giovedì 17 febbraio 2011

Wojtyla, Andrea Riccardi: la storia ha un debito incancellabile verso di lui (Izzo)

WOJTYLA: RICCARDI, LA STORIA HA DEBITO INCANCELLABILE VERSO DI LUI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 feb.

"Anche se il nostro e' un tempo terribilmente revisionista, nessuna grandezza resiste a questo tempo corrosivo e revisionista. Ma la sua figura emerge su tutte le altre, credo vi sia un debito della storia verso Giovanni Paolo II". Lo ha affermato lo storico Andrea Riccardi presentando, nella Basilica di San Bartolomeo sull'Isola Tiberina, «Shock Wojtyla. L’inizio del pontificato», un volume a cura di Marco Impagliazzo, vice rettore dell'Universita' di Perugia e successore di Riccardi alla guida della Comunita' di Sant'Egidio. Con gli interventi dello stesso Riccardi, e di Impagliazzo, vi sono raccolte le analisi di Tito Forcellese, Antonio Scornajenghi, Evelina Martelli, Adriano Roccucci, Lucio Valent, Alfredo Canavero, Massimiliano Signifredi, Luigi Guarnieri Calò Carducci, Paolo Pizzo, Agostino Giovagnoli,Valdo Ferretti, Arrigo Levi e Camillo Ruini. Il libro ripercorre i primi anni del pontificato di papa Wojtyla e lo shock culturale seguito alla sua elezione ed è il primo di una serie che avrà come obiettivo di aprire un'indagine storica sulla figura di Giovanni Paolo II, a partire dai diversi scenari geopolitici: dall'Italia alla Polonia, dal Mediterraneo agli Stati Uniti.
"Chi c’era - ha sottolineato il giornalista e conduttore di Rai Uno Rosario Carello, che moderava l'incontro di stasera al quale sono intervenuti anche il direttore di Limes Lucio Caracciolo, il card. Giovanni Battista Re, e l'ambasciatrice polacca Hanna Suchocka- senz’altro ricorda quel 16 ottobre 1978 in cui fu annunciata al mondo l’elezione al soglio pontificio di un semi-sconosciuto cardinale polacco, primo straniero dopo 4 secoli, Karol Wojtyla".
Tra gli interventi raccolti nel libro, spicca quello del giornalista Arrigo Levi che collega il colpo di Stato di Jaruzelski del 1982 al falllito attentato di Agca del 13 maggio dell'anno prima, "Wojtyla - ricorda Levi - il 16 gennaio 1982, pronunciò un formidabile, coraggioso discorso in cui riaffermava solennemente che le 'ripartizioni in sfere di egemonia, che hanno avuto origine in situazioni particolari e contingenti', non giustificavano affatto che una parte politica ne trattasse un’altra come un oggetto e che venisse così limitato il diritto di tutti i popoli di 'poter disporre di se stessi per quanto concerne la libera determinazione del loro destino'. Non faccio difficoltà a pensare che, in quel momento, per i sovietici, la tentazione di provvedere a un’eliminazione fisica del Papa fosse presente e viva quanto il rammarico per il fallito attentato 'turco­bulgaro' operato per mano di Mehmet Ali Agca, essendo impossibile pensare che Agca fosse transitato per puro caso dalla Bulgaria, il Paese maggiormente asservito all’Urss".

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2 commenti:

Andrea ha detto...

Quindi la divinità sarebbe "la Storia", che eventualmente avrebbe un debito verso un Papa, solo perché "grande".

Hegelismo di seconda (terza, quarta...) mano !

medievale ha detto...

bei tempi quelli in cui i discorsi geopolitici di un Papa erano formidabili e coraggiosi, oggi vengono considerati intollerabili ingerenze, suscitano lo sdegno di mezzo mondo e dei media tutti.