Il Papa: i religiosi, testimoni della vita buona del Vangelo
Nella Giornata della vita consacrata l’invito del Pontefice a rilanciare lo sforzo educativo
DA ROMA MIMMO MUOLO
Una «testimonianza cristiana luminosa e coerente» e uno «sforzo educativo attento e generoso» sono per il Papa la migliore medicina contro il «relativismo che tocca i valori fondamentali» e la «emarginazione della religione dalla sfera pubblica».
Per questo Benedetto XVI ha esortato tutti i religiosi e le religiose del mondo a «orientare» gli uomini e le donne del terzo millennio verso «la vita buona del Vangelo», affidando nel contempo i consacrati alla Madonna. Il Pontefice aveva ieri pomeriggio davanti a sé un’ampia rappresentanza di frati suore e membri delle Società di Vita Apostolica, riuniti nella Basilica Vaticana per la celebrazione dei Vespri della Candelora.
Già in mattinata, del resto, durante l’udienza generale, papa Ratzinger aveva fatto riferimento alla festa, ringraziando «i consacrati per le preghiere e il lavoro che svolgono nelle parrocchie, negli ospedali, nelle case di riposo e nelle scuole». Nell’omelia della celebrazione pomeridiana (conclusa con un momento di adorazione) ha poi approfondito il discorso sull’importanza attuale della vita secondo i consigli evangelici. «Viviamo oggi – ha ricordato papa Ratzinger –, soprattutto nelle società più sviluppate, una condizione segnata spesso da una radicale pluralità, da una progressiva emarginazione della religione dalla sfera pubblica, da un relativismo che tocca i valori fondamentali.
Ciò esige – ha aggiunto – che la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e coerente e che il nostro sforzo educativo sia sempre più attento e generoso». Perciò il Pontefice si è rivolto direttamente ai religiosi e alle religiose. «La vostra azione apostolica, in particolare, cari fratelli e sorelle, diventi impegno di vita, che accede, con perseverante passione, alla Sapienza come verità e come bellezza, 'splendore della verità'. Sappiate orientare con la sapienza della vostra vita, e con la fiducia nelle possibilità inesauste della vera educazione, l’intelligenza e il cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo verso la 'vita buona del Vangelo'».
Benedetto XVI ha quindi ricordato qual è il dna della festa celebrata ieri. «La Presentazione di Gesù al tempio – ha spiegato – costituisce un’eloquente icona della totale donazione della propria vita per quanti, uomini e donne, sono chiamati a riprodurre nella Chiesa e nel mondo, mediante i consigli evangelici, i tratti caratteristici di Gesù vergine, povero ed obbediente ». Perciò la giornata del 2 febbraio «è stata scelta dal venerabile Giovanni Paolo II per celebrare l’annuale Giornata della vita consacrata». Una Giornata, ha quindi proseguito il Papa, che permette di coglierne alcuni fondamentali tratti. Prima di tutto «l’icona evangelica della Presentazione di Gesù al tempio contiene il simbolo fondamentale della luce». Una luce, ha spiegato il Pontefice, che partendo da Cristo, si irradia su tutti.
In secondo luogo quella pagina del Vangelo «manifesta la profezia». «Simeone ed Anna, contemplando il Bambino Gesù, intravvedono il suo destino di morte e di risurrezione per la salvezza di tutte le genti e annunciano tale mistero come salvezza universale ». La vita consacrata è perciò «chiamata a tale testimonianza profetica, legata alla sua duplice attitudine contemplativa e attiva. Ai consacrati e alle consacrate è dato infatti di manifestare il primato di Dio, la passione per il Vangelo praticato come forma di vita e annunciato ai poveri e agli ultimi della terra ».
Infine il Papa ha ricordato che l’episodio descritto dal Vangelo manifesta «la sapienza di una vita dedicata totalmente alla ricerca del volto di Dio, dei suoi segni, della sua volontà. Una vita dedicata all’ascolto e all’annuncio della sua Parola ». Per cui ha raccomandato ai religiosi e alle religiose di essere «ascoltatori assidui della Parola». «Lo Spirito Santo, in forza del quale è stata scritta la Bibbia, è il medesimo che illumina di luce nuova la Parola di Dio ai fondatori e alle fondatrici». Qui è dunque la sorgente alla quale abbeverarsi di continuo. Anche nel terzo millennio.
© Copyright Avvenire, 3 febbraio 2011
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