La Chiesa celebra la Beata Vergine di Lourdes. Gli insegnamenti del Papa: la gioia cristiana non dimentica la sofferenza
Oggi è la memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes e 19.ma Giornata Mondiale del Malato. Nel servizio, Fausta Speranza ci ricorda alcuni momenti del Pontificato di Benedetto XVI dedicati in particolare alla Vergine di Lourdes:
Nella sua prima Enciclica, la Deus Caritas est, Benedetto XVI parla dell’amore che si dona e che attinge da Dio; e parla dell’azione umanitaria e spirituale della Chiesa nei confronti dei malati, come tratto che caratterizza la comunità ecclesiale, soffermandosi sulla valenza comunitaria e istituzionale della mano tesa ai sofferenti nella storia della Chiesa. Nella seconda Enciclica, la Spe Salvi, Benedetto XVI, parlando più in generale dell’uomo, chiarisce che “la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente”.
Sono punti fermi nel Pontificato del Papa, che ha celebrato i 150 anni delle apparizioni della Vergine a Lourdes, recandosi nel Santuario dedicato per eccellenza alla sofferenza nel 2008.
Per l’occasione, il Papa aveva concesso l’indulgenza plenaria e nel relativo Decreto della Penitenzieria Apostolica si legge che “l’innumerevole serie di prodigi” riguardo alla salute del corpo e dello spirito avvenuti a Lourdes per intercessione della Vergine Maria, dimostra “con evidenza che il fine integrale dell’uomo è il bene di tutta la persona, qui sulla terra e soprattutto nell’eternità della salvezza”.
Il 15 settembre 2008, concludendo il viaggio in Francia che lo ha portato alla Grotta dove la Madonna è apparsa a Bernadette Soubirous, il Papa dice:
"Le Pape se devait de venir à Lourdes pour célébrer le 150e anniversaire...
Il Papa aveva il dovere di venire a Lourdes per celebrarvi il 150.mo delle apparizioni. Davanti alla Grotta di Massabielle ho pregato per tutti voi. Ho pregato per la Chiesa. Ho pregato per la Francia e per il mondo".
“Lourdes è come una luce nell’oscurità del nostro brancolare verso Dio – afferma Benedetto XVI pellegrino alla Grotta della Vergine Maria”. “Maria – aggiunge – vi ha aperto una porta verso un aldilà che ci interroga e ci seduce”. E il Papa “per tre giorni si è messo alla sua scuola”.
Una “scuola” che in particolare si rinnova ogni anno nel giorno della Memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes. L’11 febbraio dell’anno scorso il Papa ricorda che Maria, Salute dei malati, “ha sempre mostrato, nell’accompagnare il cammino della Chiesa, una speciale sollecitudine per i sofferenti”, come “danno testimonianza le migliaia di persone che si recano nei santuari mariani per invocare la Madre di Cristo e trovano in Lei forza e sollievo”:
“Noi viviamo una gioia che non dimentica la sofferenza, anzi la comprende. In questo modo i malati e tutti i sofferenti sono nella Chiesa non solo destinatari di attenzione e di cura, ma prima ancora e soprattutto sono protagonisti del pellegrinaggio della fede e della speranza”.
E quindi, il Papa si sofferma sul “Magnificat”, il canto della Vergine, di cui ognuno può scoprire la ricchezza nel proprio vissuto:
“Il Magnificat non è il canto di coloro ai quali arride la fortuna, che hanno sempre 'il vento in poppa'; è piuttosto il ringraziamento di chi conosce i drammi della vita, ma confida nell’opera redentrice di Dio. È un canto che esprime la fede provata di generazioni di uomini e donne che hanno posto in Dio la loro speranza e si sono impegnati in prima persona, come Maria, per essere di aiuto ai fratelli nel bisogno”.
Infine, in questo brevissimo excursus tra le citazioni di Benedetto XVI, anche se ve ne sarebbero ancora tante altre, arriviamo a domenica scorsa in cui il Papa all’Angelus parla del tema della Giornata mondiale del Malato 2011 che si celebra oggi, memoria della Beata Vergine di Lourdes:
“Esorto, pertanto tutti gli operatori sanitari a riconoscere nell’ammalato non solo un corpo segnato dalla fragilità, ma prima di tutto una persona, alla quale donare tutta la solidarietà e offrire risposte adeguate e competenti”.
E’ un’occasione – dice il Papa – “per accrescere la sensibilità delle comunità ecclesiali e della società civile verso chi soffre nel fisico”.
Benedetto XVI, nel suo Messaggio dedicato ai malati nel 2011, sottolinea come l’appuntamento sia occasione propizia per “riflettere sul mistero della sofferenza e rendere più sensibili le comunità diocesane e la società civile verso i fratelli e le sorelle malati”. Nel testo, il Pontefice esorta inoltre i sofferenti a prendere esempio dall'ultima stagione della vita di Giovanni Paolo II. Romilda Ferrauto ne ha parlato con l’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, intervistato da :
R. – Il Santo Padre dice nel Messaggio: “Desidero esprimere il mio affetto a tutti e a ciascuno, sentendomi partecipe delle sofferenze e delle speranze che vivete quotidianamente in unione a Cristo Crocifisso e Risorto, perché vi doni la pace e la guarigione del cuore”. E’ molto importante la guarigione del cuore. Quindi, Papa Benedetto XVI aggiunge: “Cari fratelli e sorelle, in questa Giornata mondiale del Malato, invito anche le autorità affinché investano sempre più energie in strutture sanitarie che siano di aiuto e di sostegno ai sofferenti e soprattutto ai più poveri e più bisognosi”. Ma il Santo Padre parla anche di Giovanni Paolo II, ricordando che è lui che ha voluto questa Giornata mondiale del Malato.
D. – Giovanni Paolo II che ha dato una testimonianza magnifica con la sua sofferenza, con il suo coraggio davanti al dolore…
R. – Era veramente un sofferente fra i sofferenti. Noi sappiamo, quando era in ospedale, come la gente pregasse per lui, così come si pregava all’inizio della Chiesa per Pietro. E’ quindi una grande gioia che il Papa della sofferenza diverrà Beato e speriamo che dall’alto dei cieli benedica i sofferenti e i malati.
D. – E’ appena terminato un anno molto importante per il vostro dicastero, nel quale avete festeggiato – con varie iniziative – i 25 anni di vita. Che bilancio può farci di quest’anno così importante?
R. – In questo momento, penso ai miei predecessori. Penso al cardinale Fiorenzo Angelini, che ha fatto veramente tanto: si potrebbe dire che sia il cofondatore di questa bellissima realtà che è il Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari. Penso al cardinale Barragan, che ha continuato questo bellissimo lavoro, tanto importante per la difesa della vita, per la cultura della vita.
D. – Cosa riserva il futuro al suo dicastero, quali altre iniziative?
R. – Vorremmo ora rielaborare la Carta per gli operatori sanitari, perché in 15 anni sono emersi nuovi problemi, sono stati elaborati nuovi documenti. Il prossimo novembre, terremo la conferenza internazionale ed anche questo rappresenterà un momento molto importante: ci occuperemo dei non vedenti, dopo che due anni fa abbiamo affrontato il tema dei non udenti. Ogni giorno, poi, teniamo degli incontri con i vescovi che vengono dai diversi Paesi in visita ad Limina, perché vogliamo cercare di essere utili per le Chiese locali. Infine, vorrei cogliere l’occasione per salutare tutti i malati del mondo, gli operatori sanitari e recitare insieme a voi una preghiera che ha preparato la Conferenza episcopale italiana: “Padre, che ami la vita, ti imploriamo nella salute e nella malattia. Tu non vuoi il nostro male, né ci lasci soli nel dolore. La Pasqua di tuo Figlio Gesù Cristo ci ha salvato per sempre dalla morte, dalle sue piaghe siamo veramente guariti. Spirito del Risorto consolaci, rendici fratelli nella sofferenza, fa che le mani di chi cura siano piene dell’amore e della tenerezza di Maria, Madre di Misericordia”. (mg)
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