Il Papa all’udienza generale parla di San Pietro Canisio: la fede si alimenta con la preghiera e una vita moralmente coerente
All’udienza generale in Aula Paolo VI, Benedetto XVI si è soffermato sulla figura del gesuita olandese San Pietro Canisio, tra i protagonisti del Cinquecento cattolico, in particolare in terra tedesca. Il Papa ha ribadito che la vita cristiana cresce grazie alla preghiera e ad una profonda amicizia con Gesù. Quindi, ha invitato i fedeli a seguire, come San Pietro Canisio, una condotta di vita moralmente coerente per vivere con fedeltà la propria adesione a Cristo. Il servizio di Alessandro Gisotti:
San Pietro Canisio ci insegna che un “autentico evangelizzatore è sempre uno strumento unito” con Gesù e con la Chiesa: così, Benedetto XVI ha messo l’accento sull’eredità lasciata dal Santo gesuita e dottore della Chiesa che fu chiamato a rivitalizzare la fede cattolica in risposta alla riforma luterana. Un impegno “quasi impossibile”, ha ricordato il Papa, che portò San Canisio a fondare numerosi collegi gesuiti in Germania ed ad intervenire alla sessione finale del Concilio di Trento. Ha così rammentato come per il Santo solo con la preghiera costante si può vivere un’intima amicizia con Gesù:
“Perciò, negli scritti destinati all’educazione spirituale del popolo, il nostro Santo insiste sull’importanza della Liturgia con i suoi commenti ai Vangeli, alle feste, al rito della santa Messa e degli altri Sacramenti, ma, nello stesso tempo, ha cura di mostrare ai fedeli la necessità e la bellezza che la preghiera personale quotidiana affianchi e permei la partecipazione al culto pubblico della Chiesa”.
La sua esortazione a mettere la preghiera al centro della vita di fede, ha quindi soggiunto, è stata riproposta autorevolmente dal Concilio Vaticano II, in particolare nella Costituzione “Sacrosanctum Concilium”:
“La vita cristiana non cresce se non è alimentata dalla partecipazione alla Liturgia, in modo particolare alla santa Messa domenicale, e dalla preghiera personale quotidiana. In mezzo alle mille attività e ai molteplici stimoli che ci circondano, è necessario trovare ogni giorno dei momenti di raccoglimento davanti al Signore per ascoltarlo e parlare con Lui”.
Negli anni difficili della Riforma protestante, ha rilevato il Papa, San Canisio “ha distinto l’apostasia consapevole e colpevole dalla perdita di fede incolpevole”. Ed ebbe a dichiarare che “la maggior parte dei tedeschi” che passarono al protestantesimo “erano senza colpe”. Quindi, ha sottolineato quanto sia attuale l’esempio che San Pietro Canisio ci ha lasciato con la sua vita:
“Egli insegna con chiarezza che il ministero apostolico è incisivo e produce frutti di salvezza nei cuori solo se il predicatore è testimone di Gesù e sa essere strumento a sua disposizione, a Lui strettamente unito dalla fede nel suo Vangelo e nella sua Chiesa, da una vita moralmente coerente e da un’orazione incessante come l’amore. E questo vale per ogni cristiano che voglia vivere con impegno e fedeltà la sua adesione a Cristo”.
Benedetto XVI ha poi ricordato gli scritti più celebri di San Canisio, i tre “Catechismi”, destinati in particolare ai giovani. In questi testi, ha spiegato, la dottrina cattolica era esposta con domande e risposte, in stile chiaro e diretto. Il Papa ha ricordato che questo catechismo ha formato i tedeschi per secoli e, ancora ai tempi di suo padre, veniva chiamato il “Canisio”. Questo Santo, è stata poi la riflessione del Papa, ha saputo “comporre armoniosamente la fedeltà ai principi dogmatici con il rispetto dovuto ad ogni persona”, tanto da essere ritenuto uno dei primi a formulare il diritto alla libertà religiosa:
“In un momento storico di forti contrasti confessionali, evitava - questa era una cosa straordinaria - l’asprezza e la retorica dell’ira - cosa rara a quei tempi nelle discussioni tra cristiani, dall’una e dall’altra parte - e mirava soltanto alla presentazione delle radici spirituali e alla rivitalizzazione dell’intero corpo della Chiesa”.
Dopo la catechesi, salutando i pellegrini polacchi, ha ricordato che venerdì prossimo ricorre la memoria della Madonna di Lourdes e la Giornata Mondiale del Malato. “Nella preghiera – ha detto il Papa – affidiamo alla Madre Immacolata i malati e quanti con amore si pongono al loro servizio negli ospedali, nelle case di cura e nelle famiglie. Vediamo nei volti dei malati il volto di Cristo sofferente”. Quindi, in italiano ha rivolto un pensiero particolare ai Vescovi venuti per l’incontro promosso dal “Movimento dei Focolari” e ai fedeli dell’associazione “Nuovi Orizzonti”, presenti in Aula Paolo VI.
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