martedì 1 febbraio 2011

Nuove forme di vita consacrata. Una più avvertita esigenza di trasparenza e di semplificazione (Di Cicco)

Nuove forme di vita consacrata

Mille strade per la perfezione

Una più avvertita esigenza di trasparenza e di semplificazione

CARLO DI CICCO

Gli Atti del Convegno sulle nuove forme di consacrazione svoltosi nell'ottobre del 2007 sono stati pubblicati (Roberto Fusco - Giancarlo Rocca, Nuove forme di vita consacrata, Roma, Urbaniana University Press, 2010, pagine 304, euro 29); Giancarlo Rocca, Primo censimento delle nuove comunità, Roma, Urbaniana University Press, 2010, pagine 368 euro 33). Ora che una loro presentazione ufficiale si è svolta alcune settimane fa presso la Pontificia Università Urbaniana, e il 27 gennaio di quest'anno alla Pontificia Università Gregoriana, è possibile non solo tentare un bilancio del convegno, ma anche cercare di cogliere quali percorsi si aprono proprio sulla spinta del materiale di ricerca e riflessione che essi contengono sulla vita consacrata.
Conviene però prima dare uno sguardo al contenuto dei due volumi che rappresentano un utile prospetto di base per orientarsi con cognizione di causa entro la vita consacrata, una realtà importante nella Chiesa, in piena evoluzione, ma di solito dipinta e compresa in modo approssimativo.
Il primo volume considerato è diviso in due parti. La prima delle quali presenta le fondamentali questioni teoriche riguardo alle nuove comunità. Ne ricordiamo temi e autori: la posizione delle nuove comunità nel diritto canonico (Velasio De Paolis); il rapporto tra le nuove comunità e il concetto tradizionale di vita consacrata (Vincenzo Bertolone); la discussione del canone 605 del Codice di diritto canonico del 1983 (Gianfranco Ghirlanda); le fonti ispiratrici delle nuove comunità monastiche italiane (Mario Torcivia); l'autorità nelle nuove comunità (Luigi Sabbarese); l'apostolato delle nuove comunità in Francia (Olivier Landron); il rapporto tra uomini e donne nelle comunità religiose medievali (Giancarlo Andenna); le nuove comunità negli USA (Patrizia Wittberg); la sociologia di alcune nuove fondazioni (Lluis Oviedo); le forme di vita e di adesione in alcune nuove comunità (Agostino Montan); i rapporti tra Pontificio Consiglio per i Laici e la Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica (Giancarlo Rocca); e, infine, una presentazione dei criteri adottati dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata per approvare le nuove comunità.
La seconda parte del volume, invece, è dedicata all'autopresentazione di alcune comunità: Fraternità Francescana di Betania; Famiglia Ecclesiale "Missione Chiesa-Mondo"; Seguimi; Comunità Figli di Dio; Comunità mariana Oasi della pace; Comunità Amore e Libertà. Alla fine di tutto, sedici documenti vaticani di approvazione messi a disposizione dagli stessi istituti nuovi approvati, arricchiscono il volume.
Il secondo volume è un minuzioso elenco - ovviamente incompleto - delle nuove comunità che il suo curatore, Giancarlo Rocca, è riuscito a raccogliere con un lavoro di oltre due anni. Di ogni comunità si presenta una breve notizia, l'indirizzo postale e telematico, la bibliografia, mentre un elenco ai margini della pagina indica non solo il numero progressivo delle fondazioni nel corso degli anni (sono oltre ottocento quelle sorte negli ultimi cinquanta anni e censite nel volume), ma anche la loro distribuzione per nazioni, fornendo quindi immediatamente i valori per nazione (in primo piano, gli Stati Uniti d'America, con 205 fondazioni, seguiti da Italia, Francia e altri Paesi).
Al termine del volume è raccolta la bibliografia sulle nuove comunità edita dal 1970 al 2010.
Come si vede, l'impianto del convegno e dei due volumi è chiaro. Le questioni teoriche (giuridiche, teologiche, sociologiche, apostoliche) sono poste con chiarezza nel primo volume, e l'immagine delle nuove comunità censite nel secondo volume è affidabile, sia perché un gran numero di notizie è stato visionato dagli stessi istituti interessati, sia per il controllo minuzioso effettuato tramite articoli, libri, internet e, non da ultimo, con richieste dirette a molte curie diocesane perché aiutassero a precisare i dati.
Tutto sommato, quindi i due volumi costituiscono una presentazione onesta di ciò che oggi si sa; anzi, per quanto riguarda il censimento delle nuove comunità, si sa finalmente di che cosa si discute. Sarà più facile andare oltre i due volumi, utilizzando proprio il materiale da essi offerto, in presenza di un ampio e lungo dibattito che accompagna i nuovi istituti, le unioni, le fusioni, la soppressione di vecchie esperienze religiose giunte al capolinea e le nuove forme che sembrano meglio rispondere ai tempi mutati.
C'è da osservare, anzitutto, che gli studi editi nel primo volume non portano a conclusioni certe e condivise, e le differenze di vedute tra i relatori sono evidenti. Questa difficoltà viene, tra l'altro, dal fatto che il canone 605 del Codice di diritto canonico del 1983 non offre, secondo alcuni studiosi, i necessari punti fermi per procedere al riconoscimento di nuove forme di vita consacrata. Inoltre, la grande varietà di forme di vita illustrate nel Primo censimento delle nuove comunità sarebbe una conferma della "confusione" presente nelle cosiddette nuove forme di vita consacrata. Il trovarsi poi di fronte a tre dicasteri pontifici (Congregazione per gli istituti di vita consacrata e società di vita apostolica, Pontificio Consiglio per i laici, Pontificia Commissione Ecclesia Dei) che in vario modo e criteri non omogenei hanno approvato "nuove comunità", sarebbe un'ulteriore prova di incertezza. Se ora si aggiunge - elemento non disponibile agli organizzatori del convegno sulle nuove comunità - che nel 2008 Papa Benedetto XVI ha concesso la possibilità ad alcune associazioni di incardinare i propri sacerdoti (estendendo al diritto latino una norma che si ritrova nel Codice dei Canoni delle Chiese orientali del 1990), creando una nuova figura di associazioni pubbliche clericali dipendenti dalla Congregazione per il Clero, si ha un quarto dicastero che si occupa di nuove comunità. Potrebbe anche essere che la collocazione di queste associazioni pubbliche clericali nell'Annuario Pontificio, dopo le Società di Vita Apostolica, sia solo temporanea e non definitiva, ma intanto aumenta la sensazione che si debba arrivare a un riordinamento della materia.
Giancarlo Rocca, curatore dei due volumi, e altri studiosi della vita consacrata hanno adombrato in più occasioni suggerimenti utili a una ricanalizzazione delle nuove comunità che eviterebbe l'incertezza che risulta dal panorama offerto dal Primo censimento.
Per le nuove comunità, una volta fissato l'obbligo del celibato (al quale moltissime di esse tendono e che rappresenta il nucleo costitutivo di ogni vita consacrata), si potrebbe chiarire se le modalità di vita (superiora generale donna, vita mista e così via) siano parte dell'essenza della vita consacrata o semplicemente una delle tante modalità che quest'ultima può assumere e da regolarsi secondo i tempi e i luoghi.
Per le nuove comunità, che non intendono accettare il celibato o puntano esplicitamente su un celibato temporaneo, si potrebbe, invece, studiare se non convenga indirizzarle verso le tante forme di ricerca di una maggiore perfezione di vita cristiana (canone 298), sempre esistite nella storia della vita consacrata, dando loro la possibilità - se desiderassero svolgere un apostolato - di associarsi a un istituto consacrato in senso stretto, ma sotto forma di oblati, donati, aggregati, cioè mediante una delle forme che permettono di partecipare appieno alla spiritualità e alla missione di un istituto, senza però avere tutti i diritti e i doveri che competono ai consacrati propriamente detti.
Per quanto riguarda gli istituti approvati dalla Ecclesia Dei, si potrebbe studiare se, una volta esaminato che tutto sia in ordine sotto l'aspetto dottrinale, l'approvazione non possa essere concessa dalla stessa Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, un po' come quando si chiedeva il nulla osta del Sant'Uffizio per l'approvazione degli istituti religiosi.
Sotto questo profilo, tra gli esperti ci si chiede se le competenze riguardo alle nuove forme di vita consacrata, fenomeno sempre vivo nella Chiesa, non possano ridursi a due dicasteri: Congregazione per gli istituti di vita consacrata e società di vita apostolica, e Pontificio Consiglio per i laici. I due volumi curati da Rocca sono una prova evidente che la materia è complessa e che, forse, sono più maturi i tempi per semplificarla a beneficio del primato della trasparenza e della testimonianza evangelica che generalmente si richiede alla vita consacrata.

(©L'Osservatore Romano - 2 febbraio 2011)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Che confusione...... perà la veritò solo di parte, solo relativa a quelle comunità che ignorano volutamente la storia della Chiesa dall'anno 1000 fino al 1965.
Poi non si parla della nascita dei Beneettini a Norcia, o del carmelo degli sclzi in America o dei Francescani dell'Immacolata etc...insomma quelle Comunità che veramente tornano alle origini e si pongono nel solco della Tradizione non fanno notizia.

Anonimo ha detto...

Santo Padre le vorrei chiedere di vedere come aiutare alla nueve comunità religiose soprattutto in Italia che a mio parere fanno molto male alle vocazione straniere che hanno. solo loro devono comandare avere ed essere, non hanno rispetto delle nostre vocazione pare che siamo i servi in senso negativo, vorrei suo aiuto.
Anche si poi per il prossimo anno vedere anche quelli che sono nel ministero dell'autorità che non riscono ad aiutare senza cadere in compromisso e anche ha vensere si se poi dire il Signore per quello che non ha senso o per un valore non positivo.
con affetto sr Maria.