“Santo presto” promette Bertone alla folla in festa
GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
«Santo subito», gridano un milione e mezzo di pellegrini accorsi da ogni angolo del pianeta alla beatificazione «global». «Santo presto», promettono il segretario di Stato, Tarcisio Bertone e il ministro vaticano dei Santi, Angelo Amato.
Da domenica è il «beato Giovanni Paolo II», ma per la folla è già santo. Il «profumo della sua santità» che, secondo Benedetto XVI, aleggiava sei anni fa nel giorno dei funerali, ha riempito nuovamente l’aria di Roma, tra i devoti che hanno invaso la capitale per celebrare Wojtyla, «gigante che riaprì la società a Dio». Il «santo subito» risuonato in piazza San Pietro non è una richiesta o un’invocazione, ma una certezza. Potrebbero bastare «pochi anni», ha assicurato domenica sera il cardinale Bertone.
Nel proclamare beato il suo predecessore, Joseph Ratzinger ha rilevato che «si immergeva nella preghiera e che Dio lo ha spogliato pian piano di tutto ma è rimasto sempre una “roccia”, come Cristo lo ha voluto». La sua «profonda umiltà gli ha permesso di continuare a guidare la Chiesa e a dare al mondo un messaggio ancora più eloquente proprio nel tempo in cui le forze fisiche gli venivano meno». Ratzinger racconta «la personale esperienza» di collaboratore: «Già prima avevo avuto modo di conoscerlo e di stimarlo», poi «dal 1982 mi chiamò a Roma e ho potuto stargli vicino».
Fin da sabato notte il grande afflusso ha messo a dura prova il dispositivo logistico intorno San Pietro. Ieri il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha scritto al sottosegretario Gianni Letta per chiedere un «intervento del governo che ci aiuti a sostenere le spese», poiché «ammontano a 4,652 milioni i costi a carico del Campidoglio per l’organizzazione dei servizi essenziali e dell’accoglienza». A portare all’altare la reliquia del beato, un’ampolla del suo sangue, sono state suor Tobiana, per 27 anni al servizio nell’appartamento papale, e suor Marie Simon-Pierre, la cui guarigione dal Parkinson ha aperto la strada alla beatificazione. Giovanni Paolo II sarà festeggiato ogni anno il 22 ottobre nella Chiesa di Roma e in quella polacca. Al momento della proclamazione (mentre veniva scoperto l’arazzo con il ritratto di Wojtyla sulla facciata di San Pietro) scene di giubilo e commozione tra i fedeli, sventolio di bandiere, applausi, lacrime e, di nuovo, il grido «santo subito». Dopo aver rievocato l’appello di inizio pontificato, Ratzinger definisce «attuali e di grande portata» gli interventi del suo predecessore sulla inviolabilità della vita umana. Un pontificato che «ha segnato una grande svolta non solo in Polonia, ma nel mondo intero».
Le spoglie mortali del Beato, traslate dalle Grotte vaticane, saranno venerate ancora oggi dalle gerarchie ecclesiastiche e dal «popolo di Wojtyla». Benedetto XVI si è inginocchiato in preghiera e ha baciato la bara, seguito dai porporati. Dopo le delegazioni ufficiali, l’interminabile serpentone dei pellegrini. Misure di sicurezza massime sono stata messe in atto nei tre giorni dell’evento.
Intensa anche l’attività informativa degli 007.
Benedetto XVI ha concelebrato la beatificazione con il Sacro Collegio, ma il cardinale spagnolo Agustin GarciaGasco Vicente, ex arcivescovo di Valencia, è morto d’infarto poco prima della cerimonia. Alla messa di ringraziamento Bertone ha ricordato che «Wojtyla era una autentico difensore della dignità di ogni essere umano e non un mero combattente di ideologie politico-sociali». La sua fine non «è stato un martirio vero e proprio», però «tutti abbiamo visto come gli è stato tolto tutto ciò che umanamente poteva impressionare, la forza fisica, l’espressione del corpo, la possibilità di muoversi, perfino la parola»; «è stato un pastore, un testimone, un uomo vero e vivo, ringraziamo il Signore per un santo come lui». L’ex segretario Stanislao Dziwisz, «come testimone della vita di ogni giorno di Giovanni Paolo II», ha ringraziato «l’Italia per la simpatia e la cordialità con la quale ha accolto il Papa venuto da un Paese lontano accompagnandone il lungo pontificato».
© Copyright La Stampa, 3 maggio 2011 consultabile online anche qui.
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