CLERO E PEDOFILIA
Cosa prevedono le nuove norme?
A CURA DI GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
Con la Lettera circolare della Congregazione per la dottrina della fede alle Conferenze episcopali la «tolleranza zero» contro i preti pedofili diventa linea d’azione in tutto il mondo. Il documento pubblicato ieri è solo un’esortazione agli episcopati o ha forza di legge?
Gli obiettivi della Lettera anti-pedofilia sono due. Affrontare tempestivamente ed efficacemente il problema degli abusi con indicazioni chiare, organiche, adatte alle situazioni locali (compresi i rapporti con le norme e le autorità civili); rispettare la competenza in materia dei vescovi diocesani e dei superiori maggiori religiosi. Il documento vaticano stabilisce l’uniformità dei comportamenti delle autorità ecclesiastiche nelle varie nazioni e garantisce la coerenza a livello di Chiesa universale. Come chiarito dal vescovo reggente della Penitenzieria Apostolica, Gianfranco Girotti, le nuove linee antiabusi non sono una «moral suasion», ma hanno valore normativo.
Per la Chiesa la pedofilia è un peccato o un crimine?
L’abuso sessuale di minori è un «delitto canonico» ma anche un «crimine» perseguito dall’autorità civile. Nelle situazioni diverse da Paese a Paese, «è sempre importante cooperare» con i magistrati e «va sempre dato seguito alle prescrizioni di leggi civili per quanto riguarda il deferimento dei crimini alle autorità preposte».
Cosa devono fare i vescovi?
Il vescovo, che è «padre e fratello» per i suoi preti, deve curare «con speciale attenzione la formazione permanente del clero, soprattutto nei primi anni dopo la sacra ordinazione, valorizzando l’importanza della preghiera e del mutuo sostegno nella fraternità sacerdotale». I sacerdoti vanno informati sul «danno recato da un chierico alla vittima di abuso sessuale e sulla propria responsabilità di fronte alla normativa canonica e civile». Occorre «riconoscere quelli che potrebbero essere i segni di eventuali abusi da chiunque compiuti nei confronti dei minori».
E’ un «giro di vite» o un pacchetto super-garantista?
Il documento vaticano fissa «tolleranza zero» verso i casi di abusi sessuali su minori commessi da membri del clero, ma rispetto della privacy e presunzione di innocenza fino a prova contraria per gli accusati. L’indagine sulle accuse va fatta con il dovuto rispetto al principio della privacy e della buona fama delle persone. A meno che ci siano gravi ragioni in contrario, già in fase di indagine previa, il chierico accusato deve essere informato delle accuse con l’opportunità di rispondere in ogni momento delle procedure disciplinari o penali. E gli va assicurato un «sostentamento giusto e degno».
Le vittime di abusi vanno risarcite?
«Quello del risarcimento è un problema che riguarda i casi prescritti perché c’è la legge civile per quelli non prescritti e ancora in giudizio. Il modello è la Chiesa tedesca, molto attenta e generosa riguardo al rimborso per le spese delle terapie e tempestiva nel prevedere una certa cifra per la compensazione dei danni subiti. Contro le violenze sui minori la Santa Sede chiede alle diocesi «attenzione prioritaria alle vittime, programmi di prevenzione, rigorosa formazione dei seminaristi, formazione permanente del clero, cooperazione con le autorità civili, attuazione attenta della normativa canonica».
E se l’abuso viene rivelato in confessionale?
Se un sacerdote viene a conoscenza di un abuso tramite la confessione c’è la necessità di non «pregiudicare il foro sacramentale», però il sacerdote cercherà ragionevolmente di trovare i modi per tutelare la vittima senza violare il segreto. La Santa Sede invita i vescovi ad elaborare le Linee guida entro maggio 2012, e farle pervenire all’ex Sant’Uffizio e, nel caso la Conferenza episcopale abbia stabilito norme vincolanti, di chiedere la «recognitio» dai dicasteri competenti della Curia romana.
Finora c’era un vuoto normativo nella lotta alla pedofilia?
In modalità e forme diverse, gli episcopati di tutto il mondo si sono già in gran parte dotati di «linee guida» su come affrontare gli abusi su minori commessi dai preti e dai religiosi. «I Paesi anglofoni sono quelli che hanno da più tempo affrontato l’argomento e hanno già approntato linee-guida», spiega il portavoce vaticano padre Federico Lombardi. Usa, Inghilterra e Galles, Irlanda, Canada, Malta, Australia, Scozia, Filippine hanno già delle norme (nel caso degli Stati Uniti particolarmente rigorose e approvate esplicitamente dal Vaticano), mentre l’India le sta preparando. Nel resto del mondo, dispongono di linee-guida i vescovi del Cile, di Germania (già arrivate alla seconda edizione), Austria, Svizzera, Slovenia, diocesi di Olso, Francia e Olanda, mentre sono in preparazione in Venezuela, Svezia e Belgio. Manca l’Italia, che fino ad oggi si è affidata alla competenza dei singoli vescovi.
© Copyright La Stampa, 17 maggio 2011
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento