martedì 8 febbraio 2011

Il Papa: Educatori, coerenza di vita per testimoniare la verità (Muolo)

Educatori, coerenza di vita per testimoniare la verità

Il Papa: promuovete l’unità del sapere e della persona

DA ROMA MIMMO MUOLO

Nella scuola come in seminario.
In famiglia come nell’università l’atto dell’educare «richiede responsabilità, dedizione, coerenza di vita». Lo ha ricordato ieri il Papa nel suo discorso ai membri del dicastero per l’Educazione cattolica. In tempi di emergenza educativa, ha spiegato Benedetto XVI, è urgente contrastare la mentalità relativistica che offusca il concetto stesso di verità.
Il Pontefice ha quindi ribadito anche l’importanza dell’Insegnamento della religione cattolica. Papa Ratzinger ha sviluppato il proprio ragionamento, partendo da una constatazione. «L’opera educativa – ha rimarcato – sembra diventata sempre più ardua perché, in una cultura che troppo spesso fa del relativismo il proprio credo, viene a mancare la luce della verità, anzi si considera pericoloso parlare di verità, instillando così il dubbio sui valori di base dell’esistenza personale e comunitaria».
Per questo Benedetto XVI ha elogiato il servizio svolto dalle istituzioni formative che «si ispirano alla visione cristiana dell’uomo e della realtà». Il seminario, ad esempio, deve essere «una tappa preziosa della vita in cui il candidato al sacerdozio fa l’esperienza di essere 'un discepolo' di Gesù». Anche lo studio della teologia si iscrive in questa dinamica. «Il teologo – ha detto papa Ratzinger – non deve dimenticare di essere anche colui che parla a Dio. È indispensabile, quindi, tenere strettamente unite la teologia con la preghiera personale e comunitaria, specialmente liturgica. La teologia è scientia fidei e la preghiera nutre la fede. Nell’unione con Dio, il mistero è, in qualche modo, assaporato, si fa vicino, e questa prossimità è luce per l’intelligenza». Anche perché; ha aggiunto citando il beato John Henry Newman, la teologia e le altre discipline formano assieme un «circolo del sapere ». Di conseguenza «eliminare Dio signi­fica spezzare il circolo del sapere».
In questo senso un preciso compito spetta alle Università cattoliche, che, «con la loro identità ben precisa e la loro apertura alla 'totalità' dell’essere umano, possono svolgere un’opera preziosa per promuovere l’unità del sapere, orientando studenti ed insegnanti alla Luce del mondo». Occorre, ha proseguito il Papa, il «coraggio di annunciare il valore 'largo' dell’educazione, per formare persone solide». Serve soprattutto «una fedeltà coraggiosa ed innovativa, che sappia coniugare chiara coscienza della propria identità» e apertura all’altro. E qui il Papa ha fatto esplicito riferimento al «ruolo educativo dell’insegnamento della religione cattolica come disciplina scolastica in dialogo interdisciplinare con le altre». Una materia che «contribuisce largamente non solo allo sviluppo integrale dello studente, ma anche alla conoscenza dell’altro, alla comprensione e al rispetto reciproco». Viene dunque in primo piano il compito dell’educatore cristiano, il quale «con la coerenza della propria vita e con il coinvolgimento personale» diventa «espressione di amore e testimonianza della verità».
Infine il Papa ha offerto la sua riflessione sul contributo che internet può dare alla forma­zione dei seminari, tema questo sul quale la Congregazione sta approntando un documento. La Rete, ha osservato il Pontefice, «per la sua capacità di superare le distanze e di mettere in contatto reciproco le persone, presenta grandi possibilità anche per la Chiesa e le sue missioni». Il suo utilizzo, però, deve sempre essere «intelligente e prudente», sotto la guida di «formatori adeguatamente preparati».

© Copyright Avvenire, 8 febbraio 2011

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