Il Papa scrive alle Diocesi
Giro di vite del Vaticano contro il “clero indegno”
GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
Giro di vite anti-abusi. Da oggi la «tolleranza zero» sarà la linea d’azione di tutti i vescovi del mondo. Sabato, nella bufera dello scandalo di Sestri Ponente, è stato il segnale con cui Angelo Bagnasco ha indicato alla Chiesa italiana la risposta alla piaga dei preti pedofili. Stamattina la Santa Sede pubblica le direttive agli episcopati nazionali per le violenze sui minori, intanto il presidente della Cei e arcivescovo di Genova, esprimendo «piena fiducia nell’operato della magistratura», ha fronteggiato l’arresto del parroco della chiesa di Santo Spirito con la sua sospensione «da ogni ministero pastorale e atto sacramentale».
Il cardinale si è presentato in parrocchia per annunciare personalmente il provvedimento. Un forte gesto di discontinuità, anche simbolica, rispetto ai vecchi ritardi e alle coperture in altre diocesi. Oltreché per rassicurare i fedeli sconvolti, la via della trasparenza, spiegano in Cei, è stata imboccata per mandare un messaggio chiaro e per chiudere la stagione dei silenzi, delle finte soluzioni, delle reazioni inadeguate alla gravità del problema. In «piena sintonia» con la svolta ratzingeriana.
La «lettera circolare» (in italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese e polacco) stabilisce una condotta uniforme: è destinata ai vescovi dell’intero pianeta e si ispira all’atteggiamento rigoroso di Benedetto XVI. Le indicazioni da adottare nella lotta alla pedofilia dei sacerdoti saranno diffuse con una «nota di sintesi» della sala stampa vaticana. Ratzinger, primate d’Italia, ha messo la «purificazione» al centro del pontificato, affidandosi a processi più rapidi e decreti papali ad effetto immediato che puniscono i preti pedofili senza passare dal giudizio canonico.
Va sempre dato seguito alla legge civile nel deferimento di crimini alle autorità.
I vescovi (ai quali è affidata la tutela dei fedeli) devono vigilare sui seminari per la selezione e la formazione dei futuri sacerdoti, avvalendosi anche di psicologi nella prevenzione della pedofilia. Massima severità sia verso il «clero indegno» sia verso le diocesi che insabbiano gli abusi. Nessuna impunità (si può indagare anche sui cardinali)e nessuna scadenza dei termini per le situazioni più gravi (la prescrizione è comunque salita a 20 anni). L’indicazione della Santa Sede è netta: obbedire alle leggi civili senza aspettare l’esito del processo canonico.
Il «segreto pontificio», cioè la confidenzialità nei procedimenti canonici sui preti accusati di pedofilia, non deve mai impedire la denuncia alle autorità civili. Quindi, al posto delle «zone d’ombra», interventi tempestivi: rimozione del prete pedofilo dagli incarichi pastorali, corsia preferenziale per la riduzione allo stato laicale, cooperazione con le autorità. Il vescovo risponde in prima persona della gestione dell’emergenza e di quanto non venga fatto a tutela dei fedeli. Il Papa vuole che la collaborazione con la giustizia civile diventi prassi e che nei tribunali ecclesiastici i laici rendano più efficace la lotta alla pedofilia.
L’ordinamento penale canonico è distinto da quello degli Stati, però sia nei paesi nei quali la denuncia degli abusi è obbligatoria per legge, sia in quelli (come l’Italia) nei quali non lo è, i vescovi sono esortati a segnalare i preti pedofili alle autorità civili e a collaborare con i magistrati. L’intendimento della Santa Sede è che il sacerdote pedofilo finisca alla sbarra su denuncia dell’autorità ecclesiastica, mentre finora non era canonicamente prevista la segnalazione alla magistratura.
© Copyright La Stampa, 16 maggio 2011 consultabile online anche qui.
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