messa non è uno spettacolo e va celebrata con dignità e decoro, quindi stop alle omelie-fiume in contrasto col Vangelo del giorno, alle interpretazioni stravaganti della liturgia ufficiale, ai battiti di mano, al «creativo» prete-showman che inventa al momento formule e riti, al salmo responsoriale sostituito da cantici di meditazione, alla musica disordinata e assordante, all’uso arbitrario di paramenti, vasi sacri e arredi inadeguati o ridicoli.
Il Papa incarica il cardinale Antonio Cañizares Llovera, ministro del Culto divino, di ripristinare la «fedeltà alla disciplina liturgica» contro l’improvvisazione, la faciloneria, il pressappochismo, il permissivismo nelle celebrazioni. Nelle comunità sono in pericolo la sacralità delle funzioni religiose, la solidità della fede e l’appartenenza all’unità della Chiesa, perciò d’ora in poi della disobbedienza si occuperà la Congregazione del culto divino, che adesso vigilerà sulla liturgia invece che sui sacramenti. Rimbalzano da un punto all’altro del pianeta le polemiche a Verona e Cosenza per i vessilli pacifisti in chiesa, le parrocchie Neocatecumenali che sostituiscono l’ostia con una riedizione dell’Ultima cena: una pagnotta divisa fra i commensali e vino che passa di mano nei boccali. Nella liturgia della Parola tipo-stadio le letture sono accompagnate da «ammonizioni» dei catechisti e «risonanze» dell’assemblea. Al Sinodo dei Vescovi, il presidente della conferenza episcopale del Pacifico, Apuron ha chiesto di estendere l’uso di far la comunione seduti: «Se l’eucaristia è un banchetto, questa è la postura più adatta».
A Siedice il vescovo polacco Zbigniew Kiernikowski vuole che «il pane abbia l’aspetto di un cibo e il calice sia dato per berne». Nell’arcidiocesi di Colombo (Sri Lanka), gruppi di fedeli e movimenti di rinnovamento svolgono esercizi paraliturgici non previsti dal calendario ordinario, con canti gospel «Praise and Worship». Don Paul Vlaar, a poche ore dalla finale mondiale Olanda-Spagna, ha celebrato una messa dipinta d’arancione nella sua chiesa vicino ad Amsterdam. Scopo: pregare Dio che l’Olanda vinca. Orange sono i paramenti, le candele, la porta da calcetto davanti all’altare. Prima della consacrazione i fedeli calciano i rigori e il prete li para. Orange è il dolce tompoezen che a fine messa padre Paul promette in caso di vittoria: «Non pane ma tompoezen». Nella stessa parrocchia olandese, vengono benedette le nozze gay e i laici predicano le omelie (in primis la conduttrice tv Marijke Helwegen).

© Copyright La Stampa, 9 febbraio 2011

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie al Santo Padre, finalmente la Chiesa Cattolica, corre ai ripari e cerc a di "ristabilire" un consono "ordine liturgico". Era ora. Ma fino ad oggi molti insigni esponenti della Chiesa "avevano dormito" oppure "capivano", ma non erano disponibili "ad intervenire" perchè, in fondo certe liturgie in versione "recital", sembravano andare bene a certi fedeli e quindi non dispiacevano ai loro preposti. Io, sarò forse un "reperto da museo" (soprattutto per ragioni anagrafiche), ma le Messe dove preti e fedeli ritmano con le mani musiche e canti, oppure dove nelle onoranze funebri, tutti i presenti, scioccamente, battono le mani, mi hanno sempre lasciato perplesso ed abbastanza contrario. Come cattolico, pur non gradendo, mi sono adeguato. Ma ritengo che negli ultimi anni si sia veramente esagerato. Spesso vengono "cantati" canti che nessuno conosce, che non sono minimamente orecchiabili, che mandano rima e metrica alle ortiche, che contengono alcune "astrusaggini" che pochi recepiscono.
Plaudo ad una riforma che ridia, almeno in qualche misura, una maggior solennità ed una maggior forza di fascinazione al mistero della fede.
Molte volte ho chiesto al mio Parroco di "far eseguire dal coro parrochiale, seguito da validi maestri, in Credo in Latino gregoriano "Credo in unum Deo...". Tutte richieste sprecate. Ci si lamenta della perdita "di partecipazione emotiva al post-comunione", ma in effetti se i fedeli, durante la comunione generale, siano invitati a cantare qualche canto d'accompagnamento, è pacifico che poi tralascino "il raccogliemento ed dialogo intimo con Gesù Cristo" subito dopo la Comunione.
Possibile che certe "discrepanze" siano sfruggite per tanti anni! Povero Spirito Santo! Lui vuole assistere, ma gli assistiti "fanno spesso orecchio da mercanti".
Cherokee